2024-09-23
Tutte le accuse a lady Boccia
Maria Rosaria Boccia (Instagram)
L’imprenditrice avrebbe turbato l’attività di Sangiuliano per avere la nomina, martellando lui e i suoi collaboratori e usando i social. Avrebbe annunciato alla moglie del ministro la relazione, e a lui una falsa gravidanza. È caccia a un audio con il capo di gabinetto. C’è una registrazione, di cui si parla nell’esposto presentato da Gennaro Sangiuliano, che proverebbe la malafede della sua ex amante Maria Rosaria Boccia. L’audio sarebbe stato realizzato dal suo ex capo di gabinetto Francesco Gilioli e avrebbe cristallizzato la rabbia della quarantunenne pompeiana per la mancata nomina a consulente per i Grandi eventi del ministero della Cultura, a cui sarebbe seguito, però, 20 minuti dopo la conversazione (orario confermato dai tabulati), il post su Instagram che annunciava il contrario e ovvero la firma del contratto. La Procura, al momento, non contesta ancora la tentata estorsione, fattispecie, invece, ipotizzata dall’avvocato Silverio Sica. Ma i pm hanno mandato a cercare quell’audio forse anche per verificare se la chiamata con il capo di gabinetto sia stata registrata anche dalla quarantunenne sotto inchiestaInfatti, dopo giorni di toto-accuse, ora che gli inquirenti sono venuti allo scoperto con il decreto di perquisizione, è confermato in modo definitivo che la Boccia è iscritta sul registro degli indagati della Procura di Roma per due reati: lesioni personali aggravate, per aver commesso il fatto contro una persona cui era legata da una relazione affettiva, e minacce ad appartenente a corpo politico (lo stesso contestato nel processo per la presunta trattativa Stato-mafia). I gruppi chiamati a occuparsi dell’inchiesta sono quelli delegati a contrastare i reati contro la pubblica amministrazione e la violenza di genere, anziché il gruppo antiterrorismo, solitamente coinvolto nei procedimenti per l’articolo 338 del Codice penale.Il primo capo d’accusa è, infatti, come detto, il delitto di attacco a un appartenente a un corpo politico, nel caso di specie «minacce idonee a compromettere la figura politica e istituzionale di Gennaro Sangiuliano», all’epoca dei fatti ministro della Cultura. Come? «In modo da turbarne l’attività», scrive il pm di Roma Giulia Guccione, «e ottenere il conferimento della nomina a consulente per i Grandi eventi». Incarico, questo, di diretta collaborazione con il ministro. La Procura contesta i primi due commi dell’articolo 338 dove si legge: «Chiunque usa violenza o minaccia a un corpo politico [...] o ai suoi singoli componenti, per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da 1 a 7 anni; alla stessa pena soggiace chi commette il fatto per ottenere, ostacolare o impedire il rilascio o l’adozione di un qualsiasi provvedimento». E la versione dell’accusa ricalca in pieno le ricostruzioni che questo giornale aveva riportato nei giorni scorsi. «In particolare», scrive il pm, «dopo la fine della relazione affettiva extraconiugale con Sangiuliano e dopo aver appreso che la bozza del decreto di nomina firmata dal ministro era stata bloccata per volontà dello stesso», la Boccia avrebbe messo in atto quella che appare come una strategia per mettere all’angolo Sangiuliano. La bionda pompeiana avrebbe contattato «ripetutamente Sangiuliano richiedendo appuntamenti, rifiutati», poi «gli uffici del ministero per conoscere gli esiti della procedura di nomina». Non solo. Come svelato dalla Verità, «informava Sangiuliano di una sua presunta gravidanza». Argomento che avrebbe sfoderato pure in precedenti relazioni per far valere le proprie ragioni.Ma l’elenco delle ritorsioni diventa via via più inquietante. Anche perché l’indagata avrebbe molestato persino la consorte di Sangiuliano, la giornalista Federica Corsini. Scrive la pm: «Contattava ripetutamente la moglie di Sangiuliano, con chiari riferimenti alla sua relazione extraconiugale con il marito». E, come se non bastasse, «simulava la sua presenza in luoghi frequentati privatamente» dall’ex direttore del Tg2. Qui il riferimento potrebbe essere a un’immagine di lei a Greccio, sede del monastero dove l’ex ministro si era recato con la compagna nel tentativo di salvare il matrimonio. Non è finita. La Boccia, per l’accusa, «pubblicava progressivamente, senza il consenso di Sangiuliano, foto private, nonché foto oggetto di manipolazione che la ritraevano all’interno del ministero». Quindi ci sarebbe da dubitare di quanto divulgato dalla donna, la quale avrebbe pubblicato sui social materiale ritoccato ad arte. Avrebbe pure «divulgato progressivamente e in modo frammentato, ai media e sui social, notizie attinenti alla sua relazione con Sangiuliano, ai suoi rapporti con il ministero della Cultura e all’accesso a documenti e informazioni riservate del ministero, ogni volta alludendo alla disponibilità di altre notizie compromettenti per il ministro». Infine ha «rilasciato interviste nelle quali affermava che il ministro era sotto ricatto e ulteriormente alludeva alla disponibilità di ulteriori informazioni compromettenti». E, a quanto pare, ha continuato a farlo anche dopo il sequestro dei suoi telefoni cellulari: un Samsung Galaxy e un Nokia E72-1 e un iPhone 15 Plus (oltre che un computer portatile, un pc fisso, un iPad, due pen-drive molto capienti e tre sim). I carabinieri del Nucleo investigativo romano che si sono fiondati a casa sua con il decreto di perquisizione in pugno non devono aver trovato il terzo telefono cellulare, quello che probabilmente la Boccia ha acquistato nell’Apple store in cui si è fatta fotografare il giorno dell’annuncio del deposito dell’esposto nei suoi confronti. La foto la ritraeva mentre guardava tra i nuovissimi iPhone. E proprio sabato sera, quando i verbali di sequestro erano chiusi e i carabinieri avevano lasciato da alcune ore la sua abitazione, ha pubblicato una nuova storia sul suo profilo Instagram mostrando due nuovi iPhone e un messaggio: «Operativa». Con una certa preveggenza, il pm aveva scritto nel decreto di perquisizione che la «condotta» era «ancora in corso», ma forse non immaginava fino a questo punto.«Sto ricevendo tantissimi messaggi di affetto e solidarietà», scrive postando tra le storie di Instagram una foto che la ritrae particolarmente sorridente mentre stringe un mazzo di fiori. E condivide commenti di altri utenti che sottolineano una certa velocità nel disporre la perquisizione. Ieri, poi, deve essersi concessa una gita. E ha chiesto ai suoi follower di scoprire se fosse al mare o in montagna. Il sottofondo è Una splendida giornata di Vasco Rossi. L’indomita Boccia, però, è indagata anche per aver colpito al cranio il ministro durante una trasferta a Sanremo il 17 luglio scorso, un altro nostro scoop. Un avvenimento che Sangiuliano ha documentato fotografandosi allo specchio come una qualsiasi vittima di violenza da codice rosso. La perquisizione è motivata con alcune argomentazioni. Sui supporti informatici, per esempio, sostiene l’accusa, «potrebbero ritrovarsi comunicazioni intercorse tra l’indagata e la persona offesa». Comunicazioni che sono ampiamente citate nella querela depositata dall’avvocato Silverio Sica, il difensore di Sanguliano, e anticipate da questo giornale. Non solo: potrebbero esserci anche comunicazioni con «terzi di interesse investigativo». In ogni caso, la Procura cerca elementi «utili a supportare probatoriamente il contesto di riferimento», ma anche a «ricostruire i rapporti di dipendenza, conoscenza, amicizia e collaborazione anche da un punto di vista temporale e i motivi che abbiano eventualmente spinto alla richiesta ritorsiva, nonché motivato l’aggressione subita dalla parte offesa». Il pm aveva indicato ai carabinieri cosa cercare. A partire da tutte le prove sull’effettiva liaison tra l’ex ministro e la bionda quarantunenne. Infatti le versioni dei due divergono: l’ex giornalista racconta di aver avuto una storia d’amore, la Boccia, nelle interviste, ha spesso negato la relazione. Per questo gli uomini dell’Arma hanno avuto l’incarico di andare a caccia dei «documenti di qualsiasi natura (inclusi audio e video) attestanti la relazione tra l’indagata e la persona offesa», dei «file relativi alla registrazione, diffusione e divulgazione delle informazioni che potevano essere ritenute ritorsive da Sangiuliano, relative sia alla relazione affettiva che all’incarico promesso». Ma i carabinieri hanno avuto l’ordine di cercare anche «le chat integrali tra l’indagata e la persona offesa, onde ricostruire compiutamente l’avvio della relazione affettiva e il relativo sviluppo patologico, gli episodi penalmente rilevanti e cercare riscontro oggettivo al narrato della vittima». Per questo è stata delegata la ricerca anche di chat «contenenti riferimenti all’episodio delle lesioni» contestato alla donna. Poi c’è un aspetto molto personale della vita privata dell’ex ministro. Gli inquirenti sono andati alla ricerca anche delle chat intercorse «tra l’indagata e le utenze in uso alla moglie di Sangiuliano e all’amica Melania Rizzoli», ex parlamentare del centrodestra ed ex assessore della Regione Lombardia, «ivi incluse registrazioni audio o vocali in cui parlino le persone sopra indicate». La Rizzoli avrebbe informato Sangiuliano che la sua amica, in mancanza della nomina, non si sarebbe fermata. I pm vogliono, inoltre, chiarire se il presunto stato interessante comunicato all’ex ministro fosse una totale invenzione o se avesse un qualche aggancio con la realtà. Per questo i carabinieri sono andati alla ricerca di «mail e documenti relativi allo stato clinico della gravidanza, ivi incluse visite di controllo». D’interesse investigativo anche le possibili comunicazioni tra la Boccia e «Francesco Gilioli (capo di Gabinetto di Sangiuliano, ndr)» o con «altro personale amministrativo in servizio nella segreteria particolare del ministro o comunque alle dipendenze di Sangiuliano». Inoltre i carabinieri avevano mandato di acquisire anche le chat «intervenute con terzi ove era menzionato il ministro, anche mediante nomi o nomignoli a lui riferibili, il ministero o l’incarico di consigliere per i Grandi eventi». E ancora: le chat «relative al G7 in corso di svolgimento a Pompei», documenti, video, immagini o vocali audio «relativi alla partecipazione dell’indagata a eventi, congressi, riunioni, forum, relativi all’attività istituzionale svolta dall’allora ministro». Nel mirino degli inquirenti è finito anche il materiale sensibile che potrebbe essere stato reperito anche con gli occhiali da 007 che le sono stati sequestrati: «Mail, fotografie o filmati relativi a documenti riservati di natura ministeriale ai quali l’indagata abbia avuto accesso». È evidente che la Procura voglia indagare a 360 gradi e capire se la donna sia entrata in possesso di atti governativi a lei non accessibili. E, nel caso, verificare se qualcuno glieli abbia trasmessi illecitamente.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.