2020-05-20
Maria, l’amante per ragion di Stato che seguì Napoleone anche all’Elba
Maria Laczynska Walewska (Getty images)
Già sposata e madre di un figlio, Maria Laczynska Walewska si concesse a Bonaparte nella speranza che lui s'impegnasse a riunificare la sua Polonia. Ma al sentimento patriottico subentrò poi quello del cuore e gli rimase fedele.«Quando smetterete di amarmi, ricordate, io vi amerò ancora». Queste parole si trovano incise in un anello d'oro intrecciato a finissimi capelli biondi. Ma chi può essere il destinatario di un dono tanto romantico? Non è un cavaliere della Tavola rotonda, né un Werther, bensì un uomo non certo noto per avere il cuore troppo tenero. Napoleone Bonaparte. È stata la sua amante, che chiama «la mia mogliettina polacca», la contessa Maria Laczynska Walewska (o Waleska), a darglielo. Quella Maria che sarà poi il soggetto di ritratti, romanzi, biografie e film - famosissimo quello in cui verrà interpretata da Greta Garbo, mentre Napoleone sarà Charles Boyer.La giovane Maria, «bella come un angelo», nasce in Polonia, a Kiernozia, nel dicembre 1786. Proviene da un'antica, stimata e nobile famiglia polacca, che discende da re Stanislao, ma si è impoverita a causa delle vicissitudini attraversate della patria. Ben tre successive spartizioni hanno avuto come vittima la Polonia alla fine del XVIII secolo. Una nel 1772, quando Russia, Austria e Prussia si sono divise un terzo del territorio; un'altra nel 1793, in cui ancora la Russia si è appropriata delle province orientali e la Prussia della parte centrale; una terza ha avuto luogo due anni dopo, quando l'Austria si è mangiata ciò che restava. Stanislao Poniatowski, ex amante di Caterina di Russia e sovrano della Polonia, ha abdicato e il Paese è sparito dalle cartine geografiche. Per i fieri polacchi, patriottici, colti e coraggiosi, l'indipendenza è diventata allora un chiodo fisso. Per raggiungerla, ripongono le loro speranze nel capo della Francia, tanto che il loro motto diviene «Dio è con Napoleone, Napoleone è con lui». Parecchi soldati polacchi hanno fatto parte dell'esercito napoleonico già ai tempi delle campagne d'Italia, e aumenteranno in seguito. All'Aigle l'idea di riunificare la Polonia, creare uno Stato che argini le mire degli imperi centrali non dispiace, ma soprattutto non dispiace al suo ministro degli Esteri, Charles-Maurice de Tallyerand Périgord. In questo contesto vive la piccola Maria, che perde presto il padre, morto nel 1794 in un combattimento contro i russi. Sua madre Eva fa di tutto per garantire ai sette figli un'educazione adeguata, ma l'indebitamento della famiglia aumenta sempre più. Precettore delle femmine è Nicolas Chopin, futuro padre del compositore Fryderyk, che assicura loro una vasta conoscenza di molte materie, su cui primeggia la lingua francese. La Francia, infatti, è da sempre considerata «patria culturale e spirituale» dei polacchi; sono molte, del resto, le classi nobili e colte che in Europa parlano fra loro in francese. Basti pensare all'incipit di Guerra e Pace. Crescendo, Maria diviene bellissima, come dimostrano i ritratti: grandi occhi azzurri, lunghi capelli biondi, un viso dalla dolcezza angelica, una grande distinzione di tratti, molta eleganza, nobiltà e riserbo sia esteriore che interiore. Per la madre Eva è un dono dal cielo, per cui combina per lei un matrimonio con il conte Anastase Colonna Walewski, ciambellano dell'ultimo re di Polonia, ricco, colto e cosmopolita, che ha 52 anni più della sua promessa ed è già rimasto due volte vedovo. Le nozze hanno luogo il 17 giugno 1804, l'anno dopo nasce il figlio della coppia, Anthony. Maria non è innamorata e nemmeno felice, ma è grata al marito di aver pagato i debiti di famiglia ed esserle affezionato. Di temperamento malinconico e appassionato, la fanciulla indirizza i suoi interessi verso l'amor patrio e la religione, per trovare un conforto e uno scopo.Tutto cambia con l'arrivo di Napoleone, il quale ha dichiarato: «È nell'interesse della Francia, nell'interesse dell'Europa che la Polonia esista». L'imperatore, che suscita immense speranze, giunge alle fine del 1806. Sarà proprio Talleyrand a presentargli Maria; anzi, come dirà Napoleone con un linguaggio da soldataccio, «a servirlo di madame Walewska». Al primo diplomatico d'Europa, del resto, non dispiace fare da paraninfo, se ciò serve a raggiungere i suoi scopi. Narra la leggenda che Maria abbia incrociato la carrozza con Napoleone e che gli abbia lanciato un mazzolino di fiori. Lui, incantato dal gesto e dalla venustà della dama, ha espresso il desiderio di rivederla. L'occasione è il 7 gennaio 1807, a un ballo a cui partecipa l'élite polacca. «Ah, che belle dame ci sono a Varsavia!», esclama l'ospite d'onore, mentre fissa madame Walewska. Subito dopo, è Talleyrand a dare una festa: Maria è prescelta da Bonaparte per aprire con lui le danze. Inizia quindi un corteggiamento serrato, con lettere infuocate - in una, Napoleone dichiara: «Il vostro Paese mi sarà molto più caro se voi avrete pietà del mio povero cuore» - e mazzi di fiori, al quale la contessa non vuole cedere, perché è già sposata e lui è coniugato con Joséphine. Pur tuttavia, i personaggi più importanti della Polonia premono, perché sperano che Maria sia un efficace strumento per convincere Bonaparte a concedere loro la riunificazione e l'indipendenza. Complice il sentimento patriottico, alla fine ella cede: scriverà di essere svenuta ed essere stata «vittima non consenziente della passione» di Bonaparte, almeno la prima volta. Poi, però, si innamora di quell'uomo straordinario, che è a sua volta molto preso da lei, così generosa e disinteressata, oltre che bella e dolce. L'Imperatore desidera che l'amata lo segua, tanto che si fa raggiungere prima nel castello di Finkenstein, nella Prussia orientale; poi a Parigi; molti mesi dopo nel castello di Schönbunn, vicino a Vienna. Per un crudele capriccio del destino, quel luogo dove i due amanti trascorrono forse i loro giorni più felici, sarà la prigione dorata del figlio legittimo di Napoleone, l'Aiglon, che vi morirà nel luglio 1832.Napoleone ammira i polacchi, che danno continua prova del loro valore, versando il sangue sui campi di battaglia (famosa è rimasta la battaglia di Somosierra, dopo la quale Bonaparte assegna i lancieri polacchi alla propria guardia personale): ma fatica a mantenere ciò che ha promesso, perché deve fare i conti con la situazione politica e soprattutto con la Russia dello zar Alessandro. Joachim Murat spera di divenire re di Polonia - in fondo, anche il figlio di Caterina de' Medici, Enrico di Valois, lo era diventato a metà Cinquecento - ma suo cognato si limita a creare il ducato di Varsavia, piccolo stato semi indipendente. La Russia continua a mantenere i territori che si era mangiata Caterina la Grande.Pur se a fasi alterne, l'amore fra la patriota polacca e l'Imperatore comunque prosegue. «È una donna affascinante, un angelo. Non ci può essere alcun dubbio che la sua anima è adorabile, come il suo viso», dichiara Napoleone al fratello Luciano. Aggiunge però: «Sono innamorato, ma sempre costretto a seguire la mia politica. E anche se vorrei incoronare la mia amante, devo portare avanti gli interessi della Francia». Per portarli avanti, commette forse il più grave dei suoi sbagli: sposa Maria Luisa d'Asburgo, figlia dell'Imperatore d'Austria, il 2 aprile 1810. Ha divorziato qualche tempo prima da Joséphine, dicendole: «La politica non ha cuore, ha solo testa». Una delle ragioni che lo ha spinto a quel passo è la necessità di avere una dinastia legittima, necessità acuita e confermata dal fatto che Maria è rimasta incinta e che gli darà un figlio il 4 maggio 1810. Un maschio, Alexandre, che comunque viene riconosciuto da Anastase Walewski (su richiesta di Napoleone stesso), tutelato economicamente dal padre naturale, e che diverrà ministro di Napoleone III molto tempo dopo. Maria torna ancora a Parigi, fa vedere il bambino a Napoleone e lo incontra molte volte, ma più in versione «amicale» che sentimentale. Bonaparte le fa molti doni, fra cui case e denaro, e l'abitazione della contessa diviene il centro della comunità polacca a Parigi. Il tempo a disposizione, però, è poco. La successiva campagna di Russia - a cui partecipano tanti patrioti polacchi - è un disastro per la Francia, così come la battaglia di Lipsia. Tutti gli stati si ribellano contro Bonaparte, ma lui ha il tempo di rivedere ancora Maria e il bambino a Fontainebleau, e provvedere al loro futuro. Tenta poi di suicidarsi, mentre Maria Luisa è fuggita per Vienna con l'Aiglon.Fedele e leale, Maria Walewska lo raggiunge invece con il piccolo Alexandre nell'esilio dell'Elba nel 1814, dove trascorre con Napoleone le ultime notti d'amore. Gli propone di rimanere lì con lui per sempre, ma l'amante non accetta, perché spera ancora che torni Maria Luisa con il re di Roma. Una speranza delusa. Durante i Cento giorni, la contessa ventottenne va a trovarlo per l'ultimo addio, gli dice che vuole seguirlo in esilio - a sant'Elena - e ancora una volta Napoleone si oppone. Si preoccupa, comunque, di tutelare finanziariamente Maria e il piccolo di cinque anni; in seguito caldeggerà da lontano il matrimonio di lei con il conte Philippe d'Ornano, suo cugino di primo grado. Terrà, negli amari anni dell'esilio, la miniatura di Maria accanto al letto, insieme a quella del figlio Napoleone II e di Joséphine. Tre esseri che gli sono rimasti sempre fedeli. La bella e generosa contessa morirà l'11 dicembre 1817, a trentuno anni. Napoleone il 5 maggio 1821.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)