2021-12-14
Manovra, ancora tensioni su cartelle e bonus
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi (Ansa)
Maggioranza divisa. La Lega, che ha iniziato i contatti con gli altri partiti per il Colle, chiede più risorse contro il caro energia. Il M5s insiste sull’addio all’Isee per il Superbonus. E Laura Castelli chiude a un rinvio dei pagamenti al fisco. Lunedì Mario Draghi vede i sindacati.Carlo Bonomi: «I fondi del Green deal andranno alla Germania, che usa tuttora il carbone».Lo speciale contiene due articoli.La manovra (sulla manovra) è a tenaglia. Da una parte Matteo Salvini, dall’altra Giuseppe Conte. Alleati nel governo gialloblù, fieri avversari in quello giallorosso, ritornati con l’arrivo di Mario Draghi dalla stessa parte della barricata loro malgrado, ora tengono sotto tiro il premier in vista dell’approvazione della legge di bilancio. Il gioco è quello del tiro alla fune, ognuno ha le sue richieste. E il risultato è quello di creare ancora più tensione nell’esecutivo, a pochi giorni dallo sciopero di giovedì proclamato da Cgil e Uil proprio contro la manovra economica che il governo sta faticosamente tentando di approvare. Palazzo Chigi non ha comunque chiuso la porta: le organizzazioni sono state convocate lunedì prossimo.Su un solo punto i leader di Lega e 5 stelle si trovano d’accordo: la richiesta di aggiungere fondi per attutire il rincaro del costo dell’energia. «Per ridurre le bollette servono più coraggio e altri soldi», ha detto Salvini, «Occorre uno sforzo in più per abbassare i costi perché il taglio di tasse di 8 miliardi di euro che aiuterà i lavoratori rischia di essere vanificato proprio dal caro bollette». I fondi stanziati finora sono considerati largamente insufficienti. Ma dove andare a prendere le somme che mancano? Il segretario della Lega non ha dubbi: «Uno dei posti dove trovare altre risorse è dal reddito dei furbetti perché una parte di questo spreco può essere gestito meglio. Il presidente Draghi ha trovato quasi 4 miliardi per luce e gas, bisogna trovarne di più e in prospettiva continuare a investire sia sul gas sia sulle energie alternative e sicure come il nucleare, come sta facendo tutto il resto del mondo». Salvini ha anche avviato gli incontri già annunciati con gli altri leader di partito in vista dell’elezione del nuovo capo dello Stato: ieri ha sentito Silvio Berlusconi e incontrato Giovanni Toti, seguiranno Conte, Enrico Letta e Matteo Renzi.Anche Conte ha chiesto più soldi per luce e gas. Ieri mattina l’ex premier ha incontrato Draghi a Palazzo Chigi. «Continueremo a lavorare sul caro bollette in parte compensato dalle misure già decise», ha detto all’uscita dopo un’ora di colloquio, «ma bisogna fare di più. Non solo per le famiglie ma anche per le imprese che sono in difficoltà con questi costi aggiuntivi». Assieme alla riduzione del costo della materia prima, il leader dei 5 stelle ha chiesto che vengano rivisti gli oneri generali di sistema per bollette più trasparenti. Naturalmente Conte, a differenza di Salvini, non si sogna di recuperare i fondi dal reddito di cittadinanza. La soluzione proposta è più complessa: «Un recupero dell’extragettito delle aste di emissioni di CO2 al fine di riuscire a compensare questi ricavi».Uniti sulla richiesta di più soldi, divisi su come recuperarli, e in mezzo c’è Draghi. Ma le bollette non sono l’unico terreno di battaglia. Sul tappeto Conte ha messo anche il Superbonus edilizio: «Abbiamo ribadito le priorità del Movimento 5 stelle», ha detto parlando di sé al plurale, «quindi l’importanza di estendere il Superbonus per il 2022: deve saltare la soglia Isee che è troppo bassa e ci stiamo lavorando». E poi tra le richieste «c’è anche un ulteriore esonero per la Tosap», la tassa di occupazione del suolo pubblico per i tavolini all’aperto, perché «i ristoratori e i bar hanno bisogno di continuare a lavorare. Quelle agevolazioni vanno prorogate».Oltre a Superbonus e bollette, sul tavolo delle divisioni tra i partiti di maggioranza c’è anche il tema delle cartelle esattoriali. Il centrodestra compatto, compresa Fratelli d’Italia, ha preteso nei giorni scorsi di rinviare ancora il pagamento degli atti fiscali congelati durante la fase più acuta della pandemia. «Serve una dilazione per consentire a cittadini e imprese di non trovarsi nuovamente in difficoltà», ha detto il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, minacciando lo stop alla manovra senza la dilazione. Ma il viceministro all’Economia Laura Castelli (M5s) si è opposta: «Nello schema di taglio delle tasse approvato dal Consiglio dei ministri le cartelle non ci sono. Il tema è importante però mancano le risorse».Le convergenze quindi sono ancora lontane. Su Draghi continuano a piovere richieste di soldi in un braccio di ferro che surriscalda la temperatura attorno alla manovra, anche perché si fanno sempre più stretti i tempi per l’approvazione della legge di bilancio se si vuole evitare di finire all’esercizio provvisorio. Al momento il testo è fermo in commissione Bilancio al Senato, dove non è ancora cominciata la votazione sui 700 emendamenti presentati dai vari partiti. È un numero enorme, anche se in origine erano oltre 6.000 le novità proposte al testo approvato dal Consiglio dei ministri. La norma in discussione subirà comunque una profonda modifica dopo che il governo avrà presentato il suo maxiemendamento, che dovrebbe contenere innanzitutto il taglio delle tasse in base all’accordo raggiunto tra le forze di maggioranza.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/manovra-tensioni-cartelle-bonus-2656024845.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="bonomi-si-sveglia-sul-green-deal-favorisce-le-acciaierie-tedesche" data-post-id="2656024845" data-published-at="1639480925" data-use-pagination="False"> Bonomi si sveglia sul Green deal: «Favorisce le acciaierie tedesche» Confindustria contro il Green deal europeo. Finalmente il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, prende posizione in merito al piano verde dell’Unione europea che - spiega - non farà bene all’Italia né a quelle acciaierie che hanno investito, negli anni passati, nei forni elettrici. Ne usciranno invece avvantaggiate le realtà tedesche che diversamente da noi sono ancora ferme al carbone. Ieri Bonomi, a margine di un’assemblea degli industriali, ha infatti spiegato come «assistiamo a una trasformazione delle acciaierie italiane che hanno investito nei forni elettrici, che nessuno racconta. Purtroppo, se così saranno le impostazioni del Green deal europeo, i contributi li prenderanno le acciaierie tedesche che sono rimaste al carbone. Queste sono le discussioni da fare: se vogliamo fare demagogia, non si danno risposte all’industria e ai lavoratori». Ma non solo, perché sempre nella giornata di ieri sono continuate le proteste contro l’introduzione delle automobili verdi. Ricordiamo infatti che Bruxelles vorrebbe imporre dal 2035 la produzione di macchine esclusivamente elettriche. E che al Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite) c’è stato un primo parere positivo da parte del governo su questa iniziativa europea. Ovviamente il tutto dovrà passare prima attraverso il Parlamento, ma le tensioni non mancano. Ieri infatti i presidenti Francesco Buzzella (Confindustria Lombardia), Pietro Ferrari (Confindustria Emilia Romagna), Marco Gay (Confindustria Piemonte) e Enrico Carraro (Confindustria Veneto) hanno espresso il loro sconcerto e le loro preoccupazioni in merito alle ultime dichiarazioni del Cite sulla transizione tecnologica della filiera automotive. Quello che preoccupa è la mancanza di una progettualità chiara «che consenta alle migliaia di aziende italiane del settore di adeguarsi gradualmente all’imposizione dell’Unione europea di procedere con l’elettrificazione dei motori abbandonando completamente la combustione», si legge nella nota congiunta. Per i presidenti delle associazioni confindustriali, l’orizzonte del 2035, per un’industria che deve affrontare una transizione tecnologica senza precedenti, è «sostanzialmente inattuabile allo stato odierno. Senza l’indicazione di un’alternativa, o quantomeno l’introduzione di un principio di gradualità, la strada tracciata dall’Ue comporterà il blocco degli investimenti nei motori a combustione oltre alla sostanziale chiusura del mercato con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Solo in Italia si rischia di bruciare oltre 70.000 posti di lavoro entro il 2030». Nella nota si spiega inoltre che gli imprenditori italiani sono favorevoli alla decarbonizzazione ma auspicano la neutralità tecnologica per poter esprimere al meglio le proprie competenze e soprattutto chiedono tempi di realizzazione del Green deal europeo realistici perché l’attuale scadenza rischia di mandare ko il 50% del settore della componentistica. E dunque, Confindustria Nord vorrebbe che quanto prima si stabilisse un piano di politica industriale per la transizione del settore automotive «che tenga in considerazione le esigenze delle aziende».
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)