2021-01-11
Giorgia Meloni: «Per il Paese comunque la scelta giusta è staccare la spina»
La leader di Fdi: «L'Italia non si blocca votando, ma non votando. Da un mese siamo ostaggio di liti nel governo sui servizi segreti».Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia: dopo l'assalto al Campidoglio di Washington, avrebbe dovuto dissociarsi con più forza da Donald Trump? «Mi colpisce la superficialità e l'infantilismo con cui certa politica nostrana guarda alle dinamiche internazionali. Gli Stati Uniti sono la prima potenza mondiale, con loro siamo legati a doppio filo, è un clima che rischia di sfociare nella guerra civile. E in Italia cosa facciamo? Siamo qui a fare le cheerleaders dei politici stranieri».Cioè?«Io non mi sono mai definita trumpiana. Non lego il mio destino a quello di qualcun altro. Io sono italiana e non scimmiotto modelli stranieri come fanno troppi esponenti politici italiani. Non mi sono mai pettinata come Trump: era Matteo Renzi che andava a comprarsi lo stesso cappotto di Obama».Insomma, avrebbe voluto più prudenza nelle dichiarazioni di questi giorni rispetto alle vicende americane?«Se la sinistra pensa che Trump sia un dittatore psicopatico, perché in questi anni non ha preteso che gli Stati Uniti fossero considerati uno stato canaglia? E perché hanno sostenuto che il Conte bis dovesse nascere anche per via dell'endorsement di Trump nei confronti di Giuseppi? Se Trump è un mostro oggi, doveva esserlo anche ieri». E quindi?«Quindi il nostro interesse nazionale, l'unico faro che dovrebbe guidarci, ci impone di coltivare buoni rapporti con gli Usa, a prescindere dalla presidenza. Per intenderci: cosa accadrebbe se tra quattro anni Trump, o un'altra personalità simile, dovesse vincere le elezioni, visto che anche stavolta, in ogni caso, è stato un testa a testa? Attenzione a scambiare la geopolitica con il tifo da stadio». Dicono che con la presidenza Trump muore anche il sovranismo. «Se in certi salotti si sentono rasserenati a pensarlo, sono contenta per loro. Ma temo che questi signori da qualche tempo non azzecchino più una previsione». Dicono anche che la democrazia americana è fragilissima. E la nostra? «È sospesa. Rischiamo un'ecatombe sul piano sociale ed economico, e i cittadini assistono attoniti ai litigi tra Renzi e Conte sulla delega ai servizi segreti. Una vicenda che considero preoccupante per tanti motivi». Quali?«Non mi sfugge il nesso temporale tra fatti italiani e americani. I media statunitensi stanno accusando il governo Renzi di aver contribuito a costruire prove false sul Russiagate, il teorema da cui nasceva la richiesta di impeachment contro Trump. E tutto questo accade proprio mentre lo stesso Renzi apre una crisi di governo sul tema della delega ai servizi». Qual è il suo sospetto? «Non sono io ad avere sospetti, ma se i media americani parlano di questo, ritengo sia dovere del governo e del Parlamento occuparsi di questa vicenda per dissipare ogni dubbio. L'accusa è gravissima, non possiamo lasciarla sospesa». Intanto lei continua a chiedere di andare alle elezioni: e negli ultimi giorni sembra l'unico leader che lo fa con convinzione. «Ho sentito Berlusconi e Salvini: mi hanno sempre detto che anche loro vogliono il voto. Sarei stupita del contrario. L'Italia ha disperato bisogno di un governo con una maggioranza solida e progetti chiari. E questo si può fare solo in forza del voto popolare». In realtà la Lega pare stia valutando seriamente un governo di scopo, magari a guida Draghi. «Draghi è una persona autorevole, ma il problema è un altro. Non è più una questione solo di governo: è questo Parlamento che a mio avviso non può risolvere i problemi epocali che ci troviamo ad affrontare, perché non ci saranno mai i margini per avere una maggioranza solida». Però, pur escludendo il suo ingresso in un governo di unità nazionale, lei ha detto: «Non ho bisogno di fare il ministro per dare una mano». Cosa intendeva? «Parlare adesso di scenari alternativi, nel pieno dell'emergenza, è da marziani, e non ho intenzione di farlo. Per il resto, ho sempre avallato provvedimenti che ritenevo giusti rispetto a governi che combattevo».Per esempio?«Per esempio ho votato per il taglio dei parlamentari, pur combattendo i cinque stelle. Ho votato i decreti sicurezza, pur essendo ostile al governo giallo-verde. Insomma, quando le proposte sono sensate, per il bene dell'Italia, Fratelli d'Italia non ha problemi a sostenerle». Per ora si tratta di vedere se si aprirà davvero la crisi. «Una crisi di governo che peraltro spero di accelerare presentando una mozione di sfiducia. Mi aspetto un'ampia convergenza, soprattutto nel centrodestra. Ma su questo non ho ancora avuto risposte: non capisco perché dobbiamo restare a guardare mentre la maggioranza litiga». Ma pensa davvero che si possano portare gli italiani alle urne durante una pandemia? «In Europa quest'anno è previsto un fittissimo calendario elettorale: nessuna nazione, a quanto mi risulta, ha intenzione di sospendere le elezioni. Nessuno, fuori dall'Italia, ritiene che la democrazia possa essere sospesa a tempo indeterminato». E i ristori, gli ammortizzatori, gli anticipi del Recovery? Non metteremmo tutto a rischio? «Le elezioni non sono il big bang. Un nuovo governo subentra con il giuramento, e fino a quel momento il governo precedente resta in carica. Non blocchiamo l'Italia votando; la blocchiamo non votando. E questo perché da un mese il governo è impegnato a gestire guerre personali all'interno della maggioranza. Quanto al Recovery, è importante: ma non è la bacchetta magica». Perché?«Negli ultimi dieci mesi il governo italiano ha speso quasi 150 miliardi di euro. Non hanno risolto nulla. Come potrebbero farlo i 44 miliardi a fondo perduto che dovrebbero arrivare in due anni dal Recovery fund?». Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha lasciato intendere che per spendere i fondi europei va bene anche un altro governo. Sfiducia europea all'esecutivo? «Suona come una conferma che l'Europa si aspetta governi in grado di eseguire i suoi ordini, anche quando non fanno l'interesse del nostro Paese». Sulla gestione del vaccino, invece, i conti non tornano. Se, come dice Domenico Arcuri, l'obiettivo è vaccinare 6 milioni di persone entro marzo, allora le dosi previste in consegna nel primo trimestre non bastano.«Molto più delle foto dei politici che si vaccinano, per conquistare la fiducia degli italiani sulla campagna vaccinale serve trasparenza. E aver secretato i contratti delle case farmaceutiche certo non aiuta. E poi non sono ancora chiari tempi e numeri».Ha fatto i calcoli?«In un anno arriverebbero 24 milioni di dosi, ma non sappiamo se in questo numero sono compresi i richiami. Comunque sia, per vaccinare gli italiani, impiegheremmo dai 2 ai 5 anni. Il tempo di copertura del vaccino, secondo l'Aifa, va dai 9 ai 12 mesi». E dunque a un certo punto dovremmo ricominciare da capo? «Sono queste le questioni che meritano di essere affrontate, non le beghe politiche. Il nostro problema non sono gli italiani avversi al vaccino, ma i vaccini insufficienti. E poi una domandina ai miei amici europeisti mi piacerebbe farla». Quale domanda? «Mentre l'Europa conduceva in maniera unitaria la trattativa sui vaccini, la Germania tutta sola si comprava le dosi per sé. È questo il famoso europeismo tedesco? Prima o poi qualcuno mi risponderà, spero». La sua mozione di sfiducia contro il governo Conte, nel frattempo, è stata sottoscritta dalla famiglia di Aldo Moro. «Ci lasciano vivere nel terrore», hanno detto, «ma senza libertà non esiste nulla». Se lo aspettava?«Ho parlato a lungo con Maria Fida Moro, mi ha fatto molto piacere ricevere il suo sostegno. Spero che adesso a qualcuno non venga in mente di inserire Aldo Moro nella lista degli impresentabili. La questione che condivido è semplice: il 2021 dev'essere l'anno del ritorno alla normalità». Vale a dire?«Dobbiamo fare tutto il possibile per combattere la pandemia. Ma non possiamo pensare che ci sia ancora qualcuno che ogni settimana ci dice se possiamo o non possiamo uscire di casa. Occorre trovare un equilibrio tra il diritto alla salute e il diritto alla libertà, quel diritto per cui lo stesso Aldo Moro ha sacrificato la vita».
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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