2020-05-06
Mancano i fondi: scatta la rissa sul decreto
Lunedì notte è saltato l'ennesimo vertice di maggioranza e il provvedimento slitta ancora. Nessun accordo su come distribuire i 55 miliardi, che rischiano di non bastare per tutti. I nodi sono il reddito di emergenza e gli aiuti alle imprese e alle famiglie.Quello del decreto aprile è un parto maledettamente complicato, e non solo per l'evidente ragione che oggi è già il 6 maggio: il ritardo dà la misura della paralisi o per lo meno della enorme lentezza della risposta del governo. L'altra notte l'ennesimo vertice di maggioranza non è andato bene, nonostante le veline diffuse ieri per far sapere che «il governo è al lavoro». Ma a tutti gli osservatori, nonostante la fanfara mediatica che inevitabilmente accompagnerà il nuovo decreto, appare chiara l'inadeguatezza dei provvedimenti in gestazione, lontanissimi da quanto è stato messo in campo, per fare solo alcuni esempi, in Usa, Gran Bretagna e Germania. L'ultima rissa l'ha resa nota a Tgcom24 il ministro renziano per le pari opportunità Elena Bonetti: «Le risorse che saranno stanziate dal prossimo decreto le ritengo del tutto insufficienti per rispondere alle reali esigenze delle famiglie. La mia richiesta non è stata accolta, non sono stati stanziati sufficienti soldi». E ancora: «Avevo proposto un assegno per ogni figlio che non è stato accolto dalla maggioranza. Avevo chiesto risorse adeguate per i congedi parentali e i voucher baby sitter da estendere per un maggior utilizzo per i servizi educativi. Da esponente del governo devo accettare fatiche e battaglie perse, anche se giuste». Ma proprio la conclusione rinunciataria fa capire che da parte dei renziani, per ora, il wrestling (grandi urla ma colpi fini) prevale sul pugilato. In fondo, anche rispetto agli altri due temi oggetto di divergenza, la sensazione è che ciascuno punti a marcare il territorio e a lanciare segnali, più che a dar vita a uno scontro vero. Il primo è quello del reddito di emergenza, che i grillini vedono come un ampliamento e quasi una stabilizzazione del reddito di cittadinanza (con una carta e due mesi di erogazioni: modalità che in effetti sembrano prefigurare la prosecuzione del sussidio, visto che la crisi difficilmente sarà conclusa tra 60 giorni). Il Pd e i renziani spingono invece affinché si tratti di un provvedimento una tantum, e, quando alla forma, vorrebbero dare fondi ai Comuni come soggetti erogatori e distributori di aiuti. Al contrario, i grillini insistono, per evidenti ragioni elettorali, sul sussidio diretto a persone e famiglie (1,1 miliardi di famiglie, quindi circa 2,5 milioni di beneficiari), rendendo però ancora più complicata la giungla del nostro welfare, ampliando il divario tra garantiti e non garantiti (lavoratori del privato, autonomi, partite Iva), e disincentivando una serie di soggetti dall'uscita dal nero (a quel punto perfino sussidiato). Il secondo fronte riguarda i fondi alle imprese. Tutti d'accordo sul quantum (uno stanziamento di 10 miliardi), mentre c'è dissenso sulle norme che potrebbero consentire l'ingresso pubblico nel capitale delle aziende. I grillini, sempre eccitati da ipotesi di statalizzazione, spingono a favore, mentre i renziani frenano. Prevedibile che Confindustria sarà molto dura, dopo le sortite critiche dei giorni scorsi del presidente designato Carlo Bonomi. La vera incognita, al di là del teatro delle dichiarazioni, riguarda proprio le risorse: sulla carta, sono sul tavolo 55 miliardi, ma il disastro della cassa integrazione ereditato dal precedente decreto fa comprendere bene che il rischio di sbagliare previsione o sulla platea dei beneficiari di una misura o sulla velocità delle procedure può dar vita ad altri clamorosi infortuni. Andando faticosamente in cerca di qualche piccola buona notizia, si parla (ma è tutto da verificare) dello sblocco di 12 miliardi di crediti vantati dalle imprese verso le Pa, e di una misura per gli affitti delle imprese. Confedilizia, attraverso il suo presidente Giorgio Spaziani Testa, esprime l'auspicio che l'ipotesi si concretizzi: «Il ministro Gualtieri annuncia che il prossimo decreto prevede il ristoro integrale di tre mesi di affitto per tutte le imprese che abbiano sopportato un calo di fatturato. Ne prendiamo atto con soddisfazione e confidiamo in tempi rapidi sia per il varo del provvedimento sia per l'erogazione delle somme. Come abbiamo sempre detto, per salvare le attività economiche e commerciali occorre preservare i contratti di locazione sottostanti, anzitutto intervenendo sul periodo più critico. Poi andrà accompagnata la ripresa, obiettivo che può essere raggiunto introducendo la cedolare secca per tutti i contratti in essere ed eliminando le rigidità di regole contrattuali fissate oltre 40 anni fa».Il governo fa anche sapere che dovrebbe trovare posto nel decreto «un significativo rafforzamento di ecobonus e sismabonus, sia elevando la percentuale sia dando la possibilità di sconto in fattura e cessione del credito per migliorare la resilienza del territorio al rischio sismico». Intanto, Giuseppe Conte ha incontrato ieri alle 18 i sindacati, mentre stamattina vedrà le imprese. Buio, infine, su possibili rinvii fiscali, dopo i mini slittamenti decisi a marzo, e destinati a tradursi in una pesantissima grandinata fiscale a giugno, a meno di novità.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.