2020-10-13
Malattia ai docenti in quarantena. Stop alla didattica anche a distanza
Ennesimo intoppo nella scuola: una maestra è positiva, scolari e maestri sono costretti a rimanere a casa in attesa del tampone. Stanno tutti bene, ma le lezioni non possono svolgersi nemmeno davanti al computer.Una situazione paradossale si sta consumando all'istituto scolastico di Buguggiate, in provincia di Varese, dopo che un'insegnante, senza sintomi, è risultata positiva al coronavirus Sars-Cov2. Il caso è emblematico di una confusione che regna sovrana nella scuola e in un ministero dell'Istruzione che, guidato dalla pentastellata Lucia Azzolina, in questi mesi ha pensato tanto ai banchi - di cui molti istituti attendono ancora la consegna - ma poco e male alla gestione delle quarantene certe e attese. Nel Varesino, come esempio di altre realtà, da una settimana gli alunni di tre classi delle elementari, una sessantina in tutto, e relative maestre, tutti senza alcun segno clinico di malattia, in attesa del tampone, sono costretti alla quarantena fiduciaria, ma non possono fare la didattica a distanza (Dad). La denuncia è in un post pubblicato venerdì su Facebook da Francesco Caielli, papà e giornalista, e ripreso da VareseNoi. Gli insegnanti in quarantena, infatti, che come gli alunni stanno bene, risultano formalmente in malattia e impossibilitati a fare didattica a distanza, a causa di «un cavillo del contratto nazionale» difeso dai sindacati, «pronti a fare le barricate». Sembra incredibile, ma come confermano i dirigenti scolastici, il contratto nazionale considera in malattia gli insegnanti delle elementari in quarantena fiduciaria, cioè senza diagnosi. Anche se stanno benissimo, non possono svolgere la didattica a distanza, che è invece consentita ai colleghi delle superiori. Nelle scuole elementari, se l'Azienda sanitaria (Asl o Ats) stabilisce la quarantena, contrattualmente, per un insegnante è considerata malattia. Quindi, le maestre e i maestri, pur nella loro disponibilità, non possono fare didattica a distanza. Nelle scuole superiori invece il discorso è diverso perché i docenti non sono considerati contatti stretti, dato che hanno l'obbligo del distanziamento di due metri, mascherina e sono in cattedra. Quindi, se una classe finisce in quarantena, l'insegnante delle superiori non è in malattia e può fare la Dad. Poteri dei decreti del ministro Azzolina che aprono un ginepraio da cui è difficile districarsi. Non sarebbe infatti solo una questione di malattia: in questa fase il ministero non ha previsto la didattica a distanza per i più piccoli perché sarebbe poco efficace. Certo suona alquanto strana questa motivazione, visto che da marzo a giugno dalla scuola materna in poi, i bambini hanno fatto scuola davanti a uno schermo. In ogni caso, agli studenti delle elementari non è possibile nemmeno scaricare dei compiti da fare, invece di ciondolare da una stanza, o meglio, da uno schermo, all'altro. Qualche chiarimento è arrivato ieri dall'ente previdenziale (Inps) e, secondo Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, potrebbe aprire uno spiraglio. «L'Inps ritiene che quando si è assenti per provvedimento di autorità sanitaria come l'Asl per la tutela della salute pubblica», ha detto Giannelli alla Verità, «non è un provvedimento per patologia, non si è malati. Gli insegnanti potrebbero fare didattica digitale integrata». Anche se non è prevista alle elementari perché «poco efficace», la Dad sarebbe quindi da considerare, secondo Giannelli, «come alternativa al non fare niente». Certo, la situazione ha dell'assurdo, come osserva nel suo post, Francesco Caielli, che ha anche scritto al ministro Azzolina e ha raccolto il supporto di tanti papà e tante mamme. Ha dell'incredibile che dopo mesi (da marzo) spesi a parlare di «rientro a scuola, tra slogan demenziali e invenzioni senza senso», non si sia «riusciti a prepararsi e far fronte a una situazione che tutti sapevano si sarebbe presentata (e si presenterà ancora, da qui in avanti, sempre di più): ovvero, quarantene “spot" di 15 giorni». Certo questa situazione si sarebbe normalizzata in pochi giorni se si fosse potuto fare il tampone a tutti in tempi ragionevoli. Ma, invece di attrezzare le strutture e assumere personale, il governo ha passato l'estate a condannare le aperture delle discoteche e a minacciare lockdown. Anche il prossimo Dpcm prevede solo chiusure. Del resto, ieri a palazzo Chigi il rappresentante delle Regioni e presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha proposto di bloccare gite scolastiche e gemellaggi e previsto la didattica a distanza per le superiori per alleggerire la pressione sui trasporti. Dov'è il paradosso? Pochi giorni fa, il ministro Azzolina ha dichiarato che i contagi nelle scuole «sono lo zero virgola», casi «sporadici», ma vista la gestione che c'è, sono sempre troppi, soprattutto per le famiglie.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)