2020-06-13
Mai visto: «Avvenire» va contro la Cei sulla legge bavaglio
Il quotidiano dei vescovi, che sono ostili al testo sulla transfobia, ha ospitato un'intervista senza contraddittorio al suo promotore.Il testo del disegno legge sull'omofobia, anticipato dall'Espresso, conferma i nostri timori. Nel meglio noto ddl Zan vengono limitate la libertà di pensiero e il diritto di critica, ogni convinzione personale diventa discriminazione e per questo punibile. Costituzione addio, il nuovo totalitarismo Lgbt non ammette opinioni contrarie al gender, alle coppie omosessuali che utilizzano l'utero in affitto per soddisfare la loro voglia di essere genitori e nemmeno permette opinioni a sostegno della famiglia naturale, perché gli «atti di discriminazione» e la loro istigazione diventano infiniti. Tutto risulta a discrezione di chi ti denuncia per omofobia e se L'Espresso tenta di precisare che nel ddl «non viene punita una persona» quando afferma che «il matrimonio omosessuale è sbagliato», la genericità delle norme non consente di circoscrivere l'ambito delle possibili azioni, dichiarazioni, comportamenti che sono considerati istigazione alla discriminazione. Se ti opponi a un disegno di legge che consente agli individui a comportamento omoerotico di comprarsi un bimbo sfruttando la maternità surrogata, sicuramente finiresti giudicato omofobo e punibile per discriminazione verso le coppie omosessuali. Così pure genitori contrari all'educazione gender nelle scuole, a testi che facciano passare come naturale il cambio del sesso a piacere, verranno accusati di discriminazione per motivi fondati sul genere, anche se il nostro codice penale nemmeno contempla questo reato. Le infinite tagliole pronte a scattare con la legge Zan per una parola, uno scritto, un'omelia giudicata omofoba, sono ancor più assurde per le conseguenze penali che comportano. La certezza di finire sotto processo se denunciati, il doversi difendere di fronte alla presunta «vittima» di discriminazioni che avrà il legale pagato dallo Stato e uno stuolo di associazioni pronte a contestare ogni richiesta di archiviazione, imporranno bavagli al nostro pensiero ben più insopportabili delle mascherine anti Covid-19. In questo modo, il microcosmo Lgbt eserciterà una pressione formidabile verso chiunque la pensi diversamente e saremo tutti noi a finire discriminati. Per fortuna la Cei ha sottolineato questo rischio nel suo comunicato, quando scrive che «un'eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui - più che sanzionare la discriminazione - si finirebbe col colpire l'espressione di una legittima opinione». Eppure, proprio il quotidiano dei vescovi ieri pubblicava un'intervista ad Alessandro Zan, in cui il deputato piddino si prende tutta la scena a dispetto della posizione della Conferenza episcopale che ha detto chiaramente: «Non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l'urgenza di nuove disposizioni». Su Avvenire, Zan ha modo di ribadire più volte temi quali la persecuzione contro gli Lgbt: «I delitti contro omosessuali e transessuali sono una realtà sommersa, molto più vasta purtroppo di quanto si possa rilevare dai dati ufficiali», per questo «è importante approvare una legge che preveda una tutela rafforzata perché siamo di fronte a persone più vulnerabili e che quindi devono essere protette», afferma il deputato incaricato di stendere una sintesi dei cinque progetti di legge. La Cei ha dichiarato che in Italia «esistono già adeguati presìdi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio» e perciò di «guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame», quindi ci aspettavamo domande incalzanti dal quotidiano dei vescovi. Macché, Zan dilaga nelle rassicurazioni, non sarà una legge bavaglio «né una legge liberticida. Anzi non sarà neppure una nuova legge, perché la legge Mancino è stata vagliata dalla giurisprudenza per oltre quarant'anni e offre le più ampie garanzie costituzionali», arriva a dichiarare. Per poi contraddirsi subito: «Nella formulazione del testo unico che presenteremo mercoledì prossimo, estendiamo i crimini omotransfobici solo per l'istigazione all'odio e alla violenza» perché «abbiamo un solo obiettivo. Tutelare le persone più vulnerabili. Non inseguiamo né progetti ideologici né di propaganda». Peccato che rifiuti di togliere dal progetto di legge espressioni come identità di genere e di orientamento sessuale in quanto le definisce «espressioni consolidate dal punto di vista giuridico». Quindi chiunque si opponesse a simili terminologie, non avrebbe solo un'opinione diversa ma finirebbe accusato di «reati lesivi dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere», come il deputato spiega nel corso dell'intervista. I vescovi su questo punto, invece, sono stati inflessibili: «Sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma - e non la duplicazione della stessa figura - significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l'esercizio di critica e di dissenso».