2023-03-14
La maggioranza stoppa il tentativo Ue di legittimare l’utero in affitto
Oggi voto contrario in Senato al regolamento europeo che obbliga i Paesi ad accettare i rapporti di filiazione tra bimbi e coppie omo.Il centrodestra dice «no» al Certificato europeo di filiazione, regolamento Ue che prevede il riconoscimento ai figli «comunque concepiti» dei propri diritti in tutta Europa. Oggi in commissione Politiche Ue del Senato verrà infatti presentata una mozione di maggioranza che impegna il governo a chiedere modifiche consistenti al regolamento europeo, per evitare che la sua approvazione possa comportare surrettiziamente la possibilità di aggirare le norme italiane in tema di maternità surrogata, il cosiddetto «utero in affitto».La proposta di risoluzione che verrà discussa oggi è firmata dal presidente della Commissione, il senatore di Fratelli d’Italia Giulio Terzi. Il documento, stando ad alcune anticipazioni, contesta in particolare l’obbligo di riconoscimento del certificato Ue di filiazione perché non rispetta i principi di sussidiarietà e proporzionalità: il centrodestra teme che un via libera a questa norma consentirebbe a chiunque di recarsi in un paese europeo dove l’utero in affitto è consentito e ottenere così un certificato che sarebbe poi obbligatoriamente valido anche in Italia, dove invece la pratica è illegale.«Voteremo, presumibilmente», dice alla Verità il senatore della Lega Claudio Borghi, componente della Commissione Politiche Ue di Palazzo Madama, «a favore di una risoluzione che respinge questa impostazione del regolamento europeo e suggerisce quello che si dovrebbe cambiare, in pratica più o meno tutto. Metteremo bene in chiaro nella risoluzione che non si deve assolutamente applicare questo certificato a nessuna forma di maternità surrogata. Il trucco che hanno immaginato è il seguente: io faccio passare questo principio, ma poi ogni Stato, volendo, in via del tutto eccezionale, caso per caso, può dire di no. È sempre il vecchio sistema dell’Unione Europea», aggiunge Borghi, «mettere il piede nella porta e aprire il varco attraverso il quale poi può passare tutto. Noi ribaltiamo il concetto: non ci deve essere nessun tipo di automatismo che sdogani l’utero in affitto, e anche in parte mi verrebbe da dire lo ius soli, perché il regolamento prevede che la legge applicabile è quella dello Stato dove avviene il parto. Praticamente una coppia italiana può andare in un paese dove l’utero in affitto è legale e ottenere il certificato di filiazione che poi sarebbe valido anche in Italia, dove invece la maternità surrogata è vietata. Per quanto ci riguarda», conclude Borghi, «ogni Stato deve essere libero di decidere su queste questioni, la legislazione domestica deve essere prevalente».«La maternità surrogata», commenta la deputata Alessia Ambrosi, di Fdi, «è un business che, come ha già ampiamente sottolineato il comitato nazionale di bioetica , lede la dignità della donna e anche, soprattutto, dei bambini. Non basta vietare la pratica in Italia, come dimostrano i numeri preoccupanti del turismo procreativo, ma bisogna vietare la pratica anche se commessa da cittadini italiani all’estero. Esiste un mercimonio sulle spalle di povere donne disperate che vendono il proprio corpo in cambio di un compenso. Per questo», aggiunge la Ambrosi, «monitoreremo anche la proposta di regolamento relativa alla genitorialità e filiazione transnazionale presentata dalla Commissione europea».La Ambrosi è tra i firmatari della proposta di legge che estende anche alla maternità surrogata commessa all’estero da un cittadino italiano le pene previste dalla legge n. 40/2004 sulla procreazione assistita:la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600.000 a un milione di euro. La proposta di legge, presentata alla Camera con la prima firma della deputata di Fdi Maria Carolina Varchi, è stata assegnata alla commissione Giustizia.«L’europeismo della destra», protesta la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, componente della Commissione Politiche Ue, «si ferma sempre sulla soglia dei diritti. A confermare questa verità è la posizione di Fratelli d’Italia sul certificato europeo di filiazione. La proposta Ue consentirebbe ai figli comunque concepiti, quindi nati anche da coppie omosessuali, il riconoscimento dei diritti già acquisiti in uno Stato membro in tutto il resto d’Europa».«Abbiamo predisposto una risoluzione», argomenta il capogruppo del M5s al Senato, Barbara Floridia, «che smonta punto per punto le strumentalizzazioni del centrodestra. Ci auguriamo che anche le altre opposizioni convergano, perché su un tema delicato come quello dei diritti dei bambini è il parlamento, e non gli studi televisivi, il luogo in cui bisogna prendere posizione e fare battaglie comuni. La risoluzione della destra», sottolinea la Floridia, «discrimina i bambini e porta l’Italia sulle posizioni più ostili al progresso come quelle di Orban, e questo non lo possiamo accettare».