2024-05-08
Macron prima fa il bullo, poi fa la ola all’incoronazione di Putin
Dopo le dichiarazioni bellicose, il leader di Parigi manda l’ambasciatore a celebrare l’insediamento dello zar. Intanto porta Xi sui Pirenei per conquistarlo con danze locali.Attacchi dal gruppo NoName057, nel mirino il sito personale del premier e di due ministeri. Nel nostro Paese l’11% delle operazioni globali dei pirati informatici. Lo speciale contiene due artcoli.Se il passaggio di testimone per la guida del Paese si facesse con lo scambio della campanella come in Italia, Vladimir Putin se la passerebbe da solo. Il presidente della Federazione russa con l’insediamento di ieri inizia ufficialmente il suo quinto mandato con una cerimonia di insediamento che come da tradizione si è tenuta contemporaneamente in tre sale del Cremlino, dove si riuniscono gli invitati. Nel suo discorso, Putin ha reso omaggio agli uomini dell’esercito impiegati in Ucraina: «Mi inchino ai nostri soldati che partecipano all’operazione militare speciale». Sulla quale resta ottimista: «Siamo un popolo unito e grande. E insieme supereremo tutti gli ostacoli, daremo vita a tutti i nostri piani. Insieme vinceremo!». È il rapporto con i Paesi occidentali logorato dalla guerra con l’Ucraina a rendere diverso questo insediamento. «La Russia non rifiuta il dialogo con i Paesi occidentali, la scelta spetta a loro» avverte Putin.Alla cerimonia la grande maggioranza degli ambasciatori dei Paesi europei, inclusa la rappresentanza Ue, non ha partecipato. La raccomandazione dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, era di evitare l’evento. Presenti invece le delegazioni di Francia (singolare, dopo le minacce di intervento...), Ungheria, Slovacchia, Grecia, Malta e Cipro. Gran polemica ha sollevato la presenza francese negli stessi giorni in cui Macron continua a lusingare il suo ospite, il presidente cinese Xi Jinping. Dopo l’ufficialità a Parigi, ieri una scappatella intima tra i Pirenei, fra balli locali sotto alla neve.Si rifà vivo a Mosca anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov smentendo le notizie che lo davano in gravissime condizioni di salute. Secondo un rapporto dell’intelligence britannica, le unità cecene, dopo un periodo nelle retrovie, sarebbero tornate in prima linea contro l’Ucraina. Per questo Kadyrov si concentra sugli obiettivi di campo: «Questo mese dobbiamo prendere il territorio più vicino. Odessa e Kharkiv devono essere conquistate. Poi dovremmo mettere Zelensky in prigione».Volodymyr Zelensky però si sarebbe salvato da un piano organizzata dai servizi segreti russi per ucciderlo. Il servizio di sicurezza statale ucraino Sbu infatti ha dichiarato di aver catturato agenti russi che tramavano l’assassinio del presidente e di altri alti funzionari governativi. Oltre a Zelensky, i russi intendevano eliminare il capo della Sbu Vasily Malyuk e il capo della Gur Kirill Budanov. Uno dei compiti della rete di intelligence russa era quello di cercare tra i militari vicini alla sicurezza del presidente persone che potessero prendere in ostaggio il capo dello Stato e poi ucciderlo. Malyuk ha rivelato che una cerchia ristretta di persone era a conoscenza di questa operazione speciale per smascherare gli agenti nemici. Secondo lui l’attacco terroristico avrebbe dovuto essere «un regalo a Putin per il suo insediamento».Ai confini dell’Ucraina continuano le esercitazioni nucleari tattiche. Insieme a Mosca anche la Bielorussia ha iniziato a verificare la prontezza del proprio esercito a schierare armi nucleari tattiche. La decisione arriva dopo che Mosca il giorno precedente aveva annunciato il loro dispiegamento nell’ambito di un’esercitazione militare. Già ad aprile il leader bielorusso Alexander Lukashenko aveva rivelato che diverse decine di dotazioni nucleari russe sono state dispiegate in Bielorussia in base a un accordo chiuso l’anno scorso da lui stesso e dal presidente Putin. Armi che, secondo Lukashenko, servono soltanto per la «deterrenza». «Nessuno userà queste armi a scopo offensivo», ha chiarito. Il centro studi americano Isw (Istituto per lo studio della guerra) sostiene che il Cremlino stia nuovamente intensificando una campagna di controllo riflessivo per influenzare le decisioni dell’Occidente con minacce nucleari e manipolazioni diplomatiche. Il controllo riflessivo, spiega il rapporto del centro studi statunitense, è un elemento chiave degli strumenti di guerra ibrida della Russia: si tratta di una tattica basata sul modellamento di un avversario con operazioni retoriche e informative mirate, in modo che l’avversario intraprenda volontariamente azioni vantaggiose per la Russia. In questo quadro potrebbe inquadrarsi la notizia circolata negli scorsi giorni circa la presenza di militari della Legione straniera francese a Slovyansk, nella regione ucraina orientale di Donetsk, diffusa dal quotidiano Asia Times con un articolo firmato dall’ex sottosegretario alla Difesa Usa Stephen Bryen. La notizia che era stata ripresa da molti media internazionali è stata poi ribattuta dallo stesso quotidiano con il chiarimento: l’informazione proveniva da un canale Telegram russo Military Chronicle. Già due giorni fa Parigi aveva ufficialmente smentito la presenza di militari francesi in Ucraina. Ufficiale invece l’avvio dell’esercitazione Nato a Vilnius e Kaunas in Lituania la notte scorsa. Ai residenti dei due centri abitati è stato vietato circolare per le strade dalle 22 alle 5 del mattino, un coprifuoco, imposto per la prima volta nel Paese baltico. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani è tornato a parlare delle forniture militati a Kiev. «Tutto il materiale militare che inviamo è destinato ad essere usato solo dentro il territorio dell’Ucraina. Non diamo materiale che possa essere usato al di là dei confini dell’Ucraina. Noi non siamo in guerra con la Russia». Il capo della diplomazia italiana ha poi commentato le ultime dichiarazioni del presidente francese. «Non credo che Macron voglia fare la guerra alla Russia, si chieda a lui che cosa vuole fare. Le decisioni della Nato vengono prese dalla Nato e noi siamo parte della Nato. Noi non siamo in guerra con la Russia e siamo contrari ad inviare militari a combattere contro i russi».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/macron-prima-bullo-poi-putin-2668189932.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="hacker-di-mosca-contro-la-meloni" data-post-id="2668189932" data-published-at="1715115837" data-use-pagination="False"> Hacker di Mosca contro la Meloni L’Italia finisce di nuovo nel mirino degli degli hacktivisti russi di NoName057, con una serie di attacchi Ddos mirati a diversi siti istituzionali italiani: i portali dei ministeri delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico, un sottodominio della Guardia di finanza e quello personale del premier, Giorgia Meloni. Non è la prima volta che accade, ma dà la giusta misura di quanto avevano avvertito nei giorni scorsi i servizi segreti di tutta Europa: impegnata militarmente in Ucraina, la Russia prosegue nella sua guerra telematica in Europa. Gli attacchi di ieri sembrano più un’azione dimostrativa che una vera e propria offensiva cyber. «Una “risposta” non affiliata, anche sempre di stessa matrice, a cui siamo oramai siamo - in qualche modo - abituati» spiega Pierguido Iezzi, strategic business development director di Tinexta Cyber. Con tutta probabilità gli attacchi di queste ore sono riconducibile all’avvicinarsi del G7 dove sul tavolo del summit ci sarà all’ordine del giorno anche la ridistribuzione degli asset moscoviti confiscati dopo lo scoppio del conflitto. Di norma le attività di NoName057 per natura non sono distruttive, si limitano a bloccare temporaneamente l’operatività on line di un sito, subissandolo di richieste di accesso, e non provocano ulteriori danni. Qui sta la differenza tra hacktivisti e gang. «Non stiamo parlando di una minaccia pari ai ransomware, che esfiltrano informazioni dalle infrastrutture digitali attaccate e le rilasciano solo dietro il pagamento di un riscatto, o i più temibili wiper, progettati per distruggere database, software e sistemi operativi» aggiunge Iezzi. «A differenza delle attività portate avanti dagli hacktivisti, queste azioni richiedono una serie di informazioni in merito a sistemi e vulnerabilità ben più approfondite. Informazioni, molto spesso al di fuori della portata e del bagaglio tecnico dei semplici attivisti digitali». Come si legge nel rapporto Clusit di quest’anno, «Mosca utilizza da tempo cyber operations per realizzare campagne di disinformazione di massa e plasmare la percezione pubblica». Obiettivo è «indebolire l’Alleanza Atlantica, influenzare l’esito delle prossime elezioni di vari paesi occidentali e mantenere il sostegno interno in Russia». All’attività di disinformazione (in particolare tramite i social media), i russi hanno poi intensificato «le loro operazioni cibernetiche “contro” il cyberspazio». Infine, hanno «anche “messo a sistema” diversi gruppi cybercriminali, i quali hanno aumentato le proprie attività contro bersagli occidentali» come il nostro Paese che risulta inevitabilmente sempre più colpito, come dimostra il significativo incremento di attacchi andati a segno nel 2023. Basti pensare che il nostro Paese rappresenta un bersaglio particolarmente facile, dal momento che ha ricevuto ben l ’11% degli attacchi rilevati a livello globale (contro un 3,4% del 2021 e un 7,6% del 2022)». Secondo Iezzi, «per ora l’Italia non è a rischio critico di essere investita da una simile escalation, poiché le posizioni del governo così come espresse dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sono molto più concilianti rispetto ai colleghi d’oltralpe e di oltre Manica». Sono aumentati (+163%) gli eventi cyber che hanno riguardato le istituzioni pubbliche del Paese. Nel 2023, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ne ha gestiti in tutto 422 (erano stati 160 nel 2022). Il capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano, Carmine Masiello, ha sottolineato nei giorni scorsi come sia necessario innovare le nostre forze armate a tutto campo, a partire dalla tecnologia, per potenziare strumenti, strutture, sistemi d’arma e procedure. La stessa urgenza manifestata più volte dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, e che è con tutta evidenza fondata su dati di fatto oggettivi: il cyberspazio è ormai uno dei cinque domini in cui opera la forza militare e non ci si può far trovare impreparati.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)