2019-05-30
«Macron? È isolato Roma spezzi l’asse Parigi-Berlino»
L'ambasciatore Sergio Vento smonta i totem degli euroentusiasti: «La Merkel è stufa della Francia. L'Italia tratti su industria e concorrenza».Sergio Vento, già ambasciatore a Washington, Parigi, Belgrado, è tra le poche personalità della diplomazia italiana ad aver intuito per tempo i fenomeni Brexit e Trump e l'ascesa dei sovranisti, tenendosi alla larga dal mantra eurolirico «ci vuole più Europa». Dice parole chiare sul processo di nomina della nuova Commissione Ue, e sulla pretesa di Emmanuel Macron, nonostante la dura sconfitta elettorale in patria, di essere il regista dei nuovi accordi, anche a spese dell'Italia. Ambasciatore, lei dice che ci sono dei «totem» da abbattere nella discussione sull'Europa…«Il primo è pensare che la Commissione Ue sia un'entità sovranazionale: lo è formalmente, ma in realtà nasce e vive in un braccio di ferro tra nazioni. Il secondo è questa storia del “motore franco-tedesco", che invece da un paio d'anni non c'è più. È una locuzione che sento a Parigi, mai a Berlino…».Spieghiamolo bene…«Guardi, se anziché autodipingerci come alunni da mettere dietro la lavagna, fossimo più attenti alle difficoltà degli altri, ci accorgeremmo della solitudine di Macron…».Nonostante sia stato strabattuto da Marine Le Pen, pretende di essere il dominus del nuovo assetto Ue…«Tanti, accecati dal macronismo, non si accorgono delle sue uscite a vuoto da almeno un anno… I gilet gialli, i suoi campioni nazionali in crisi, e soprattutto la sua ricerca di flessibilità, ben al di sopra dell'Italia, e ben oltre del 3%...». Perfino Angela Merkel sembra infastidita dal francese…«Ha detto a chiare lettere che non si trova bene a lavorare con lui. Pensi a com'è stata recepita la sua “Lettera aperta ai cittadini europei": rispostacce dai Paesi nordici e gelo della donna che succederà alla Merkel, Annegret Kramp-Karrenbauer. Lo dico sorridendo: il suo cognome fa già intuire che il personaggio si preannuncia muscolare… Lei gli ha subito detto: “La buona fede europeista della Francia si vedrà se trasformerà il suo seggio permanente Onu in un seggio europeo"».Uno schiaffo al francese…«Ma in Germania a Macron hanno detto anche di peggio. L'ex ministro degli Esteri, Sigmar Gabriel, dice che per la Francia l'Ue è un “moltiplicatore di potere". Ha capito? Mentre per noi, per l'Italia, l'Europa ha funzionato da “riduttore" di potere». Intuisco che dovremmo provare a infilarci nelle contraddizioni tra Parigi e Berlino…«Premessa. In cinque anni, con Federica Mogherini, l'Italia è rimasta praticamente fuori dalla Commissione. La poveretta - con rispetto parlando - è stata mandata a fare quello che non c'è: la politica estera comune. E così ci siamo dovuti subire i predicozzi dei commissari lettoni e finlandesi…».Presidenza della Commissione. Come vede i tre che hanno corso da spitzenkandidat (Manfred Weber per il Ppe, Frans Timmermans per il Pse e Margrethe Vestager per l'Alde)?«Weber non piace a Macron. È un bavarese, l'area tedesca che ha più sofferto l'apertura delle frontiere voluta dalla Merkel. Di più: Weber è considerato nel Ppe l'uomo che vorrebbe riconoscere alcune buone ragioni dei sovranisti, in particolare sull'immigrazione».Timmermans appare debole visto il risultato dei socialisti, mentre la Vestager…«Altra contraddizione di Macron. Prima mette il suo partito nell'Alde, che presenta la Vestager. E poi non vuole quella candidatura. Che peraltro sarebbe stravagante: sarebbe la prima presidente di un Paese che non è dell'area euro. Non dimentichiamo che la Danimarca fu protagonista di uno spettacolare opt-out (si svincolò dall'adozione dell'euro, ndr) dopo Maastricht…».Dicevamo di Macron…«Ha sibilato la candidatura di Michel Barnier, che però non esce da un successo dopo il fallito negoziato su Brexit…».Per queste ragioni la Merkel vorrebbe far saltare quei tre candidati…«Questa è la mossa dietro cui potrebbe celarsi proprio la candidatura Merkel».La Merkel pensa a sé stessa per il dopo Juncker?«Diciamo che se si verificasse uno stallo, la Cancelliera potrebbe dire: “Mi sacrifico io…"».Cosa consiglierebbe al governo italiano? Intanto chi è il negoziatore?«Tasto dolente. Il ministro dell'Economia mi sembra sempre costretto a giustificarsi su deficit e debito...».Mi vuol dire che la Farnesina è «sede vacante»?«Con tutto quello che sta succedendo nel mondo, lei ha sentito parlare della Farnesina di recente? Non mi sembra…».Quindi?«Sarebbe il classico momento di avere una task force, con un lavoro specifico nelle capitali. Non mi risulta che un alto esponente italiano si sia recentemente recato a Berlino. A Parigi è andato il capo dello Stato, ma per una celebrazione. Serve un'attività incessante. Anche a margine di questo Consiglio Ue, il premier Conte che colloqui ha avuto? Ha visto la Merkel? Ha visto Macron? Ha visto altri?».A quale portafogli dovremmo puntare?«L'ideale sarebbero i due portafogli economici oggi in mano a Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, ma ammetto che sono obiettivi difficili. Li si può chiedere, ma avendo chiaro l'obiettivo vero».Che sarebbe?«Mi terrei alla larga dalle materie su cui forse ci sarà un taglio nel prossimo bilancio Ue: agricoltura e fondi strutturali regionali. Punterei invece sull'industria e naturalmente la concorrenza». Al momento giusto dovremo mettere in gioco il nostro voto (o qualche nostro no) per portare a casa un risultato.«Quello lo si può capire nel momento decisivo: è lì che uno cala l'ultima carta. L'essenziale è che la nostra posizione di favore o di veto non sia isolata».Come finirà?«La Germania punta alla presidenza della Commissione. Non sarà facile per la Francia avere la guida della Bce, visto che prima di Mario Draghi c'era già Jean Claude Trichet: i francesi potrebbero ripiegare sul mantenimento della posizione che è stata di Moscovici. Dobbiamo cogliere le opportunità che si creeranno per uno dei risultati che dicevo: industria o concorrenza».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)