2021-10-01
Ma quale eroe civile Lucano si becca 13 anni di prigione
Dura condanna del tribunale di Locri contro l'ex sindaco di Riace. Per i magistrati speculò sul sistema di accoglienza dei migrantiPer la City mayors foundation era il terzo miglior sindaco del globo terracqueo. Fortune, bibbia inglese degli affari, lo piazzò al quarantesimo posto tra i leader più influenti del pianeta. Anche la Rai, in patria, non volle sfigurare: investì diversi milioncini per la toccante fiction Tutto il mondo è paese, mai andata in onda, dedicata a Mimmo Lucano, idolo della sinistra e icona dell'accoglienza. Il tribunale di Locri, che ieri l'ha condannato a 13 anni e due mesi, giudica invece l'ex sindaco di Riace colpevole di un elenco di reati da primato: associazione per delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta, falsità ideologica, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. E dovrà restituire pure 500.000 euro di finanziamenti pubblici, ottenuti mentre era in carica.La cittadina calabrese era un feudo. Il paladino era un malandrino. Il migrante era companatico per gli affari. Salvo differente verdetto definitivo, ovvio. Nell'attesa delle motivazioni della sentenza, fanno però fede le parole di Luigi D'Alessio, capo della Procura di Locri, che aveva perfino chiesto una pena assai più lieve: sette anni e undici mesi. «L'indagine» spiega il magistrato lo scorso maggio «ha riguardato la malagestione dei progetti di accoglienza. Le vere parti offese sono stati gli stessi immigrati, visto che a questi ultimi sono state date le briciole dei finanziamenti elargiti dallo Stato». Finisce così la favola del borgo calabrese, 1.800 sperdute anime, ripopolato con centinaia di valorosi immigrati. Tutti insieme. Felici e contenti. Grazie all'infinita bontà e la sterminata lungimiranza del protettore degli oppressi. «Mimmo 'u curdu», detto così vista la predilezione per i profughi del Kurdistan, è già il meglio della sinistra. L'anti Salvini. Il giglio di campo che fiorisce nei capi di odio, seminati a gramigna dalla Bestia di Luca Morisi. Mimmo riceve il premio per la Pace a Dresda. Il comune di Milano gli dà la cittadinanza onoraria. Il Los Angeles Times decanta l'alfiere dei buonisti.Invece lo arrestano il 2 ottobre 2018, assieme a una selva di concittadini. Repertorio tra Checco Zalone e Totòtruffa. Come i «matrimoni di convenienza» tra locali e straniere, per far rimanere le immigrate in Italia. Dalle intercettazioni emerge per esempio il ruolo di Lucano nelle nozze farlocche dell'aspirante sposa a cui, incidentalmente, è stato negato tre volte il permesso di soggiorno. Gli imputano anche l'affidamento «fraudolento», senza gara d'appalto, del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti a due cooperative, non iscritte nell'apposito albo. Gli contestano pure un ammanco di 5 milioni di euro: sarebbero finiti ai privati, anziché nella decantata accoglienza. I compagni però, nonostante le accuse, sanno già da che parte stare. «La sua politica è un modello di integrazione per tutta l'Europa» insiste Nicola Zingaretti, allora candidato al Nazareno e poi segretario del Pd. «Sono sicura che sarà in grado di chiarire ogni accusa» assicura Laura Boldrini, ex presidente della Camera. Fabio Fazio intanto lo invita, entusiasta, a Che tempo che fa. Mentre lo scrittore Roberto Saviano, indignato, evoca il più bieco complottismo: «Questo governo, attraverso questa inchiesta giudiziaria, da cui Mimmo saprà difendersi in ogni sua parte, compie il primo atto verso la trasformazione definitiva dell'Italia da democrazia a stato autoritario».Certo, all'epoca non c'è un ministro dell'Interno qualsiasi. Bensì lo spietato leader leghista, Matteo Salvini. Sarebbe un'inchiesta a orologeria, insomma. Come no? Quattro mesi fa, il pm Michele Permunian, durante la requisitoria sintetizza: «A Riace comandava Lucano. Era lui il dominus assoluto, la vera finalità dei progetti di accoglienza era creare determinati sistemi clientelari. Ha fatto tutto questo per un tornaconto politico-elettorale e lo si evince da diverse intercettazioni. Contava voti e persone. E chi non garantiva sostegno, veniva allontanato». L'arringa difensiva, invece, è dell'avvocato Giuliano Pisapia, già sindaco di Milano: «Vive di stenti, la sua condizione è incompatibile con la commissione di qualsiasi reato. È innocente». Nessuno, in verità, gli ha mai contestato di aver intascato danari. Piuttosto di aver fatto e disfatto, per perpetrare il suo acclamato modello. Lucano è candidato alle imminenti regionali nella lista Un'altra Calabria è possibile. Appoggia l'ex pm e sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che corre da governatore. Ma anche se venisse eletto, Mimmo sarebbe costretto a dimettersi per la legge Severino. Nemmeno i mafiosi sono trattati così, lascia intendere adesso: «Questa è una vicenda inaudita. Sarò macchiato per sempre per colpe che non ho commesso. Mi aspettavo un'assoluzione». In effetti, solo qualche mese fa, assicurava indomito: «Non temo la condanna, voglio costruire tante Riace in tutta la Calabria».
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.