2020-01-08
Ma la Fallaci ci avrebbe ammonito: nonostante tutto, restate americani
Per la giornalista il vero orrore da denunciare sarebbe stato l'inconsistenza dell'Ue.Cosa direbbe Oriana Fallaci, l'autrice de La Rabbia e l'Orgoglio, di fronte all'uccisione del generale Qasem Soleimani? Forse la giornalista fiorentina si sarebbe scagliata contro Donald Trump, criticandone l'arroganza, l'imprudenza, la cafoneria, financo la pettinatura. Ma certamente non avrebbe commesso l'errore in cui stanno incappando (di nuovo) certi intellettuali nostrani: quello di confondere una nazione con la sua amministrazione. Criticare Trump si può e talvolta si deve: altra cosa è condannare un intero Paese, che peraltro sulla condotta presidenziale sembra profondamente diviso. D'altronde, questo dell'antiamericanismo facile, è un virus latente che puntualmente riemerge, in un'Europa che talvolta considera i macellai meno pericolosi degli inquilini della Casa Bianca. Trattasi di un riflesso condizionato, dettato dall'invidia rispetto al gigante d'oltreoceano. Una invidia giustificata, visto che l'Europa (e questo la Fallaci l'avrebbe gridato) si è dimostrata ancora una volta inesistente. Senza più né rabbia, né tanto meno orgoglio. I vertici comunitari, così loquaci e baldanzosi quando si parla di numerini e di bilanci, sull'Iran balbettano imbarazzati. È come se il rischio terrorismo, a Bruxelles e nelle cancellerie europee, venisse derubricato a problema secondario rispetto alla sforamento del deficit. È anche per questo che il sistema dell'euro non funziona: perché l'ideologia tecnocratica del rigore è stata anteposta al principio dell'unità politica democratica. Per cui, sulle cose davvero importanti, come il controllo dei confini e la difesa comune, ognuno va per sé. Per questo, forse, Oriana Fallaci avrebbe ricordato a tutti gli italiani una semplice verità: nonostante tutto, volenti o nolenti, restiamo americani. Non solo perché condividiamo con loro la cultura occidentale, capitalistica e democratica; non solo perché hanno mandato a morire i loro soldati per liberarci dal giogo nazista, prima, e da quello sovietico, poi; non solo perché hanno garantito al nostro continente decenni relativamente pacifici. Restiamo americani perché, fondamentalmente, non abbiamo alternative. E se questo fatto non ci piace, guardiamoci allo specchio e prendiamocela con noi stessi. Se ieri Henry Kissinger diceva che «quando chiamo l'Europa, non so a chi telefonare», oggi il segretario di Stato Mike Pompeo snobba la Farnesina: e non possiamo stupirci, visto che al centralino abbiamo piazzato Luigi Di Maio. Certo, non fa piacere vedere gli yankees indossare talvolta il cappello da sceriffo in giro per il mondo. Ma se proprio uno sceriffo dev'esserci, è bene che il suo cappello non sia un colbacco russo, o un cono di paglia cinese. Perché anche l'America sbaglia, esagera, spara, ingombra ed inquina: ma a differenza di altri può autocorreggersi, azionando formidabili pesi e contrappesi democratici che hanno retto alla prova del tempo. E questo Oriana Fallaci sarebbe pronta a ricordarlo, a noi disgraziati cui è toccato in sorte anche lo sceriffo tedesco. Quello che anziché missili esporta austerity. La quale, talvolta, è peggio del napalm.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)