2019-08-18
Ma il Quirinale lo sa: l’asse giallorosso per cui tifa Macron indispone gli Usa
La Francia sogna una Ue «terza potenza» tra America e Cina. Con un nuovo governo, estenderebbe il suo dominio su di noi.Sia per capire le influenze esterne che cercano di orientare la fluttuazione politica contingente in Italia sia per individuare una strategia di interesse nazionale è necessario analizzare lo scenario di deglobalizzazione, cioè di frammentazione del mercato in blocchi regionali o mega nazionali dove il capitale circola più all'interno di essi che tra essi stessi. Il dato proiettivo più importante è che le economie nazionali molto dipendenti dall'export e allo stesso tempo con piccoli mercati interni sono molto vulnerabili a tale mutamento del mercato internazionale: più confini, più geopolitica condizionante nei flussi economici. Il punto: può l'Ue sperare di poter diventare un blocco regionale economico con mercato interno di scala sufficiente per compensare il calo dell'export o comunque difendere con competitività o forza politica e militare quello residuo, ponendosi alla pari con le sfere di influenza statunitense e cinese? L'ufficio strategico francese da tempo analizza questo scenario ed Emmanuel Macron ha deciso che l'Ue può diventare terza forza mondiale. Per tale motivo ha esasperato la pressione per una conduzione francese di una «sovranità europea» e sta forzando la Germania a seguirla. Berlino concorda con Parigi al riguardo del sovranismo europeo, ma inteso come terza forza neutrale e mercantilistica negli affari mondiali, una sorta di megasvizzera, con buone relazioni sia con l'America sia con la Cina, contando sul fatto che il basso profilo geopolitico aiuti l'export e la penetrazione in tutte le nazioni del pianeta. Parigi, invece, insiste per unire alla forza economica quella militare e quindi verso una posizione di potenza terza che può determinare la vittoria o la sconfitta di America e Cina. Per tale motivo, in particolare l'esclusività della protezione nucleare dell'Ue in una tendenza post-Nato, ha preso un atteggiamento punitivo nei confronti della Brexit, complicandola. E per lo stesso motivo sta facendo pressioni sull'Italia per allinearla sia per avere massa utile a condizionare la Germania entro l'Ue sia per staccarla dall'America. Ci riuscì quasi al tempo del governo Gentiloni quando gli fece proporre un Trattato del Quirinale, scritto a Parigi, che formalizzava il dominio francese sull'Italia, poi sospeso per le controreazioni. Ci riproverà con più decisione ora che c'è una possibilità di avere un governo pro-francese o comunque debole e ricattabile via Ue. Al netto dell'antipatia o simpatia verso la Francia bisogna considerare che comunque Parigi ha una strategia molto chiara e forte. Pertanto, la risposta della politica italiana a questa pressione non deve essere umorale, ma basarsi su una valutazione della consistenza o meno della strategia stessa per gli interessi italiani composti con quelli dell'Ue. La mia valutazione è che l'Ue non ha la forza né politica né militare né tecnologica né tantomeno monetaria per tentare di diventare terza forza globale autonoma. Sul piano interno ha una statualizzazione insufficiente per una governance coerente della regione. Infatti, Macron, consapevole che la Germania mai cederà la propria sovranità ad un agente europeo, tenta di bilanciare questo gap di verticalità chiedendo il riconoscimento della leadership informale, ma rafforzata dalla formalizzazione del comando militare francesizzato dell'Ue (e della sua industria della difesa). Lo stesso problema di statualità insufficiente rende molto fragile l'euro. La configurazione statalista dei modelli nelle principali nazioni europee rende stagnante l'economia della regione nonché molto vulnerabile ad un calo dell'export. La tecnologia europea è all'avanguardia in alcuni settori, ma molto arretrata in quelli più importanti sul piano globale. Inoltre, poiché è probabile che la guerra tra America e Cina continuerà, la prima certamente non lascerà a un'Ue non allineata la facoltà di decidere con chi stare, volta per volta, e la comprimerà o perfino spaccherà. Così come Pechino cercherà di aumentare la propria influenza (per inciso, ben visibile con la mobilitazione del partito filocinese italiano a favore di una soluzione non-atlantica della crisi in corso). In sintesi, la strategia francese crea rischi superiori ai possibili vantaggi per l'Ue e per l'Italia. Quale sarebbe la strategia più vantaggiosa per l'interesse italiano combinato con quello degli europei? Nel processo di rinazionalizzazione del globo certamente quello di contribuire a creare la più grande regione economica del pianeta basata su un reticolo di trattati di libero scambio tra democrazie stesse, a partire da quelle del G7, includendo gradualmente le altre nel pianeta. Tale area di mercato ad integrazione crescente sarebbe enorme e compenserebbe la deglobalizzazione, ridando slancio alle nazioni esportatrici, ma senza svantaggi - perché bilanciati - a quelle importatrici, in particolare l'America. Infatti il punto strategico principale è l'accordo commerciale tra Ue ed America che darebbe il via a questo scenario dove la Cina diventerebbe una potenza inferiore e la necessaria convergenza tecnica tra dollaro, euro, yen e sterlina rafforzerebbe tutte queste monete e la fiducia economica e finanziaria (ora calante). Parigi non vuole un bilaterale così forte con l'America perché perderebbe lo status di potenza primaria. Ma l'interesse italiano combinato con quello delle altre democrazie, in particolare esportatrici, è quello di rinforzare l'asse atlantico su cui costruire una nuova globalizzazione regolata da trattati dominata dal capitalismo democratico. L'Italia ha una rilevanza passiva enorme per orientare l'Ue verso una postura aperta e costruttiva o chiusa e suicida, motivo per cui Parigi (e Pechino) sta cercando di allinearla alla seconda. Prego il Quirinale di riflettere più a fondo sull'utilità e consistenza etica della prima. www.carlopelanda.com