2021-07-15
I lupi famelici di Wall Street erano dentro San Pietro. Le encicliche? Carta straccia
Cosa dice il proverbio? Predicare bene e razzolare male? Beh, a quanto pare il primo ad applicarlo era il Vaticano, che da una parte, con il Papa, predicava in difesa dell'ambiente e contro gli investimenti a basso tasso di eticità, e dall'altra, con la Segreteria di Stato, razzolava in società ecologicamente impresentabili e foraggiava operazioni poco in linea con gli standard etici tracciati dal Pontefice. Non lo dico io, che non ho titolo per fare le pulci ai comportamenti dei cardinali e dei loro consulenti finanziari, lo dicono i promotori di giustizia di Francesco, nell'atto d'accusa con cui hanno chiesto il processo per monsignori e speculatori. Basta leggersi le carte con cui è stato sollecitato il rinvio a giudizio dell'ex sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, l'arcivescovo Angelo Becciu, poi elevato a cardinale con il ruolo di prefetto della Congregazione delle cause dei santi, cioè a numero tre della gerarchia ecclesiale, quindi dimissionato lo scorso anno dalla sera alla mattina dallo stesso Bergoglio, quando scoppiò lo scandalo di un palazzo comprato nel centro di Londra con i soldi dell'Obolo di San Pietro.Leggere per credere. I pm del Papa scrivono che la Segreteria di Stato, attraverso alcuni intermediari finanziari, «ha posto in essere una serie di investimenti in titoli cosiddetti credit linked note e twin win, oltre che in azioni, obbligazioni, fondi azionari e obbligazionari». I promotori di giustizia sottolineano che gli investimenti in tali strumenti «sono diretti soprattutto a risparmiatori con elevata propensione al rischio, tra i quali sicuramente non rientra la Segreteria di Stato», che al contrario i soldi li dovrebbe mettere in società che abbiano un profilo etico ben definito, un rischio contenuto e un capitale garantito. Sempre i pm di Bergoglio fanno notare che alcuni di questi collocamenti finanziari sono in netto contrasto non solo con il diritto canonico in materia di amministrazione dei beni della Chiesa, ma perfino con l'enciclica di Francesco. Infatti, spiegano che gli strumenti prescelti per impiegare l'Obolo destinato ai poveri sono di carattere altamente speculativo, comprendendo scommesse relative alle sorti di una determinata azienda, investendo sull'eventuale default della stessa o sulla sua sopravvivenza, con l'intero rischio del capitale investito. In pratica, i monsignori si comportavano come giocatori d'azzardo, che con la promessa di rendimenti alti puntano tutti i loro soldi su un solo numero. Scrivono i pm del Papa: «Nella totalità dei casi, gli investimenti di cui si parla fanno parte dei cosiddetti titoli strutturati, ovvero delle obbligazioni in cui l'indicizzazione non è riferita ai flussi di cassa, ma al rischio di credito dei titoli acquisiti». Ma quali sono gli investimenti che hanno fatto arrossire i promotori di giustizia, rischiando di mettere in imbarazzo perfino il Santo Padre? Uno di questi riguarda la Tullow Oil, una compagnia petrolifera irlandese, peraltro accusata di aver dato tangenti a funzionari del governo inglese e politici e di aver causato un disastro ambientale nel villaggio ugandese di Kakindo, versando liquami e scarti di lavorazione petrolifera nelle falde acquifere. E pensare che Francesco, nell'enciclica Laudato si', dice che un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e contro Dio. Con quell'appello, il Papa invita a custodire la Terra e a non inquinare. «Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. L'acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici. In realtà, l'accesso all'acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all'acqua potabile». Peccato che fuori dalle mura di Santa Marta qualche cardinale approvasse gli investimenti proprio in compagnie petrolifere accusate di inquinare le falde acquifere. Non è tutto. Sempre in Laudato si', il Pontefice scomunicava la finanza fondata sui cosiddetti derivati, ovvero sugli strumenti finanziari più spregiudicati. «I poteri economici continuano a giustificare l'attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana…». Ma mentre Sua Santità parlava contro i lupi di Wall Street, delle pecorelle smarrite in Vaticano provvedevano ad acquistare credit swap che scommettevano sul futuro della Hertz, ossia della compagnia di noleggio auto, che poi - come è noto - fallirà insieme con le ambizioni di guadagno dei cardinali e dei loro consulenti. Insomma, mentre i poveri speravano di essere aiutati dall'Obolo di San Pietro, così come promesso più volte dal Santo Padre, il denaro destinato alle opere di bene prendeva la via delle opere del male, arricchendo speculatori, affaristi, mediatori, ma anche parenti, amici e amiche. Altro che carità in favore dei più bisognosi, come prometteva anni fa l'arcivescovo Angelo Becciu, negando che le elemosine dei fedeli fossero usate a scopi personali da cardinali e prelati. Qui è anche peggio, perché leggendo le carte dei promotori di giustizia, si capisce che ai sette vizi capitali che affliggono l'umanità bisogna aggiungerne un ottavo che riguarda i monsignori e i loro consulenti: l'avidità.
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