2019-12-25
L’uomo che poteva fermare Hitler rifiutò di farlo per senso dell’onore
Nel settembre 1939 al contrammiraglio Michał Hubert Unrug, capo della Marina bellica polacca, sarebbe bastato aprire il fuoco per abbattere l'hotel dove alloggiava il Führer. Non lo fece perché la struttura era un obiettivo civile. Un colpo di cannone avrebbe potuto cambiare il corso della seconda guerra mondiale uccidendo Adolf Hitler e i vertici della Wehrmacht nel settembre 1939. L'unica certezza in una storia la cui documentazione è stata bruciata e quindi distrutta per sempre, è che l'ordine di sparare non è stato impartito. Siamo nella Penisola di Hel, una lingua di terra larga da 100 a 300 metri che si protende nel Mar Baltico per 35 chilometri, fortificata dai polacchi con pezzi di artiglieria navale e linee di trincee. Di lì si domina il Golfo di Danzica e una fetta della costa della Pomerania. La guarnigione, circa tremila uomini agli ordini del comandante in capo della marina da guerra polacca, il contrammiraglio Józef Michał Hubert Unrug (1884-1973), ha fatto saltare un tratto del territorio trasformandolo in isola, che resiste ai tedeschi anche quando la Polonia è già stata piegata, il 28 settembre. Hitler e i suoi generali vittoriosi sono a Sopot, la già tedesca Zoppot, località termale nota in Europa per l'eleganza e le frequentazioni aristocratiche. Sopot, con Gdynia e Danzica, forma il complesso Trójmiasto, ovvero delle tre città sul Baltico polacco. Nel suo panorama spiccano il pontile di legno più lungo d'Europa (oltre mezzo chilometro), e il lussuoso Kasino-Hotel, oggi Grand Hotel. Le luci dell'albergo spiccano nella notte e si rispecchiano sul mare, per quel ricevimento che celebra il trionfo militare. Da Hel si vede tutto nitidamente. Un bersaglio facile facile.I resoconti e i memoriali dei soldati polacchi di guarnigione sulla penisola, scritti anni dopo la fine della guerra, raccontano che gli ufficiali avrebbero sollecitato il comandante ad aprire il fuoco e a spazzare via dalla faccia della terra l'hotel con i suoi ospiti tedeschi, a partire dal Führer. A Hel è posizionata la Batteria Laskowski, con quattro cannoni Bofors da 152 millimetri al comando del capitano Zbigniew Przybyszewski: basterebbe una sola salva per radere al suolo l'hotel. Unrug avrebbe risposto che la struttura era un obiettivo civile e che la Convenzione di Ginevra vietava di fare quanto gli chiedevano da ordinare. È un nobile e un ufficiale della vecchia scuola, posto di fronte a un mondo che però non riconosce più le regole della guerra e della civiltà che lui invece rispetta. E così la Batteria Laskowski resta muta e i polacchi restano a guardare il Kasino-Hotel illuminato, dove si festeggia la vittoria tedesca. Il 2 ottobre, dopo 32 giorni di resistenza, anche la guarnigione di Hel depone le armi. Unrug ha dato ordine di bruciare tutte le carte e i documenti militari dove era consegnata la storia di un bombardamento non autorizzato. Di fronte al negoziatore della Wehrmacht che chiede di parlare con il comandante in capo, il contrammiraglio Unrug si presenta con un interprete e all'ufficiale che gli chiede di parlare in tedesco, che certamente conosce, risponde gelido: «Ho dimenticato questa lingua il primo settembre», la data dell'invasione della Polonia. La sua famiglia è infatti di origini calviniste, con matrice tedesca, successivamente convertita al cattolicesimo. Il nome originario è Unruh, polonizzato in Unrug. Il padre, il maggiore generale Thaddäus Gustav von Unruh (Tadeusz Gustaw), era stato in servizio nell'esercito prussiano, in quanto viveva in una delle tre zone della Polonia occupate dalla Prussia con le tre spartizioni del '700. L'imperatore Guglielmo II lo chiamava «il mio vecchio amico polacco». Quando anche Józef, registrato all'anagrafe come Joseph, sceglie la carriera militare è arruolato nella Marina imperiale. Nel 1918 la Polonia riacquista l'indipendenza e lui diventa cittadino e militare polacco e combatte nella guerra contro i sovietici del 1920. La famiglia era molto ricca e questo consente all'aristocratico Unrug di acquistare a sue spese una nave, la Orp Pomorzanin, che è la prima della flotta polacca. Nel 1922 è nominato capo di stato maggiore della marina, l'anno seguente è collocato nella riserva per dissapori interni ma viene poi richiamato in servizio come comandante in capo della flotta. Nel 1933 è promosso contrammiraglio. Non padroneggia perfettamente la lingua, poiché la madre era tedesca e si rivolgeva a lui in questo idioma, nonostante il padre volesse che in casa si parlasse polacco. I tedeschi, però, non si sono dimenticati di lui e vorrebbero che passasse dalla loro parte. Ci provano più volte dopo averlo rinchiuso in diversi campi di concentramento per ufficiali, e una volta lo esorta a entrare con ruolo di primo piano nella Kriegsmarine il generale Walter von Unruh, un parente di parte tedesca. Tutti i colloqui si svolgono con un interprete, perché Unrug non flette mai dalla sua posizione e parla solo polacco. Verrà liberato dagli americani dal campo di Murnau nel 1945. La Polonia è intanto caduta sotto il controllo comunista e l'ex contrammiraglio è rimasto fedele al governo polacco in esilio a Londra, al quale offre la sua esperienza. Lascerà il servizio attivo nel 1948 e dopo un'esperienza in Marocco si trasferirà in Francia, dove per anni sopravviverà facendo l'autista. Muore in un ospedale per veterani polacchi ed è sepolto nel cimitero di Montrésor, da cui le sue spoglie sono state traslate nel 2018 per essere inumate al cimitero commemorativo nel Cimitero navale di Oksywie, a Gdynia. A pochi chilometri da Sopot e dalla Penisola di Hel, dove ancora oggi ci sono i cannoni puntati verso terra e da dove un suo ordine avrebbe potuto cambiare il corso della storia.