2023-07-31
Luigi Mariani: «C’è voglia di terrorizzare le persone»
Nel riquadro, Luigi Mariani (IStock)
Parla il docente di agrometeorologia e storia della meteorologia: «Dal 2000 a oggi le catastrofi del clima non sono aumentate, anzi sono leggermente diminuite. In Sicilia? Pure 46 gradi, ma era il 18 luglio 1973...»Professor Luigi Mariani, lei insegna Agronomia all’università di Brescia ed è esperto in agrometeorologia. Cos’è l’agrometeorologia?«Meteorologia e climatologia applicate all’agricoltura con l’obiettivo di aumentare e stabilizzare in qualità e quantità le produzioni agricole». Mi fa un esempio?«Negli ultimi decenni le temperature sono aumentate, così come le ondate di caldo. Sono dati osservativi. Prenda la vite. Un germogliamento precoce in primavera la rende più vulnerabile alle gelate tardive. Ma se si vendemmia prima, si evita la piovosità autunnale che causa muffe. Ci sono pro e contro da valutare e l’agrometeorologia aiuta a farlo».Lei insegna pure storia dell’agricoltura. Stiamo vivendo un’estate unica quanto a catastrofi?«Sulla grandine non mi esprimo. Non ci sono reti osservative. Sul gran caldo invece le faccio un esempio molto concreto relativo alla Sicilia. Se prendiamo le temperature massime giornaliere dal 1967 ad oggi registrate dalla stazione meteo sinottica di Sigonella, il dato più alto (46 gradi) è del 18 luglio 1973, nel pieno della fase cosiddetta fredda. A questo seguono i 45 gradi registrati il 2 luglio 1998, il 25 luglio del 2009 e il 22 luglio 2018. A ciò seguono i 44,6 gradi registrati il 24 luglio 2007 e, finalmente, il 22 luglio 2023. E allora perché terrorizzare la gente? Vede, io oltre che scrivere leggo molto, in un mondo in cui ci sono più persone che scrivono di quelle che leggono…». Questa gliela rubo! «“Questo clima che ci infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti, Chevalley, li conti: maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste; questa nostra estate lunga e tetra quanto l’inverno russo e contro la quale si lotta con minor successo; Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come sulle città maledette della Bibbia”. Così descriveva il clima della Sicilia Giuseppe Tomasi di Lampedusa. E lui ebbe la “fortuna” di vivere in una fase cosiddetta “fredda”».Professore, aumentano i morti per le catastrofi naturali?«La risposta sta in un dataset internazionale realizzato dall’università di Lovanio. Il più esteso. La raccolta dei dati inizia dal 1900. Ovviamente più andiamo indietro nel tempo più la conoscenza delle catastrofi si fa imprecisa: oggi sappiamo in tempo reale cosa succede in qualunque parte del mondo. Un tempo non era così. Insomma, i dati sono completi solo dal 2000, proprio quando il global warming inizia ad “impazzare”. E quindi lei si immaginerebbe che il numero delle catastrofi sia esploso».Esatto.«Nient’affatto: dal 2000 in poi le catastrofi meteo-climatiche sono stazionarie. Anzi c’è un lieve calo ma non statisticamente significativo al test di Mann Kendall. Nel contempo vediamo un sensibile calo della mortalità. Con il collega fisico Gianluca Alimonti stiamo per pubblicare un lavoro scientifico sulla rivista scientifica internazionale Environmental hazards. Descriviamo la curiosa assenza di trend positivo nelle catastrofi. L’Undrr (ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di catastrofi naturali, cui abbiamo scritto senza mai ottenere risposta) ignora la realtà dei dati. Stila rapporti dove parla invece di aumenti sensibili nelle catastrofi indotti dal cambiamento climatico. Io mi sento vecchio!»Perché?«Di fronte a un pericolo non evidente non si è mai visto il capitano di una nave impaurire l’equipaggio. Perché tanta insensibilità ai dati?». Da un’emergenza all’altra. Gli incendi!«L’ultimo report Ue degli incendi boschivi è del 2021. Nel decennio 1981-1990 erano 11.000. Nel decennio 2011-2020 5.300. Dimezzati. La superficie passata dal fuoco è addirittura diminuita del 59%. Da 152.000 a 63.500. Tutto questo in un contesto in cui la superficie boschiva è passata da 4,5 milioni di ettari del 1910 agli oltre 11 milioni attuali».Confondiamo inquinamento e cambiamento climatico, professore?«Intendiamoci la CO2 è un gas serra: se si ipotizza di raddoppiare la CO2 rispetto al livello del 1850 (il che - andando avanti così le cose - si avrà fra 80 anni circa) l’aumento di temperatura previsto con la legge di Stefan e Boltzmann sarà di circa 1 grado. Potrebbe salire a 2-3 gradi applicando i diversi feed-back. Ma la CO2 è anche il gas della vita, e qui sempre più spesso ci si dimentica della grande scoperta della fotosintesi clorofilliana avvenuta nella seconda metà dell’800. Ho qui con me un vecchio libro di un grande fisiologo vegetale, Sergio Tonzig. Spiegava che con una concentrazione di CO2 pari a 800 parti per milione (oggi in atmosfera siamo sui 400 ppm) la produttività dei raccolti di pomodoro in serra raddoppia».Lo spiegavo una settimana fa analizzando il bilancio della Linde che fa questo di mestiere«Sa che con l’aumento del prezzo dell’energia è aumentato pure il prezzo della CO2 ed è perciò aumentata la difficoltà delle serre ad approvvigionarsi di anidride carbonica?».Nel libro Dialoghi sul clima curato da Prestininzi lei parla addirittura di global greening. Il verde si espande. Niente desertificazione quindi?«La desertificazione è un concetto ampio. Dentro ci stanno anche i calanchi negli Appennini. Ma è il verde che sta aumentando e i deserti arretrano. Con l’aumento della CO2 guarda caso aumenta la vegetazione. Aumenta la varietà e la bellezza della vegetazione dei nostri Appennini, che poi però non sappiamo gestire. Veda l’alluvione in Romagna».L’agricoltura emetterebbe tanta CO2. In Olanda i contadini sono sul piede di guerra.«L’agricoltura aiuta a gestire i cicli sempre meglio perché è fatta di innovazione continua nella genetica e nelle tecniche colturali (agricoltura conservativa, agricoltura di precisione, Ogm, nuove biotecnologie) che aiutano ad assorbire sempre meglio la CO2. Un ettaro di mais produce 13 tonnellate di granella ed assorbe 44 tonnellate di CO2. Altro che le poche decine di chili risparmiate andando in treno anziché in macchina. Ed in treno viaggio volentieri».Nel 1950 eravamo 2,5 miliardi di persone ed oggi 8 miliardi. Moriremo di fame di questo passo…«L’innovazione aiuta enormemente. Su Faostat monitoro costantemente l’evoluzione delle rese di quattro grandi colture: frumento, mais, riso e soia. Da esse derivano il 64% delle calorie necessarie agli abitanti della Terra e il 57% delle proteine. Mettendo in fila i dati Fao si osserva un aumento graduale di resa di queste quattro colture; 2-3% annuo dagli anni ’60 ad oggi. I media raccontano fenomeni estremi come la grande siccità che, nel 2012, colpì l’agricoltura statunitense. Ma dimenticano di dirci che tali fenomeni estremi sono compensati dai raccolti in altre parti del pianeta. Nessuno ci pensa. Abbiamo due emisferi con due raccolti ogni sei mesi, il che è fonte di stabilità. Questo lo diceva già il grande economista Adamo Smith ne La ricchezza delle nazioni pubblicato nel 1776. Dovremmo tornare a ragionare in quel modo».Ci salverà il biologico?«Di sicuro salverà qualche produttore e non lo biasimo. Con il biologico il prezzo di vendita aumenta. Ma ciò che può aver senso per il singolo agricoltore non dovrebbe averlo per un governo che deve impostare la politica agricola per salvaguardare la sicurezza alimentare della collettività. Prenda la Francia…».Cioè?«Alcuni anni fa il presidente Macron accusò Bolsonaro di non far nulla per impedire che le foreste amazzoniche venissero bruciate per far spazio ai campi coltivati. Una polemica feroce. La realtà è che la Francia sta pianificando di portare a biologico il 30% delle proprie superfici coltivate e il biologico in Francia presenta rese medie per ettaro che per il frumento tenero (di cui la Francia è il maggior produttore europeo) sono di 29 quintali contro i 71 del convenzionale usando i diserbanti. La Francia, oggi esportatrice di frumento tenero, non avrà di che soddisfare la propria domanda interna e dovrà sempre più dipendere da Paesi come il Brasile, che già oggi fornisce all’Europa mais e soia che gli europei non producono più. L’agronomo Jean de Kervasdoué, già consigliere agricolo di Mitterrand, scrisse un libro dal titolo eloquente se si conosce il francese: Ils ont perdu la raison...».Mi sembra di capire: «sono fuori di testa questi qua!». Cosa pensa della legge di ripristino della natura ipotizzata in Europa?«Mette ancora una volta nero su bianco quanto già affermato nel green deal e nel farm to fork. L’Ue mira a rendere estensiva l’agricoltura».Cioè più terreno e meno produttività. Il consulente di Mitterand aveva dunque ragione…«Il tutto ricorrendo massicciamente al biologico o mettendo a riposo i terreni».Oh cielo, il maggese… torniamo al medioevo«Guardi il maggese allora aveva anche un senso e io apprezzo il medioevo foriero di grandi innovazioni. Ma qui siamo oltre!».Lei scrive che più che mitigare i danni del clima dobbiamo adattarci. Tradotto significa?«Non sono per diminuire la CO2. È un formidabile propellente per la resa agricola. Ovviamente ne osservo con una certa apprensione l’incremento che è comunque sintomo di squilibrio. Ma come fai a dire alla Cina che deve emettere meno CO2 e non costruire più centrali a carbone? O come convincere i verdi che dovremmo costruire tante centrali nucleari per produrre energia senza emettere CO2? Adattarsi significa guardare al bicchiere mezzo pieno anziché a quello mezzo vuoto. Utilizziamo per scopi produttivi i boschi e le aree montane e governiamo le acque piovane con i grandi invasi artificiali che spesso nessuno vuole».
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».