2024-05-30
Lotta e amore: un manuale per (ri)diventare uomini
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Matteo Carnieletto (Ansa). Nel riquadro la cover del suo libro «Alla ricerca di Ettore»
In Alla ricerca di Ettore, di Matteo Carnieletto, un breviario per riscoprire la virilità oltre gli stereotipi sia maschilisti che femministi.Nel VI canto dell’Iliade c’è un passo famoso, in cui Ettore - figlio primogenito di Priamo, re di Troia, e di Ecuba, sposo di Andromaca e padre di Astianatte - si congeda dalla famiglia prima di affrontare in battaglia gli achei che assediano le porte della città. La moglie è disperata, perché sente che nello scontro potrebbe perdere la vita, ma Ettore sa che non può tirarsi indietro. Prima di congedarsi, l’eroe si volta verso il figlio e gli tende le braccia. Egli, tuttavia, è stretto nell’armatura e indossa l’elmo. Al piccolo appare come una figura minacciosa, completamente diverso dal padre affettuoso cui egli è abituato. A quel punto, Ettore si toglie l’elmo, abbraccia il figlio e rivolge una preghiera a Zeus. I commentatori moderni hanno lungamente indugiato su tale passaggio. Ettore, infatti, sta per compiere il suo dovere di uomo, di troiano, di principe: va in guerra per difendere la sua patria. Ma egli ha anche dei doveri verso la sua famiglia, la donna che lo ama e il piccolo Astianatte. A cui si deve mostrare come un padre, non come un guerriero. Il punto è che Ettore è tutte queste cose insieme: un marito, un padre, un soldato, un patriota, un eroe. Nel saper tenere insieme tutte queste cose è la sua grandezza, anche quando sembrerebbe che l’una escluda l’altra (in fin dei conti, il bene della famiglia non sembrerebbe suggerire di disertare la battaglia, di voltare le spalle alla patria e pensare al sostentamento dei propri cari?).All’eroe troiano e a quanti, in tempi ben meno eroici, provano a sostenere la quotidiana battaglia per essere uomini e padri in un mondo che odia la virilità e la paternità, è dedicato l’agile saggio di Matteo Carnieletto, Alla ricerca di Ettore. Manuale per riscoprire l’eroismo (perduto) dei padri, appena pubblicato da Passaggio al Bosco (già andato in ristampa dopo sole 24 ore dal lancio). Spiega l’autore: «Noi uomini siamo in crisi. E dobbiamo iniziare a dircelo con chiarezza e onestà. Lo dico guardando innanzitutto me stesso e poi osservando chi mi sta intorno (non tutti, per fortuna). La nostra generazione è più fragile rispetto a quelle che ci hanno preceduto. Molto spesso non sappiamo più chi siamo e cosa dobbiamo fare della nostra vita. E questo è terribile».Si parla, qui, della crisi esistenziale dell’abitante della tarda modernità, in generale, ma anche, più in particolare, della crisi che attraversa il mondo maschile, sempre sul punto di perdersi, di smarrire la propria identità, e non solo per la quotidiana diffamazione che proviene da alcuni mondi ideologici. L’autore ha ben presente alcuni recenti dibattiti: «Fermiamoci un attimo a pensare ai più o meno recenti fatti di cronaca: un maschio ammazza una donna (un crimine che grida vendetta al cospetto di Dio) e la grancassa mediatica si mette ad urlare contro il “patriarcato” che, sempre che sia mai esistito realmente, è morto da almeno sessant’anni. Giornali e politici, soprattutto di sinistra, spingono la gente a credere che questi orribili delitti vengano compiuti da maschi che vogliono imporre la propria forza sulle donne. Si tratterebbe, quindi, di uno sfregio nei confronti della femminilità nel nome di una violenza tipicamente maschile. Ma non è così. Anzi: si tratta dell’esatto contrario. Questi maschi uccidono perché non sono uomini. Perché non sanno stare in piedi da soli e tremano al solo pensiero di non aver più nessuno al proprio fianco. Perché non hanno la forza di reagire di fronte alle difficoltà della vita. Ma soprattutto perché non hanno mai esercitato la propria virilità».Carnieletto spiega che «il nostro tempo, infatti, odia tutto ciò che ha a che fare con la forza. La stigmatizza e la condanna», ma la forza virile non è necessariamente distruttiva o oppressiva. Può essere anche una forza di pace, di giustizia, di amore. Affinché sia così, tuttavia, l’uomo deve combattere una battaglia anzitutto entro se stesso. Perché il lato distruttivo di quella forza non è comunque una invenzione o una calunnia. È qualcosa che esiste e si manifesta. Va tenuto a bada, va addestrato. Bisogna contrattare con esso, come San Francesco fece con il lupo di Gubbio. In pratica, l’uomo deve trovare il suo equilibrio tra le due grandi forze che lo attraversano: lotta e amore.L’autore cita Anselm Grün: «Non c’è nessuna via per diventare uomini senza questi due poli. L’uomo che solamente combatte diventerà facilmente un don Chisciotte che ha sempre bisogno di nemici per percepire se stesso. L’uomo che oltrepassa il combattere e si dedica solo all’amore non imparerà mai davvero ad amare. (...) L’amore ha bisogno anche di forza per poter sviluppare tutto il suo potenziale di fascino e felicità».
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)