2019-03-04
L’ossessione per la discriminazione crea generazioni di pastafrolla
Una nuova ricerca sostiene che la grande maggioranza dei ragazzini si è sentita offesa per le proprie diversità. Giusto sconfiggere il bullismo, ma troppa protezione (e vittimismo) non fa nascere gli «anticorpi» della vita.Probabilmente non lo sapevate, ma il primo marzo si è celebrata la «Giornata mondiale contro la discriminazione», da non confondere con la «Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale», che invece sarà il 21 marzo. Per l'occasione, Save the children ha diffuso un interessante studio riguardante i giovani del nostro Paese. Si tratta di un sondaggio «realizzato su più di 2.000 studenti e studentesse di scuole secondarie di secondo grado in tutta Italia. Un'indagine realizzata da Sottosopra, il Movimento giovani per Save the children con il sostegno dell'Invalsi, che rientra nell'ambito della campagna “Up-prezzami" contro gli stereotipi». I risultati sono sorprendenti. Si scopre che «più di 3 studenti su 5 dichiarano di essere stati vittime di discriminazione e hanno vissuto sulla propria pelle violenze o minacce, sono stati derisi ed emarginati dai loro coetanei o messi al centro di voci negative sul loro conto. Soprattutto a scuola, quasi 9 su 10 sono stati testimoni diretti di comportamenti discriminatori nei confronti dei loro amici e compagni». Capito? Il 61% degli studenti italiani è stato discriminato. «Tra questi, il 19% ha dichiarato di essere stato emarginato ed escluso dal gruppo, mentre il 17% è stato vittima di brutte voci messe in giro sul proprio conto, il 16% deriso e 1 su 10 ha subito furti, minacce o pestaggi». Ma quali sono le ragioni di questa discriminazione? Secondo il sondaggio, «l'omosessualità, l'appartenenza alla comunità rom, l'obesità o il fatto di essere di colore sono le principali “etichette" per le quali le persone rischiano di essere discriminate». Insomma, ce n'è per tutti i gusti. Vale la pena soffermarsi un attimo su questi numeri. Provate a pensarci un attimo: il 61% degli studenti italiani subisce discriminazioni? Vuol dire che la grande maggioranza dei giovani viene maltrattata, per lo più a scuola. Le cose sono due. Può darsi che esista un 39% di ragazzi indemoniati che infieriscono senza pietà sui compagni. Oppure può darsi che si stia un pochettino esagerando. Intendiamoci: nessuno mette in dubbio che il bullismo sia una cosa brutta e sporca. Tuttavia, la sensazione è che negli ultimi tempi si stia abusando del concetto. È ovvio che i social network, i video e le foto che diventano virali abbiano peggiorato la situazione, trasformando in tragedia ciò che prima sarebbe stato solo un brutto scherzo. Ma è anche vero che sulla discriminazione c'è un'attenzione eccessiva. E si tende a fare confusione tra ciò che è davvero bullismo e ciò che non lo è. Tutti sappiamo che i bambini e gli adolescenti sono capaci di inarrivabili crudeltà. E se lo sappiamo è perché tutti siamo andati a scuola e abbiamo - chi più chi meno - sperimentato prese in giro, scherzi, offese eccetera. Salvo casi estremi - cioè episodi di violenza pesante e continua - abbiamo anche imparato come affrontare lo scherzo e lo sberleffo, per quanto cattivo. Ci siamo fatti forza e siamo andati avanti. Magari qualcuno ne è pure uscito con un po' di pelo sullo stomaco in più, pronto ad affrontare la vita anche nelle situazioni complicate. Il rischio è che l'attuale ossessione per la discriminazione ci conduca su un sentiero pericoloso. Stiamo spingendo i giovani a comportarsi come «minoranze oppresse». Se un ragazzo viene insultato e reagisce gridando alla discriminazione, si pone da solo nel ruolo di vittima. Il suo approccio alla vita cambia: alla reazione si sostituisce il piagnisteo. E il risultato è quella che gli statunitensi chiamano «generazione dei fiocchi di neve». Adolescenti fragilissimi, che alla prima difficoltà si spezzano. Proprio come accade ai protagonisti della serie tv Tredici (tratta dai romanzi di Jay Asher), che prende le mosse dal suicidio di una studentessa delle superiori. Molto spesso, oggi si batte sul tasto del bullismo per far sì che nelle scuole vengano introdotti corsi antidiscriminazione o approfondimenti per insegnare a «valorizzare le differenze». Ne abbiamo già visti parecchi in giro, e nella quasi totalità dei casi si rivelano metodi per indottrinare i ragazzini in materia di accoglienza o sessualità. L'ossessione per la discriminazione, dunque, nasconde un preciso obiettivo politico. Ma davvero, in nome della politica, vogliamo crescere intere generazioni di giovani di pastafrolla?