2020-04-20
Londra in lockdown: come il Covid-19 ha cambiato la vita all'ombra del Big Ben
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Ancora tre settimane di chiusura delle attività. Mentre il primo ministro Boris Johnson è ancora convalescente, l'Inghilterra continua ad affrontare il coronavirus puntando più sulla persuasione verso i cittadini convincendoli a stare a casa piuttosto che su sanzioni penali e autocertificazioni. Gli inglesi non rinunciano al cinema. Così Secret Cinema sposta i suoi eventi misteriosi (e interattivi) sul divano di casa. Gli incontri costano circa 5 euro e avvengono su Zoom. «Con il mio lavoro ero sempre in una città diversa. Ora cerco di aiutare le piccole medie imprese nella loro comunicazione digitale». Come è cambiata con la quarantena la vita di Xenia Tchoumi, italo-svizzera e una delle maggiori influencer al mondo. Lo speciale contiene tre articoli e gallery fotografiche. Giovedì scorso il governo di Londra, attraverso Dominic Raab, ministro degli Esteri e capo del governo ad interim, ha annunciato un'estensione del lockdown di altre tre settimane. Lo ha fatto facendo prevalere – solo per il momento e con estrema cautela – la linea del ministro della Salute Matt Hancock (e dello stesso Raab) rispetto all'approccio più sviluppista e pro ripartenza del Cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) Rishi Sunak, e della Home Secretary (ministro dell'Interno) Priti Patel. Attenzione, però: si resta nell'alveo della linea tracciata da Boris Johnson, il primo ministro attualmente convalescente nella residenza di Chequers. Pur essendo state fissate le regole restrittive, da diverse settimane, in una norma (il Coronavirus Bill), si continua a contare più sulla persuasione verso i cittadini (strong advice) che su sanzioni penali, burocrazia, e miriadi di autocertificazioni (assolutamente non richieste ai londinesi, che non devono rendere conto dei loro spostamenti, e, con le opportune distanze, possono anche correre al parco). Conta indubbiamente il dna del Regno Unito, che porta i britannici a confidare nella libertà personale e a diffidare di uno stato onnipotente e onnipresente: e in fondo il primo ministro ha fatto capire a tutti che non prolungherà la richiesta di isolamento un solo minuto più del necessario. La situazione sanitaria resta comunque delicata. Ma da un punto di vista politico, al di là delle falsificazioni mediatiche (Johnson non ha mai parlato di immunità di gregge: a citarla infelicemente era stato il suo consulente scientifico, sir Patrick Valiance), al primo ministro è riuscito anche il capolavoro tattico, con il suo discorso emozionale dopo essere stato dimesso dall'ospedale, di essere divenuto il campione del National Health Service (NHS), definito da Johnson il “maggior asset nazionale", di fatto sottraendo ai laburisti l'ultimo argomento politico rimasto, e presentando i Tories come il partito capace di tenere insieme tutto, libertà economica e dimensione sociale, iniziativa privata e efficienza delle strutture pubbliche, istinto libertario e necessità di protezione. Oltre naturalmente a garantire economicamente i britannici: il giorno stesso in cui Johnson ha chiuso tutto, ha riconosciuto ai lavoratori dipendenti l'80% del loro stipendio (fino a 2500 sterline), e a tutti gli autonomi l'80% del loro fatturato dell'anno prima. Il complesso di queste scelte ha fatto registrare nei sondaggi livelli di popolarità mai visti per Johnson: i britannici hanno premiato proprio il fatto che abbia chiuso tutto solo come extrema ratio, e non per istinto autoritario, che abbia offerto adeguata protezione economica a tutti, e che incarni l'idea del lottatore coraggioso. Da segnalare infine un'attenzione forte del governo britannico pure alla dimensione psicologica e ai problemi (anche di violenza domestica) che l'isolamento forzato può determinare, specialmente per le donne. E' dunque stato attivato un numero verde (la campagna si chiama “You are not alone") e Priti Patel ha annunciato un fondo di 2 milioni di sterline per questa linea e per consentire alle vittime di sollevare le appropriate denunce. Daniele Capezzone
Francesca Albanese (Ansa)