2021-10-15
L’onda umana di Trieste non si placa nonostante le minacce del prefetto
Valerio Valenti: «Manifestazione non autorizzata, partecipare è reato». Ma gli operatori confermano il blocco del porto, senza i sindacati, fino alla revoca dell'obbligo. Pronto a dimettersi il presidente dello scaloMuro contro muro. L'ipotesi di una proroga al 30 ottobre del via all'obbligo del green pass su cui i portuali triestini si sarebbero dichiarati pronti a discutere è durata meno di mezz'ora. Palazzo Chigi tira dritto, nessun rinvio, né tamponi gratis per i lavoratori. Nulla di deciso nemmeno sulla possibilità di calmierare ulteriormente i prezzi dei test o di introdurre deduzioni per le imprese.Nel frattempo, il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, ha detto che quella di oggi è «una manifestazione presentata come sciopero. Non è stata convalidata dalla Commissione di garanzia, quindi è una manifestazione non autorizzata che impedisce l'accesso dei lavoratori al porto e blocca l'attività. Si configura cioè come interruzione di pubblico servizio, per cui è perseguibile». Per questo reato non è previsto l'arresto, ma una denuncia per gli organizzatori. «Siamo in dittatura, faremo comunque lo sciopero: noi pensiamo di essere una democrazia, vedremo chi vincerà», ha scritto in un comunicato il Coordinamento lavoratori portuali di Trieste (Clpt), che ha confermato per oggi il blocco delle operazioni portuali a oltranza. Unica soluzione per far rientrare la protesta: revocare l'obbligo di green pass per i lavoratori. Lo stesso coordinamento aderisce allo sciopero generale nazionale, dal 15 al 20 ottobre, proclamato dai sindacati Fisi, Confsafi, Al-Cobas e Soa. Nei porti di Trieste e Monfalcone (Gorizia) lo sciopero si svolgerà con le seguenti modalità: per i lavoratori giornalieri o con orario spezzato, per l'intero orario di lavoro dal 15 alla mezzanotte del 20 ottobre; per i lavoratori a turni, dal primo turno del 15 ottobre fino alla fine dell'ultimo turno iniziato il 20 ottobre. Nel mirino del Coordinamento è finito anche il presidente dell'Autorità portuale del porto di Trieste, Zeno D'Agostino, che ieri in una conferenza stampa ha confermato che se l'agitazione di domani dovesse proseguire «a oltranza» farebbe scattare le sue dimissioni irrevocabili. Ma ha anche aggiunto che l'autorità portuale e le altre autorità cittadine stanno lavorando congiuntamente per garantire l'accesso al lavoro di chi vorrà entrare con il green pass a partire da domani, «quando la manifestazione di chi, senza conoscere neppure Trieste verrà a bloccarne le attività, sarà conclusa». Intanto, mentre i lavoratori autonomi del Clpt non ammainano la bandiera della protesta, i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb, ritengono un passo in avanti importante i test vaccinali proposti a spese dei datori di lavoro. I sindacati confederali e l'Ugl quindi non aderiranno allo sciopero di oggi nel Porto di Trieste, e anzi si sono chiesti come potranno raggiungere il posto di lavoro i portuali che non parteciperanno all'astensione dal lavoro. Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha fatto appello al buon senso («Se dividiamo il Paese e andiamo verso una situazione di scontri tra fronti opposti facciamo del male al Paese») ma resta il fatto che su 100.000 lavoratori, circa 35.000 non sono vaccinati, per un fabbisogno di 100.000 tamponi settimanali. E l'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina ha già detto che questi tamponi non ci sono. A giudicare dalle dichiarazioni ufficiali - e dal tam tam interno circolato nelle ultime ore nelle singole organizzazioni - i fronti del porto più caldi saranno quelli di Trieste e di Genova, dove i lavoratori portuali del terminal Psa Genova Pra' ieri hanno fatto circolare un volantino confermando che «se l'azienda riterrà di applicare la normativa sul green pass, saremo nostro malgrado costretti a non entrare nel posto di lavoro». Non solo. I sindacati di base dei portuali genovesi chiedono tamponi gratis per tutti. L'Autorità portuale ha ribadito la disponibilità a fornire aree per effettuare tamponi, mentre da diverse aziende e anche dalla Compagnia unica dei lavoratori portuali è stata data la disponibilità a fornire i tamponi a spese delle imprese. Non dovrebbero invece verificarsi blocchi rilevanti in altri punti strategici per la logistica del mare. A Civitavecchia non si segnalano criticità, situazione tranquilla anche a Napoli, dove la percentuale dei non vaccinati, secondo quanto riferiscono i sindacati, è bassa e quindi non compromette il regolare svolgimento delle attività. Idem a Livorno (su 2.000 lavoratori la maggioranza è vaccinata), nei porti sardi, in quelli pugliesi e a Venezia (più del 90% sono vaccinati) anche se potrebbe esserci qualche rallentamento per le navi che attendono le merci. In Sicilia, a Messina e Palermo, i responsabili dicono che non esiste alcuna mobilitazione e a Gioia Tauro il Med center container terminal ha annunciato che, a partire da oggi, metterà a disposizione tamponi gratuiti per due settimane per i dipendenti che non hanno effettuato il vaccino. Anche se la protesta non si allargherà a macchia d'olio da Trieste in giù, però, non va sottovalutato l'aspetto politico dello scontro aperto dai portuali guidati da Stefano Puzzer, il portavoce del coordinamento dei lavoratori Clpt, che è sganciato da tutti gli altri sindacati. Perché ogni seppur piccolo passo indietro mosso da governo può aprire una breccia anche per gli altri. Senza dimenticare che fin qui, la linea dura di autotrasportatori e operatori della logistica, ha bypassato le sigle confederali ma anche le associazioni di categoria.