2021-05-05
Loggia segreta, i pm si svegliano. Mattarella invece dorme ancora
Piercamillo Davigo (Ansa)
Perugia accusa Piero Amara di traffico di influenze; Brescia e il pg di Milano indagano sulla Procura meneghina; Roma convoca Piercamillo Davigo. Solo al Quirinale tutto tace sulla vicenda che minaccia di travolgere la magistratura. La storia della fantomatica loggia Ungheria rischia di inghiottire la Procura di Milano, coinvolta in inchieste penali e disciplinari. Le dichiarazioni del faccendiere Piero Amara sullo scottante tema e il loro utilizzo stanno creando una reazione a catena. Nel 2020 il procuratore Francesco Greco e l'aggiunto Laura Pedio portarono al procuratore di Brescia Francesco Prete (competente per i reati delle toghe milanesi) uno stralcio di poche righe sul giudice Marco Tremolada, che, secondo Amara, sarebbe stato «avvicinabile» dai legali dell'Eni, i cui vertici Tremolada stava giudicando. I pm Fabio de Pasquale e il collega Sergio Spadaro provarono anche a far deporre in aula Amara. Ma, prima che Prete archiviasse tutto senza alcuna iscrizione sul registro degli indagati, il pm Paolo Storari, nell'aprile del 2020, decise di portare quei verbali fuori dal suo ufficio, facendoli visionare all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo. Adesso su quella sporca guerra vogliono vederci tutti chiaro. Storari, come abbiamo già scritto sabato, è indagato per rivelazione di segreto d'ufficio dalla Procura di Roma, città dove si sarebbe consumato il reato, e presto dovrà essere convocato nella Capitale. Prete ha annunciato di avere aperto un fascicolo ufficiale sulla vicenda dei verbali di Amara. Nel frattempo il presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi ha acquisito da Brescia gli atti del fascicolo archiviato riguardante Tremolada. Si è mossa anche la Procura Generale di Milano: il Pg Francesca Nanni, esercitando i suoi poteri di sorveglianza, ha infatti chiesto all'ufficio del Procuratore Greco informazioni sulla vicenda per capire che cosa sia successo ed, eventualmente, riferire al Procuratore Generale della Cassazione in vista di una possibile azione disciplinare. Oggi verrà sentito a Roma come persona informata dei fatti Davigo che dovrà spiegare nei dettagli come si sia mosso una volta ricevuti i verbali e riferire quanto di sua conoscenza sul coinvolgimento della sua ex segretaria Marcella Contrafatto nella distribuzione delle carte segretate ai giornali e al consigliere Nino Di Matteo. L'impiegata del Csm è accusata di calunnia per le lettere d'accompagnamento ai plichi. Ieri è arrivata la notizia che Perugia ha finalmente chiuso le indagini sulle fughe di notizie in favore di Amara avvenute nel procedimento 44630/2016 per corruzione in atti giudiziari e altri reati. All'epoca il faccendiere aveva ammesso di avere ricevuto una pen drive con all'interno un'informativa della Guardia di finanza da un ex agente dell'Aisi, Loreto Francesco Sarcina, in cambio di 30.000 euro. Nel 2017 lo 007 avrebbe fatto intendere ad Amara di poter intervenire su alcuni dei pubblici ministeri che stavano indagando su di lui. Adesso la Procura di Perugia sembra essere arrivata alla conclusione che Sarcina avesse millantato quando aveva fatto i nomi dei magistrati. Ad Amara e al sodale Giuseppe Calafiore viene contestato il traffico illecito di influenze per aver pagato per ottenere il favore degli inquirenti. Ovviamente se il fatto si fosse realizzato, sarebbe stata contestata la corruzione, ipotesi che, però, era già stata esclusa da Roma. La Procura capitolina aveva inviato il fascicolo in Umbria solo per il reato di traffico illecito di influenze. Adesso gli inquirenti perugini hanno dato un'accelerata per mostrare che non intendono far sconti ad Amara, nonostante sia un testimone utilizzato anche lì nell'ambito del procedimento contro Luca Palamara. Nell'avviso di chiusura delle indagini si legge che Sarcina «sfruttando e vantando relazioni sia esistenti che asserite con pubblici ufficiali indebitamente si faceva consegnare in più soluzioni da Amara e Calafiore la somma complessiva di 30.000 euro come prezzo della propria mediazione illecita verso pubblici ufficiali e per remunerarli in relazione all'esercizio delle loro funzioni e dei loro poteri». Sarcina avrebbe «assicurato di poter avvalersi di personale dell'Aisi e di appartenenti alla polizia giudiziaria per reperire informazioni sulle indagini in corso […], inoltre parte di tale somma sarebbe servita anche per remunerare i magistrati in servizio presso la Procura di Roma». Ma, ma come detto, questa sarebbe stata una millanteria. In un verbale del 17 luglio 2018 Amara aveva portato i pm sulla strada che conduceva a Sarcina. Quel giorno, a interrogarlo sono l'aggiunto Paolo Ielo e i pm Fabrizio Tescaroli e Stefano Fava. Amara racconta: «L'avvocato Calafiore conosce una persona che si chiama Francesco che lavora alla presidenza del Consiglio dei ministri, che incontrava in un convento che sta in via Druso, mi pare, lì c'è una monaca che potete sentire a sommarie informazioni e che vi può dire chi è questa persona». Successivamente i pm troveranno suor Concetta e da lei risaliranno a Sarcina. Ma in quell'interrogatorio Amara fa il nome del primo dei magistrati «trafficati» dallo 007, ovvero di quelli da lui citati come raggiungibili attraverso le sue «influenze». Il procuratore aggiunto chiede i nomi dei pm citati da Sarcina e Amara risponde che lui diceva che poteva raggiungere «il numero uno», ma che a suo giudizio erano «stupidaggini». Ielo insiste per avere il nome del numero uno e Amara risponde: «Questo Francesco ci rappresentava che aveva un rapporto con lei dottor Fava». È facile immaginare le facce dei magistrati. Anche se Ielo ci tiene a precisare che «allora il numero uno ero io». Qualche mese dopo, il 7 marzo 2019, lo stesso Ielo va a chiedere conferma a Sarcina in carcere di questa versione. È accompagnato solo da un finanziere. Lo 007 gli spiega che a fornirgli notizie riservate era un cancelliere, tale G. D.. L'avvocato di Sarcina chiede: i soldi dati a G. D. erano per lui o per terzi? Sarcina fissa negli occhi l'aggiunto: «G. D. mi ha detto che erano per lei dottor Ielo». Un gioco di specchi in cui i magistrati vengono sporcati con schizzi di fango durante gli interrogatori dai loro stessi inquisiti. Adesso per queste sesquipedali millanterie Amara & C. potrebbero finire a processo.
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