2023-02-20
«Lobbisti dei vaccini a Bruxelles? Non c’è una norma per regolarli»
Nel riquadro, Maurizio Cini
L’esperto Maurizio Cini: «Segretare gli accordi è anomalo: i medicinali erano già brevettati».L’Ue ha parlato: i lobbisti di Pfizer potranno tranquillamente continuare ad accedere ai corridoi del Parlamento europeo, benché la commissione d’inchiesta dell’Eurocamera chiedesse il ritiro degli accrediti. È l’ennesima beffa al principio di trasparenza, dopo il doppio rifiuto del ceo della società, Albert Bourla, di testimoniare davanti ai deputati e la decisione di audire Ursula von der Leyen soltanto a porte chiuse. Ne abbiamo parlato con il prof Maurizio Cini, esperto di legislazione farmaceutica. Professore, è normale la presenza di lobbisti di una casa farmaceutica a Bruxelles?«Posso dirle la verità? Di lobbismo farmaceutico ho sentito parlare solo in occasione di questa vicenda. La pratica del lobbying per i farmaci non dovrebbe neppure esistere».Tra il mondo come dovrebbe essere e il mondo com’è, però, c’è un’ovvia differenza.«Chiariamoci: nella legislazione farmaceutica sia europea sia italiana, il concetto di lobbismo non è disciplinato». Quindi, nessuno ha stabilito cosa possono dire e non dire gli uomini di Pfizer agli eurodeputati? «Il punto è esattamente questo. Dopodiché, è chiaro che non mi meraviglia la scoperta che si svolga attività di lobbying. Era già da parecchio tempo che mi sembrava che qualcosa non funzionasse, che qualcosa mi sfuggisse».Cosa le sfuggiva?«L’origine di tutto. Mi è parso che la pandemia sia stata gestita come una grande operazione economica e commerciale per arrivare al vaccino».Perché lo pensa?«Si ricordi l’ostracismo nei confronti delle cure. Secondo le normative europee, qualora fosse stato riconosciuto un protocollo terapeutico efficace - non paracetamolo e vigile attesa - non sarebbe stato possibile concedere l’autorizzazione in via d’emergenza ai vaccini. Per sdoganare le cure, si è aspettato il momento in cui non si poteva proprio più evitare di parlarne. E i vaccini, a quel punto, erano blindati». Adesso, la domanda dei vaccini sta calando, tanto che gli Stati chiedono di rinegoziare o annullare i contratti. I prezzi, però, aumentano. Come mai?«Con il contratto segretato, non sappiamo come mai il prezzo sia potuto aumentare nel tempo. Anche questo è un aspetto inaccettabile».Non è normale che un colosso della farmaceutica voglia tenere riservati gli accordi che prende con gli Stati?«Se un’azienda ha stipulato un contratto, lo ha fatto sulla base di un preparato che deve aver ottenuto un brevetto. E una volta depositato, il brevetto diventa di pubblico dominio. Mi sono occupato parecchio di brevetti farmaceutici: devono descrivere come si produce quel determinato prodotto. Cosa c’è da coprire con il segreto industriale, dunque?».Una buona parte dei bilanci dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, dipende dai finanziamenti delle case farmaceutiche. «È un’altra delle assurdità di tutto il comparto farmaceutico. Se il controllore è finanziato dal controllato, come può esercitare il controllo? Big pharma ormai ha potere addirittura sugli Stati».Come giudica la farmacovigilanza che si è svolta in Italia?«È stata quasi esclusivamente passiva. Al contrario, di fronte a un medicinale innovativo, non testato a sufficienza, bisognava stimolare un monitoraggio attivo, utilizzando il personale sanitario, ma anche i farmacisti. C’ qualcosa che non ha funzionato».C’è qualcosa che non ha funzionato, o qualcosa che non hanno voluto far funzionare?«Cito lo sketch di Corrado Guzzanti: la seconda che ha detto…».
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