2021-03-20
Lo Spallanzani si è preso Reithera
Nel marzo di un anno fa l'ospedale della Regione guidata da Nicola Zingaretti ha ottenuto fondi dal Cnr, di fatto poi tagliato fuori, e siglato il protocollo di sviluppo del sieroMentre si discute ormai da mesi di vaccini già presenti sul mercato, come Astrazeneca, Pfizer o Sputnik, si torna a parlare del vaccino «tutto italiano», ovvero quello di Reithera, ottenuto grazie a un accordo tra Spallanzani e Cnr. Ieri è stata annunciata la fase 2 della sperimentazione. Anche l'ex magistrato e deputato del Pd Gianrico Carofiglio ha annunciato che farà il volontario per testarlo. C'è però poco da festeggiare. In pochi fanno notare che il vaccino italiano è in grave ritardo, nonostante il programma di progettazione sia iniziato più di un anno fa, per di più sfruttando anche lo stato di emergenza per ottenere finanziamenti pubblici. L'anno scorso si era parlato di uscita in novembre. Poi il termine è slittato a marzo. Invece bisogna aspettare, tanto che gli esperti del settore già scommettono che quando uscirà potrebbe essere già fuori mercato. Poco importa che il primo febbraio l'azienda abbia ricevuto da Invitalia 88 milioni di euro. Per arrivare in fondo al progetto ne serviranno probabilmente altri 70. Oltre al tempo perso, va notato anche il finanziamento pubblico che ha ricevuto. Tutto nasce durante la riunione del 17 marzo 2020 alla Protezione civile, come spiega il verbale della convenzione tra L'Irccs Lazzaro Spallanzani e il Cnr, Consiglio nazionale delle ricerche. Il progetto è su carta intestata tra l'Università Federico II di Napoli, la stessa Reithera e, appunto, l'ospedale romano. Sono tutti partner del progetto. E qui c'è la prima particolarità. L'allora ministro del Mur è Gaetano Manfredi, che era rettore della stessa Federico II fino alla fine del 2019. Nessuno protesta. Ma le stranezze non finiscono qui. Dalla fine di febbraio sono scaduti i termini della presidenza del Cnr. Massimo Inguscio, nominato nel 2016 dall'ex premier Matteo Renzi, dovrebbe essere sostituito. Il condizionale è d'obbligo, poiché ciò non avviene. Non a caso durante la riunione del 17 marzo il Cnr non c'è. Ma è come se ci fosse, perché il 23 marzo proprio il Consiglio nazionale ricerche approva il protocollo d'intesa con lo Spallanzani. È tutto scritto nero su bianco nella convenzione. L'ospedale riceve così 8 milioni di euro, 5 dalla regione Lazio di Nicola Zingaretti e 3 proprio dal Cnr di Inguscio. Il presidente non protesta. Anzi resterà poi in carica per un altro anno, in proroga: non era mai accaduto nella storia dell'ente di Piazzale Aldo Moro a Roma. Va ricordato che ancora oggi manca ancora un presidente. Cnr quindi viene usato come bancomat e per di più viene anche estromesso dal controllo dei 3 milioni di euro stanziati. Di solito infatti il consiglio segue l'investimento e l'iter della ricerca. Per come è stata impostata la convenzione, sembra quasi che il vaccino sia nelle mani dello Spallanzani. In realtà è un modo per ottenere i finanziamenti pubblici per un'impresa privata. Per di più come noto Reithera è controllata al 100% da Keires, una società che ha sede a Basilea, in Svizzera. La società ha sempre ribadito che opera in Italia e i soci sono italiani. Ma il dubbio resta (anche riguardo i componenti della stessa).È stato nominato qualche mese fa Ciro Accetta, manager di Invitalia, già indagato dalla Corte dei conti per presunti sprechi milionari: si tratta di uno degli ultimi lasciti dell'ex commissario Domenico Arcuri. Non è comunque la prima volta che il Cnr viene utilizzato per finanziare società farmaceutiche. Nel 2019 l'Anac si era già occupato di un'altra convenzione, tra Cnr e Società consortile a responsabilità limitata «Collezione Nazionale di composti chimici e centro screening» (Cnccs) per il progetto «High Science Tv.Eu». Il Cnccs è una società che ha tra i suoi soci la Irbm di Piero Di Lorenzo, che ha collaborato per il vaccino Astrazeneca. L'Anac nella sua delibera scrive che «nel caso di Cnccs il socio privato non è stato scelto con procedura ad evidenza pubblica». Questa storia è finita anche nell'inchiesta sulla fondazione Open, perché nell'agenda dell'ex tesoriere Alberto Bianchi veniva appunto evidenziato questo progetto della tv scientifica, avesse ricevuto soldi per almeno 11 milioni di euro, tra Cipe, Mur e regione Lazio. Insomma gli italiani pagano ma di vaccini italiani non se ne vedono.
Jose Mourinho (Getty Images)