2019-04-11
L’Italia si schiera con l’Armenia. Fi con la Turchia
Sì in Aula alla mozione per il riconoscimento del genocidio. Gli azzurri ritirano all'ultimo la loro (contraria) e si astengono.La passione per Recepp Erdogan rompe il Parlamento. Lo scorso 11 marzo Paolo Formentini della Lega, con le firme di parlamentari di varie forze politiche (tra cui Lia Quartapelle del Pd) insieme a diversi onorevoli leghisti tra i quali Giulio Centemero e il capogruppo Riccardo Molinari presenta una mozione con l'obiettivo di invitare l'esecutivo a dare ufficiale riconoscimento di genocidio ai massacri e le deportazioni di armeni sotto l'Impero ottomano tra il 1915 e il 1916. Tragedia che l'attuale Turchia ridimensiona in termini di vittime, negandone la natura. In poche parole, il Parlamento vuole finalmente mettere un punto fermo in quella che è la lunga tragedia dei cristiani d'Armenia. Il testo approvato alla Camera - come la Verità ha già avuto modo di spiegare - inquadra gli elementi che secondo i promotori rendono necessaria una sanzione ufficiale, partendo dal fatto che «il riconoscimento e la memoria delle persecuzioni e degli orrori occorsi nel XX secolo deve costituire un monito perenne, affinché il Parlamento sia per sempre baluardo della libertà umana e della dignità della persona secondo i principi e le disposizioni della Costituzione della Repubblica». Senza dimenticare che «la convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, ratificata dall'Italia con la legge 11 marzo 1952, riconosce che il genocidio ha inflitto gravi perdite all'umanità in tutte le epoche storiche», si legge ancora nel testo, «e le Nazioni Unite nel 1973 riconobbero ufficialmente lo sterminio di oltre un milione e mezzo di armeni». Al di là del politichese, la scelta portata avanti dalla maggioranza di governo e ratificata ieri dal parlamento muove un passo in direzione delle numerose comunità armene presenti nel mondo, e ovviamente anche in Italia. C'è di mezzo un tema culturale, religioso e storico: la Turchia (e per altri versi l'Azerbaigian, in relazione alla guerra in Nagorno Karabakh e all'aggressione alle comunità locali armene) non ha mai fatto i conti con le proprie responsabilità. La sola idea del riconoscimento ha fatto rizzare le orecchie alla diplomazia turca: Ankara si è mossa per cercare di stoppare l'iniziativa, con la convocazione da parte dell'ambasciata turca in Italia del presidente della commissione Affari Esteri, Marta Grande. Obiettivo, fare moral suasion. Una mela che è caduta vicino all'albero. Poche ore dopo, tre deputati di Forza Italia, Andrea Orsini, Roberto Occhiuto e Valentino Valentini, che è un grande conoscitore di Mosca e dintorni, hanno preso carta e penna per fare una contro mozione a favore della Turchia. I tre chiedono al governo di sostenere a livello bilaterale e multilaterale la necessità di una riconciliazione tra Ankara e Yerevan al fine di riprendere regolari rapporti diplomatici. Ma soprattutto il testo degli azzurri mira a promuovere a livello europeo «la nascita di una commissione di storici alla ricerca della responsabilità delle stragi del 1915 nei confronti di armeni, cristiani e altre confessioni, condizione necessaria per pervenire a una verità storica». Ma come? L'Ue dopo aver chiuso gli occhi sulle purghe di Erdogan negli ultimi anni ora dovrebbe anche rimettere in discussione un genocidio che è già una verità storica? E poi Forza Italia tre settimane fa è insorta contro la scelta di aderire alla Via della Seta. Silvio Berlusconi si è schierato contro la Cina «a tutela dei diritti umani», definendola un «regime capitalista». Bisogna dedurne che il regime di Erdogan è invece una democrazia da non fare arrabbiare? Le logiche economiche e commerciali hanno un indubbio peso, ma il tempismo è un po' sfortunato. In ogni caso, la mossa di Forza Italia è servita a poco. Capìta la mala parata, gli azzurri hanno ritirato la propria mozione e si sono astenuti. Il voto è passato nonostante le pressioni contrarie del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi . Vedremo come reagirà Ankara.