2020-11-04
«L’Italia ha gestito male la pandemia». Il mistero del rapporto Oms sparito
Roberto Speranza (Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images)
Altro che primi della classe: inchiesta di Report porta a galla i veri giudizi espressi nel mondo nei confronti del governo. Che però sono stati insabbiati. Minacciato l'autore. «Sa quale sarà la fine di questa storia? Che io sarò licenziato perché sono un pesce piccolo». La voce di Francesco Zambon, ricercatore dell'Organizzazione mondiale della sanità, si perde fra le calli di Venezia. Ma il dossier fatto scomparire rimane in primo piano come un macigno sul governo di Giuseppe Conte, sulla dirittura morale di chi ha partecipato all'evaporazione del documento, sulla vulgata (moltiplicata dai media compiacenti) che l'Italia è stata «un esempio di come si affronta la pandemia». Un esempio negativo semmai, come accusano le 100 pagine pubblicate, poi ritirate. E tornate d'attualità nell'ultima puntata di Report. Il governo «che non si muove con il favore delle tenebre», in realtà avrebbe più zone d'ombra del Kgb di sovietica memoria. La storia del dossier è emblematica. Realizzato durante la prima ondata da dieci ricercatori epidemiologi del distaccamento Oms di Venezia (sulla copertina c'è la cattedrale di San Marco, titolo Una sfida senza precedenti, la prima risposta dell'Italia al Covid), il documento è stato certificato dai vertici dell'organizzazione e presenta uno scenario negativo sulla via italiana alla lotta alla pandemia. Secondo quanto trasmesso dal programma di Rai 3, lo scritto denuncia il mancato aggiornamento da parte del ministero della Salute di un piano pandemico vecchio, risalente addirittura al 2006 e arrivato fino a noi attraverso un «maldestro copia e incolla»; sottolinea l'impreparazione generale, con medici e infermieri che si contagiavano in assenza di dispositivi di protezione adeguati; racconta della scarsità di test per individuare i positivi; parla di «rimedi più teorici che pratici»; fotografa la situazione negli ospedali impreparati a un tale flusso di malati gravi, con una reazione iniziale «improvvisata, caotica e creativa». Un j'accuse micidiale che entra in rotta di collisione con la leggiadra narrazione governativa proprio mentre in televisione e sui social gira il video consolatorio (con il marchio della stessa Oms) nel quale si magnifica la gestione italiana del Covid. Roberto Speranza dichiara: «Dobbiamo essere orgogliosi della qualità del nostro Servizio sanitario nazionale, che è all'altezza ed è pronto ad affrontare anche questa emergenza». L'Oms redigeva il micidiale rapporto e il ministro troneggiava sull'estate nazionale. Stava preparando il libro Perché guariremo, rimasto sugli scaffali qualche ora e poi ritirato per decenza mentre i contagi ricominciavano a salire. Il dossier molto critico avrebbe azzerato il successo d'immagine e avrebbe creato imbarazzi dentro la stessa Organizzazione mondiale della Sanità, che si era così sbilanciata nel promuovere la Conte way of life. Conseguenza prevedibile: è stato ritirato. Definito «non approvato», pubblicato per errore, disconosciuto, è finito nelle retrovie con il peso delle sue accuse. Come ha spiegato il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, «una manina lo ha fatto scomparire». Anche se era firmato dal direttore europeo Hans Kluge, è rimasto sul sito dell'Oms per 24 ore, poi si è autodistrutto. Interpellato sul tema, l'ex direttore del ministero della Salute, Ranieri Guerra, oggi direttore aggiunto dell'Oms, più che spiegare ha reagito di nervi come quando le domande creano palpabili imbarazzi. «Ancora con quel piano? Lo chieda a chi lo ha ritirato. Ho contribuito ma non l'ho firmato. Mi deve stare a distanza». A costituire una spina nel fianco dell'alto burocrate è il protocollo pandemico non aggiornato, alla base di ogni contestazione. E lo è perché fra il 2014 e il 2017 a guidare il Dipartimento prevenzione del ministero c'era lui. Poi rimpiazzato da Claudio D'Amario, anch'egli evasivo davanti ai microfoni di Report. Chi ha letto il dossier scomparso lo ha trovato valido. Lo stesso direttore Kluge scrive che «l'Italia ha uno dei sistemi sanitari più forti ma quando il Covid-19 è arrivato alle sue porte, il sistema italiano ha sfiorato il collasso. E questo ha creato il panico nel mondo. Al termine della prima fase ed entrando in una fase di transizione verso la cosiddetta normalità, è tempo che l'Italia rifletta sulla sua risposta». La seconda ondata ci sta dicendo che riflettere sugli errori non è un'italica qualità. La difesa d'ufficio parla di rapporto non ufficiale, di certificazioni mancanti, anche se da dentro l'Oms si specifica che «in realtà un livello di certificazione è stato aggiunto e non tolto». Sembra che ci sia stata una forte fibrillazione nell'organizzazione; alla fine le armonie politiche hanno sempre la meglio. Eppure chi ha letto il documento, come Stefania Salmaso, ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia, conferma che «è molto interessante e mi è sembrato fatto bene. Una descrizione quasi in tempo reale, cosa che raramente succede con i documenti scientifici». Il mancato aggiornamento del piano pandemico oggi è un tema giudiziario. In Procura a Bergamo i pm stanno lavorando su un altro rapporto, quello del generale Pier Paolo Lunelli, ex comandante della Scuola di difesa nucleare e batteriologica dell'Esercito. Lì dentro si spiega che se l'Italia avesse adottato un piano aggiornato come Germania e Svizzera avrebbe avuto meno di 7.000 morti e non 35.000. Tutto da dimostrare. Intanto fra le calli il ricercatore Zambon ha qualcosa da aggiungere: «Il nostro è stato un lavoro immenso e approvato. Ma pagherò io». Pesce piccolo, bersaglio grosso.