2024-11-25
«L’intesa va corretta. Con Brasile & C. manca reciprocità»
Luigi Scordamaglia (Ansa)
L’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia: «Non si capisce la fretta di dare il via libera, è in gioco la salute dei consumatori. Con Parigi fronte comune».«Non si comprende l’urgenza. Ci sono aspetti di questo accordo di libero scambio che devono essere molto approfonditi e non si capisce perché si debba accettare da parte dell’Unione europea una così forte penalizzazione delle nostre agricolture. Si possono studiare e vanno introdotti nel testo dell’accordo dei correttivi». Tono pacato ma decisissimo, quello di Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia che è il «luogo» dove produzione agricola e trasformazione industriale si incontrano per produrre quel valore aggiunto «monstre» che è il cosiddetto Made in Italy alimentare. E viene curioso constatare che il Mercosur è in ballo da almeno un ventennio e in limina si debbono apportare delle sostanziali correzioni. Perché Scordamaglia dice che l’accordo così non va?«Beh non sono di certo solo io, o non sono di certo solo gli agricoltori e molti trasformatori italiani a dirlo. La protesta più forte sta montando in Francia e al recente G20 Emmanuel Macron si è complimentato con Giorgia Meloni, la nostra presidente del Consiglio, perché Italia e Francia hanno deciso di fare fronte comune contro il Mercosur. E non è un caso che le agricolture e i sistemi agroalimentari di Italia e Francia siano quelli a maggior valore in Europa». Quali sono i principali motivi di contestazione che muovete al Mercosur?«È sufficiente far parlare i numeri: mentre l’Europa ha perduto superficie agricola ed aumentato di oltre 12 milioni di ettari quella forestale, quasi l’intera estensione coltivabile della Polonia per fare un esempio, in Brasile, che è uno dei più importanti Paesi di questo accordo e uno dei maggiori fornitori di prodotti agricoli all’Ue, si sono persi 90 milioni di ettari di foreste. Ci sono poi i pesticidi che il Brasile e in generale l’America latina usano e anche lì mentre l’Europa, e l’Italia in particolare, li riduce, loro li hanno aumentati (con volumi quadruplicati dal 2000 al 2020) e lo stesso vale per gli ormoni e gli antibiotici usati per far crescere gli animali. Vi è una contraddizione evidente nel comportamento dell’Europa. La Commissione europea in un recente audit ha minacciato di sospendere le importazioni di prodotti bovini dal Brasile a causa della mancanza di garanzie sull’uso di ormoni. Ma questa restrizione viene in parte superata attraverso l’uso che fanno gli allevatori brasiliani di antibiotici come promotori della crescita, pratica assai diffusa nell’area del Mercosur». Ma come? L’Europa del Green deal, che vuole mettere a riposo i campi per far crescere i boschi, poi accetta d’importare da chi taglia la foresta amazzonica?«È appunto una delle contraddizioni di questo accordo. Bisogna considerare che l’Ue è diventata il secondo maggiore importatore di deforestazione tropicale e delle emissioni a essa associata. Si stima che negli ultimi trent’anni le importazioni dell’Ue abbiano causato la deforestazione di oltre 11 milioni di ettari. È di tutta evidenza che si sta andando verso una clamorosa smentita dei valori ambientali sostenuti dall’Europa per favorire un accordo commerciale di innegabile valenza geopolitica, ma dai contenuti concreti estremamente dannosi nella sua attuale forma, almeno per quello che riguarda l’agricoltura». Torna dunque in ballo il tema della reciprocità, che è uno degli argomenti più consistenti anche nel dibattito sulla Pac tra Italia e Ue?«La reciprocità è indispensabile. Noi non siamo affatto contrari ad accordi commerciali che favoriscono il commercio mondiale. Siamo un Paese a fortissima propensione di export soprattutto nell’agroalimentare. Quest’anno l’export manifatturiero italiano complessivo nei primi otto mesi si è mantenuto stabile, mentre quello agroalimentare è cresciuto dell’8,2%, perciò qualsiasi accordo che favorisce il commercio da noi è benedetto. Tuttavia non può essere che agli agricoltori europei si pongono dei limiti stringenti e poi si consente di importare prodotti che non hanno gli stessi standard. Non solo è concorrenza sleale, ma ne va della qualità e sicurezza dei prodotti e della salute dei consumatori». Eppure Spagna e Germania spingono affinché il Mercosur si firmi subito: perché?«Perché sono disposti a sacrificare l’agricoltura nella speranza di vendere più automobili, più servizi finanziari. Ma noi non siamo disposti a consentire di sacrificare un’eccellenza come l’agroalimentare per fare spazio a un prodotto come le automobili che in questo momento vive la sua maggiore crisi in Europa». Ancora una volta la Germania fa il bello e cattivo tempo a Bruxelles?«Diciamo che l’accordo Mercosur così com’è va incontro alle esigenze di superamento dell’attuale crisi tedesca favorendo alcuni prodotti che a loro stanno a cuore».Ma è possibile firmare l’accordo Mercosur con la nuova Commissione europea non ancora insediata?«Le trattative sono già molto avanti, però a mio giudizio questa nuova Commissione, per come è composta e per come Ursula von der Leyen l’ha presentata, dovrebbe avere un approccio più pragmatico rispetto al passato. Qui non sono in ballo solo aspetti teorici ed ideologici ma problemi concreti e quotidiani per i cittadini europei. E noi abbiamo tutte le carte e i numeri per dimostrare che l’impatto dell’accordo col Mercosur così com’è scritto sarebbe molto negativo per l’Europa medesima. Ne stiamo discutendo da anni non sarà un po’ di tempo in più per renderlo più equo che cambierà gli equilibri mondiali».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)