2019-11-25
Riccardo Molinari: «Capite perché la Lega ha detto stop?»
Il capogruppo leghista alla Camera: «Non potevamo più andare avanti con un M5s che rinnega il suo passato. Dietro la tempesta di tasse e la gestione dell'Ilva c'è un disegno di decrescita. E l'Europa continua a ricattarci».Riccardo Molinari è il capogruppo della Lega alla Camera dei deputati. Trentaseienne, piemontese di Alessandria, è apprezzato da amici e avversari per il suo equilibrio. Ha accettato di conversare con La Verità all'inizio di una settimana che si annuncia rovente tra manovra, decreto fiscale, Ilva, Alitalia e questione Mes. Dica la verità: i giallorossi stanno lavorando per voi. Da quando sono al governo, la risalita della Lega nei sondaggi è rapida e costante.«Purtroppo stanno lavorando contro il Paese, a partire dai 5 stelle. Questa è anche la spiegazione del motivo per cui la Lega ha staccato la spina quest'estate: ora tutti possono capirlo».Come spiega una manovra così anti crescita? È veramente difficile trovare qualcosa che possa determinare un incentivo al consumo, o incoraggiare la ripresa.«È incredibile, ma non mi basta la spiegazione del furore ideologico grillino. Penso che, consciamente o no, ci sia purtroppo anche il disegno di depotenziare l'industria italiana. Si è cominciato l'anno scorso con l'ecotassa (contro l'automotive), ora la tassa sulla plastica (e siamo i primi produttori, ci mettiamo da soli una specie di 'autodazio'), poi la tassa sullo zucchero (e diverse eccellenze enogastronomiche nazionali hanno proprio quell'ingrediente), poi le auto aziendali… Fino alla questione più grave, cioè l'Ilva, dove si è operato per far chiudere un'industria, a tutto vantaggio dei nostri concorrenti».E ogni giorno c'è una nuova scoperta.«Pensi all'ultima follia, che posticipa i conguagli e le compensazioni fiscali, con il risultato di costringere - in molti casi - a chiedere un prestito in banca chi vanterebbe un credito nei confronti dello Stato».Hanno compattato tutti, però contro: Confindustria, piccole e medie imprese, sindacati, autonomi e partite Iva.«È così. Anche l'unico elemento teoricamente positivo per i dipendenti, e cioè l'intervento sul cuneo fiscale, è assolutamente insufficiente, e non porterà nessun beneficio percepibile».Torniamo a manovra e decreto fiscale. Su che cosa si concentrerà la vostra azione emendativa?«La prima cosa che proponiamo è l'eliminazione del cashback. Doveva essere un incentivo all'uso delle carte di credito, ma si traduce in una misura peggiorativa. Abolendola, si ricavano 3 miliardi con cui si possono eliminare la tasse su plastica e zucchero. E resterebbe anche 1 miliardo per Venezia, Matera e le altre città colpite dal maltempo».Le propongo un esercizio. Si metta per un istante nei loro panni. Dal loro punto di vista, dopo l'operazione che li ha portati al governo, non sarebbe stato meglio fare una manovra di 2 righe, solo per disinnescare le clausole di salvaguardia, e poi costruire qualcosa di più strutturato nei primi mesi del 2020, attraverso un decreto ad hoc? «Assolutamente sì. Tra l'altro, anche senza insediare il governo giallorosso, si poteva fare un decreto già in estate per disinnescare l'aumento Iva, andare a votare, e avere a novembre un governo pienamente legittimato e operativo».Quindi la sua diagnosi è che siano nati solo per buttar fuori voi…«La scelta di Zingaretti è stata incomprensibile tra fine agosto e inizio settembre. Invece che andare a elezioni e poi fare una sana opposizione, ha messo a repentaglio la credibilità del Pd. E per che cosa? Per un pugno di ministeri e di sottosegretariati? Della credibilità dei grillini, invece, non parlo, nel senso che non c'è più: e alle prossime elezioni la questione dei 5 stelle sarà risolta dagli elettori».Però un'obiezione non posso non farla anche a voi. L'anno scorso, quando eravate al governo (e in quel momento i grillini erano ancora tranquilli e allineati), perché non avete fatto lo choc fiscale nella prima finanziaria della legislatura? In fondo, la misura antitasse che avete approvato (la flat tax al 15% per le partite Iva sotto i 65.000 euro) è andata alla grande: se aveste fatto di più in quella direzione, non sarebbe stato meglio? Lo dico in modo più chiaro: tra reddito di cittadinanza e quota 100, quelle risorse non potevano essere impiegate per un super taglio di tasse? «L'agenda che avevamo scelto aveva senso. Il primo anno, la decisione era quella di approvare misure di forte valenza sociale, dopo troppi anni di austerità. La stessa reazione della Commissione Ue (che urlava contro un deficit al 2,04% mentre quest'anno tace sul deficit al 2,2…) era tutta politica: qualcuno non accettava l'idea di un intervento per migliorare la condizione sociale delle fasce più deboli. E poi, anche sul lato fiscale, oltre all'intervento sulle partite Iva, abbiamo approvato anche la pace fiscale e la rottamazione ter, consentendo a 1,3 milioni di contribuenti di potersi rimettere in ordine. Questi invece adesso fanno tintinnare le manette».Emendamenti a parte, non varrebbe la pena di presentare al Paese una contromanovra strutturata? Proprio per dare l'idea di ciò che fareste voi la prossima volta?«Una nostra manovra era pronta questa estate. Con il deficit ipotizzato al 2,8% avremmo potuto mantenere le misure sociali, mettere 5 miliardi per il taglio del cuneo e 15 per la flat tax. Ora che siamo all'opposizione, abbiamo scelto di fare emendamenti mantenendo invariato il deficit del 2,2 per dimostrare che anche entro quei limiti non occorre infilare nuove tasse».Veniamo al Mes. Chiunque abbia ascoltato un suo intervento in Aula non può rimproverare alla Lega di non aver alzato la voce per tempo. Come giudica il fatto che adesso la nuova maggioranza sia spaccata, e che Conte - in pieno vertice - vada a prendere suggerimenti da Pierre Moscovici?«Non lo dissi solo in Aula, ma ci fu una nostra esplicita risoluzione parlamentare. La mia ricostruzione è che qualcuno in Ue possa aver prospettato una procedura di infrazione».E quindi chi trattava si sia ritrovato la pistola alla tempia?«Ma comunque è chiaro che il governo non tenne fede all'indirizzo parlamentare, questo è ormai grave ed evidente».Non sarà che il governo giallorosso è nato con la benedizione di Berlino-Parigi-Bruxelles proprio per incatenarci al Mes? «Ah certo, con la Lega non sarebbe stato possibile. Con un M5s addomesticato ci provano, ma mi auguro che non ci riescano. Anche perché per i grillini significherebbe rinnegare tutto ciò che dicono da anni».Eppure Gualtieri, Pd e Italia Viva dicono che le modifiche al Mes sono irrilevanti, o addirittura favorevoli all'Italia!«Il Pd è sempre a favore di ciò che arriva da Bruxelles, direi che sono schienati, appiattiti. Ma perfino Banca d'Italia mette in guardia rispetto ai rischi. Noi saremmo uno dei principali soggetti contributori, senza ricavarne benefici, anzi».Qualche «competente» dice che la vostra opposizione al Mes ripropone il tema dell'uscita dall'euro con altri mezzi. È' così?«Non capisco la connessione. Dovremmo mettere soldi senza beneficio, e anzi perfino rischiando una svalutazione dei nostri titoli. E c'è anche un punto di principio: già diciamo che la Commissione Ue è poco democratica, ma qui la gran parte della decisione spetterebbe a un organismo tecnico. Quanto all'euro, sarebbe a rischio proprio se si approvasse quel tipo di modifiche al Mes, con i titoli di alcuni Paesi ridotti a carta straccia».Voi chiedete elezioni al più presto. L'esperimento giallorosso non ha funzionato, e anche in Ue, da settembre a dicembre, hanno votato o voteranno almeno quattro Paesi. Però Giancarlo Giorgetti propone tavoli al Pd. Si può ritenere che questi ipotetici tavoli siano volti ad aggiustare la legge elettorale, ma qualcuno teme che sia un modo per aprire a governi tecnici e di decantazione. Ci aiuta a fare chiarezza?«Quella di Giorgetti è una provocazione per dimostrare come dovrebbe funzionare un Paese normale. Se constati che la maggioranza parlamentare non corrisponde all'opinione dei cittadini, che dovresti fare? Una finanziaria d'emergenza (disinnescare l'Iva) e poi un'intesa minima e rapidissima sulla legge elettorale per votare in primavera. E invece vedo che il tavolo sulla legge elettorale se lo fanno da soli per contenere i loro danni».Al governo dove avete sbagliato? In che cosa anche voi avete commesso errori? «Ne riconosco due. L'ecotassa, che ho già citato prima. E lo spazzacorrotti: questa idea che togliendo la prescrizione, o trattando da mafiosi chi commette reati contro la pubblica amministrazione, potesse venire qualcosa di buono ci è stata rinfacciata da molti operatori del diritto».Come vi state preparando per essere più pronti la prossima volta, materia per materia, dossier per dossier?«Usciamo da due anni di campagna elettorale permanente, e a volte ci si occupa più del contingente che di uno sguardo strategico. Però sull'economia già abbiamo un tavolo di lavoro settimanale: e, come ho ricordato, avevamo un impianto di manovra pronto già questa estate. Sulle altre materie, io stesso e Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, abbiamo consegnato a Matteo Salvini uno schema relativo alla riorganizzazione dei dipartimenti della Lega. Salvini è determinato a riorganizzare il partito e deciderà».