
Il senatore leghista: «Il tandem Ppe-Pse vuole fiaccare i partiti che lo spazzeranno via alle elezioni europee. L'unione bancaria? C'è chi ne approfitterebbe per scaricare su di noi il salvataggio dei “fratelli" tedeschi».Incontro il professor Alberto Bagnai nel suo ufficio al Senato il giorno dopo la sortita della Vigilanza Bce su Mps e sul sistema bancario italiano. Bagnai è molto più di un presidente della commissione Finanze. Da anni, con il suo Il tramonto dell'euro (Imprimatur editore, 2012), ha indicato una direzione di marcia. E oggi è tra le poche persone ascoltate, non solo su questi temi, da Matteo Salvini. Professore, che fanno a Francoforte? Ricominciano a mettere nel mirino le banche italiane?«Mi pare più che altro un colpo di coda della gestione della signora Danièle Nouy, un evento scaturito essenzialmente per inerzia, come proseguimento del percorso che era stato avviato l'anno scorso. Il ministro Giovanni Tria ha confermato questa interpretazione in audizione alla Camera giovedì scorso. Poi parliamoci chiaro: siamo un partito candidato a spodestare in Europa il Pse e il tandem Pse-Ppe. E per ora gli organi tecnici a Bruxelles sono consustanziali a quel blocco».Quindi nessuna polemica verso il nuovo responsabile della Vigilanza Bce, l'italiano Andrea Enria?«Immagino che in questa fase Enria sia ancora preso dalle mille incombenze del passaggio di consegne: comporre la segreteria, ordinare i biglietti da visita… Tra l'altro le famose lettere Srep che sono all'origine del caso sono state inviate prima che lui arrivasse. Non penso sia una sorta di recrudescenza attribuibile a lui, come se, essendo italiano, avesse scelto di accreditarsi mostrando più rigore contro l'Italia. Tra l'altro, più che un atto rigoroso, questo è un atto destabilizzante. Quindi lo voglio considerare un infelice incidente burocratico che non enfatizzerei, e a cui si può rimediare». Come facevano i professori di latino e greco al liceo, che chiedevano perché avessimo tradotto la versione in un certo modo, ti chiedo se hai capito il senso della cosa. Perché così e perché proprio ora? Ci sono banche non solo italiane, ma diciamo dell'Europa mediterranea, che stanno faticosamente uscendo dal tunnel. Già sono state forzate da anni a svendere gli Npl…«Ecco il punto. Sto analizzando una proposta di direttiva europea per la creazione di un mercato dei crediti deteriorati. Il problema sono le forzature: se si esagera nella fretta, se si eccede nella penalizzazione delle strategie attendiste rispetto a tempi e modi di vendita, finisce che il prezzo non lo fissa più il fisiologico incontro tra domanda e offerta, ma di fatto lo decide il compratore».Forzatura patologica…«Sorgono una domanda teorica e una pratica. Quella teorica è: ma quanto crede l'Ue nel mercato, se poi forza l'allocazione degli Npl con regole campate in aria?».E quella pratica?«Quanto ci abbiamo perso? Ho molto apprezzato sulla Verità alcune riflessioni al riguardo di Fabio Dragoni e Giuseppe Liturri. Si può stimare che tra il 2017 e il 2018 il differenziale tra ciò che le banche hanno recuperato sui crediti deteriorati non ceduti (44%) e il prezzo di cessione di quelli che invece hanno venduto (26%) sia stato circa del 18%. Applichiamo quel 18% a 164 miliardi, e viene fuori una perdita di quasi 30 miliardi. Queste svendite motivano perplessità, condivise dalla magistratura: leggo di inchieste su Etruria e su CariChieti al riguardo, che investono commissari nominati da Bankitalia…».Un passo indietro. A marzo 2017 la Vigilanza Bce, con l'ineffabile signora Nouy, rende note le sue «linee guida» sugli Npl, regole già troppo pesanti. Poi a ottobre la Nouy sente l'esigenza di inventarsi un addendum, contestato anche dal Parlamento europeo. Come spieghi questo attivismo regolatorio, anche scavalcando il Parlamento, con un'attività legislativa svolta di fatto da un organo della Bce? «Certo, c'è un enorme problema di metodo, di gerarchia delle fonti, di sovranità del Parlamento europeo».Qualcuno (penso ad Antonio Tajani) si era illuso che la Vigilanza Bce si fosse fermata. A luglio la stessa Bce aveva dato un colpo di freno, aveva fatto capire che avrebbe seguito i singoli casi, banca per banca… E invece ora Francoforte riparte, nel senso che mette nel mirino proprio le banche italiane. E qualcuno a Bruxelles si limita a piagnucolare dicendo che il Parlamento europeo è a fine mandato. Ma perché non reagiscono?«Da un lato, dovrebbe essere più facile opporsi proprio ora. Dall'altro, si tenta di indebolire le nuove forze politiche che, da maggio prossimo, assicureranno un ricambio in Ue rispetto a Pse e Ppe. Il Nazareno di Bruxelles, ovvero il simpatico tandem fra Antonio Tajani e Roberto Gualtieri, ha salutato come un proprio successo la trascurabile estensione da sette a otto anni del calendar provisioning: in realtà la situazione è stata peggiorata, mettendo il timbro del Pe sull'addendum della Bce, il cui valore giuridico era molto debole. Vendono successi immaginari mentre subiscono sconfitte reali». Invece, gran silenzio sul cancro che hanno in pancia le banche tedesche e francesi, cioè i titoli tossici Level 2 e Level 3, si stima dodici volte più grandi per mole degli Npl…«Questo è il punto, le attività illiquide delle banche francesi e tedesche passano sotto traccia. Più volte l'eurodeputato Marco Zanni ha presentato interrogazioni al riguardo. La Nouy ha dato sempre risposte evasive. Speriamo di averne di migliori ora. Per gli Npl hai in bilancio attivi che mediamente valgono la metà, ma devi venderli a un quarto per non doverli appostare a zero. Mentre per i titoli illiquidi, non ci sono parametri: dal “mark to market" siamo al “mark to management"… Ben strano metodo di valutazione. E notevole strabismo della Vigilanza Bce». A Parigi e Berlino vogliono un'unione bancaria a garanzia forte per i loro istituti e a minor condivisione del rischio per le nostre?«Uso un'espressione lombarda: non dobbiamo fare i “piangina", ma dobbiamo però capire che c'è chi punta al completamento dell'unione bancaria per scaricare sui contribuenti dei Paesi periferici i salvataggi delle banche francesi e tedesche. È già successo con i fondi salva Stati e lo dicono economisti tedeschi: già qualche anno fa, su 100 euro stanziati per la Grecia, solo 5 sono andati al governo di Atene, e ben 95 alle banche creditrici. Ergo, dovevamo salvare i “fratelli greci", e invece abbiamo salvato i “fratelli tedeschi"».Ma non si rendono conto che stanno preparando a voi della Lega la migliore campagna elettorale possibile?«Ah, che il Pd voglia parlare di banche è stupefacente. Mi capita di sentire avversari - anche autorevoli - che accusano noi di aver “bruciato" 6 ipotetici miliardi con lo spread. Dimenticano ciò che abbiamo detto prima sulla svendita degli Npl, e anche ciò che è accaduto dopo l'anticipo del bail in: meno 61% del comparto azionario nel primo semestre 2016. La capitalizzazione era di circa 120 miliardi, e dunque si registrano circa 60 miliardi di perdita effettiva».Nel 2011 in Italia e in Grecia sono stati fatti saltare due governi per imporre due giunte tecnocratiche gradite a Bruxelles. Non ti pare curiosa la nonchalance con cui si è tollerato un simile sfregio alla democrazia? Voglio dire: in Inghilterra nessuno avrebbe accettato, in caso di caduta di un governo, l'imposizione da Bruxelles di un professore di Oxford… Qualcuno ha dimenticato che nell'etimo di democrazia c'è anche «demos»?«In privato, la percezione degli economisti esteri rispetto a quei fatti è tuttora di assoluta sorpresa e sconcerto. Aggiungo la celebre citazione di Martin Feldstein: l'aspirazione francese all'uguaglianza è incompatibile con il desiderio tedesco di egemonia. Ora anche la Francia comprende che c'è un problema…».Comunque uno la pensi sulla Bce e sul Qe, era chiaro che la fine di questo programma avrebbe creato un effetto di incertezza e di frenata generale. Ora la Bce prende tempo e si riserva altre misure. Come mai non si annunciano misure complessive di garanzia per i debiti sovrani in euro? Il solo annuncio sarebbe un super estintore in grado di spegnere tutti i fuochi…«La domanda evidenzia un punto: quella Bce che a volte si racconta come organo tecnico, in realtà ha un enorme potere politico. E se pure l'indipendenza della Banca centrale fosse un bene assolutamente da tutelare, in nessun vocabolario e in nessuna lingua “indipendenza" vuol dire “irresponsabilità". Uso la parola accountability, così mi capiscono anche i “competenti"… Ed è un tema posto recentemente anche dalla Corte dei conti europea, magari con una visione opposta alla mia: suppongo che per loro si stiano aiutando troppo gli europei del Sud, ma l'opacità della Bce resta…».Ma c'è per caso qualcuno che fa il pompiere-piromane? Metto un po' di paura, e poi sistemo io la situazione, e mi accredito come unico salvatore della patria europea e italiana? È un sospetto sbagliato? «Quando ci si trova in una situazione in cui deraglia il sano principio del bilanciamento dei poteri, può sorgere il sospetto di fattispecie di questo tipo. È stato detto autorevolmente che già è difficile un bilanciamento tra tre poteri. Figuriamoci cosa succede quando se ne aggiunge un quarto, il potere monetario…».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.