
La procura di Civitavecchia si avvale della consulenza di investigatori che hanno già lavorato sul caso All Iberian e su Parmalat. Al vaglio incroci tra Luca Cordero di Montezemolo il fondo sovrano di Abu Dhabi Mubadala.Per capire dove potrebbero arrivare le indagini della procura di Civitavecchia sulla presunta "bancarotta fraudolenta" di Alitalia bisogna tornare indietro nel tempo, tornare al 2015 e raccontare di una cena a Firenze a base di ribollita e mezzelune al pecorino di Pienza. Era il 6 ottobre e nella cornice di Palazzo Vecchio l'ex presidente del Consiglio metteva a tavola il principe ereditario degli Emirati Arabi, sceicco Mohammed Bin Zayed, l'amministratore delegato del fondo sovrano emiratino Mubadala Khaldoon Al Mubarak, lo storico ambasciatore del "Made in Italy" Luca Cordero di Montezemolo, l'ex amministratore delegato di Leonardo Finmeccanica Mauro Moretti, quello di Eni Claudio De Scalzi e persino l'ex presidente di Confindustria Sicilia Ivanhoe Lo Bello. Quella cena era l'apoteosi ufficiale di una relazione più che amichevole tra Renzi e gli emiri, intessuta fin dal 2014 sotto l'egida di Montezemolo, e costellata di appuntamenti a ripetizione. Il 20 febbraio 2014, appena due giorni prima del suo insediamento a Palazzo Chigi, Renzi aveva trovato il tempo di correre a casa di Montezemolo per un primo incontro propedeutico con il numero uno di Mubadala. Il 21 ottobre 2014 è l'onnipotente principe ereditario Mohammed Bin Zayed, per gli amici Mbz, a venire in Italia per incontrare Renzi e l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Pochi mesi dopo, l'8 gennaio 2015, Renzi restituisce la cortesia effettuando una visita lampo, pressoché confidenziale e blindata, negli Emirati, dove alloggia nel lussuosissimo Emirate Palace Hotel di Abu Dhabi e, cosa rara, partecipa a una cena privata a casa del principe ereditario. Infine, la cena di gala fiorentina, corona i molti affari, non sempre felici, che uniscono strettamente l'Italia renziana e gli Emirati di MbzFu proprio a Palazzo Vecchio che vennero celebrati i tanti accordi di collaborazione tra Abu Dhabi e Roma, una spessa rete di intrecci economici che variavano dal tentativo di salvataggio della nostra compagnia di bandiera, con l'entrata di Etihad, fino ai destini di Piaggio Aerospace o ancora alle quote di Unicredit o a quelle del cane a sei zampe. Pochi giorni prima della cena fiorentina, il 15 settembre 2015, Mubadala era arrivata ad acquisire la totalità del capitale di Piaggio. Mentre Etihad era arrivata in Alitalia con il 49% a ridosso della visita lampo di Renzi negli Emirati, cioè il 23 dicembre 2014 e aveva nominato Montezemolo come presidente.Gli inquirenti hanno sul tavolo gli ultimi tre anni di gestione di Alitalia. Si avvalgono dei consulenti di Axerta, Stefano Martinazzo e Ignazio Arcuri, che hanno già lavorato con la procura di Milano sul caso di David Mills, sul crac Parmalat e anche sui soldi della Lega Nord ai tempi del tesoriere Francesco Belsito. Sono esperti di triangolazioni finanziarie all'estero. Dopo le perquisizioni della Guardia di Finanza di Roma, che durante la visita alla sede della compagnia aera di bandiere hanno preso computer e documenti, sono scattati i primi avvisi di garanzia per gli ultimi tre amministratori delegati della gestione Etihad prima del commissariamento. Si tratta di Silvano Cassano, dello stesso Montezemolo e dell'australiano Mark Ball Cramer. Gli investigatori potrebbero quindi imbattersi molto presto in Mubadala, uno dei dieci fondi sovrani di Abu Dhabi, con cui la famiglia regnante negli Emirati Arabi diversifica il sistema economico del paese, tra industria, calcio, immobili, sanità, design e molto altro ancora. Khaldoon Al Mubarak è anche presidente del Manchester City. E si stima che il valore complessivo di tutti i fondi si aggiri intorno a oltre 900 miliardi di dollari, pari a quasi quattro volte il Pil dello Stato emiratino. Peccato che i fondi degli Emirati Arabi non abbiano portato fortuna in questi anni al nostro paese. Gli inquirenti vogliono capire se nella gestione Etihad di Alitalia ci siano stati sprechi, di come sia stato possibile che in tre anni la nostra compagnia di bandiera abbia mandato in fumo quasi un miliardo di euro. Ma soprattutto ci si domanda se siano stati fatti accordi sottobanco tra gli sceicchi e il nostro governo, come tra gli stessi indagati e gli sceicchi. Del resto in questi ultimi gli emiratini hanno investito molto nel nostro Paese. Furono appunto rassicurati da Renzi nel 2014, in modo da poter agire indisturbati. Ma il vero nervo scoperto dell'indagine è la figura di Montezemolo che con Abu Dhabi ha un rapporto di lunghissima data, non solo di amicizia ma soprattutto di affari. L'ex delfino dell'avvocato Giovanni Agnelli è stato rappresentate dal fondo Aabar, altro fondo di Abu Dhabi, con il 6,5% Unicredit. Già nel 2011 vantava un accordo con Mubadala per la sua Charme Investement con il marchio di cachemire Ballantyne. C'è di più anche Poltrona Frau, ora in mano agli americani, è stata un punto di passaggio per il business tra Montezemolo e gli Emirati Arabi. Non a caso, l'azienda che produce poltrone fu scelta da Etihad e anche da Alitalia, con un accordo sulla business class nel 2015. E infine c'è il caso Piaggio, in attesa in questi giorni di un finanziamento pubblico da quasi 800 milioni di euro, richiesti dall'ex ministro Roberta Pinotti per la costruzione di un nuovo drone e anche, più probabilmente, per ripagare i molti debiti dell'azienda ligure. Piaggio non deposita il proprio bilancio dal 2015, il che è a dir poco curioso per una Spa, probabilmente per non rivelare che l'ammontare delle sue perdite è superiore ai due terzi del fatturato, cosa che implicherebbe d'ufficio il concordato preventivo.L'altro giorno in commissione speciale per la valutazione degli atti di governo a sollevare il tema è stato Adolfo Urso di Fratelli D'Italia, quando ha ricordato di fronte all'attuale amministratore delegato Renato Vaghi i successivi fallimenti a catena degli investimenti emiratini in Italia. Del resto gli intrecci tra politica, industria e Mubadala con l'azienda che produce droni della difesa è davvero impressionante. Tutto ruota intorno ad Alberto Galassi, già presidente di Piaggio, un posto nel board del Manchester City, ma soprattutto un'amicizia di ferro con Montezemolo e con l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti: il 24 febbraio 2015, con un aereo privato pagato da Piaggio, Lotti e Galassi andarono a vedere la partita di coppa Manchester City-Barcellona. Ma i collegamenti non finiscono qui. Ci sono anche quelli tra alcuni finanziatori della Leopolda renziana, la famiglia Orsero, e la stessa Piaggio. In sostanza dal calderone Alitalia-Piaggio-emiri potrebbero uscire diverse sorprese.
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