2020-08-22
«L’imposizione sanitaria non può arrivare a vietare il culto religioso»
Un libro collettivo sul rapporto tra fede e ragione in epoca di pandemia. Il cardinale Robert Sarah: «La messa non è una cortesia dello Stato. Una società che perde il senso del sacro corre il pericolo di regredire alla barbarie». Sovente si sente dire che la pandemia recente ha mutato il modo con cui le persone rendono culto a Dio, anzi si è persino affermato che, a causa dell'epidemia e del confinamento ordinato dalle autorità civili, il culto pubblico è stato sospeso. Questo non è corretto. Il culto pubblico è il culto reso a Dio da tutto il corpo mistico, il capo e le membra, come ricordato dal Concilio Vaticano II: «Effettivamente per il compimento di quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l'invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell'uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado». Questo culto è reso a Dio ogni volta che viene offerto nel nome della Chiesa, da persone legittimamente incaricate e secondo gli atti approvati dall'autorità della Chiesa.Ogni volta, perciò, che un sacerdote celebra la messa o la liturgia delle ore, anche se è solo, offre il culto pubblico e ufficiale della Chiesa […] Naturalmente, per trovare la sua piena e manifesta espressione, è preferibile che tale culto sia celebrato con la partecipazione di una comunità di fedeli […] L'assenza fisica della comunità dei fedeli non impedisce la realizzazione del culto pubblico anche se interrompe parte della sua realizzazione. Pertanto, sarebbe sbagliato pretendere che un sacerdote si astenga dalla celebrazione della messa in assenza dei fedeli. […] È, quindi, comprensibile che nessuna autorità secolare possa sospendere il culto pubblico della Chiesa. Questa adorazione è una realtà spirituale sulla quale l'autorità temporale non può avere alcun controllo. Questa adorazione continua ovunque venga celebrata una S. Messa, anche senza la presenza delle persone lì riunite. D'altra parte, spetta all'autorità civile i provvedimenti volti a impedire le riunioni che sarebbero pericolose per il bene comune in considerazione della situazione sanitaria. È, altresì, responsabilità dei vescovi collaborare, a tal fine, con le autorità civili nella massima franchezza. Probabilmente era, quindi, legittimo chiedere ai cristiani di astenersi, per un periodo breve e limitato, dal riunirsi. D'altra parte, però, è inaccettabile che le autorità incaricate del bene politico si permettano di giudicare la natura urgente o non urgente del culto religioso o vietino l'apertura di chiese, che consentirebbe ai fedeli di pregare, confessarsi e comunicarsi, pur nel ligio rispetto delle norme sanitarie. […] I fedeli cristiani hanno anche il diritto e il dovere di difendere con fermezza e senza compromessi la loro libertà di culto. Una mentalità secolarizzata, quale spesso è quella odierna, può arrivare a considerare gli atti religiosi come attività secondarie al servizio del benessere delle persone, alla stregua delle attività ricreative e culturali. Questa prospettiva è radicalmente falsa. L'espressione pubblica del culto cattolico non è una «concessione» dello Stato ai credenti. […] Tuttavia, voglio focalizzare la nostra attenzione su determinati rischi. Trasmettere le azioni sacramentali in maniera virtuale attraverso i mass media potrebbe indurre coloro che praticano questo a una logica di ricerca di successo, immagine, spettacolo o pura emozione. Questo non è il culto cristiano […]. Abbiamo spesso guardato dall'alto in basso la santità delle nostre chiese. Le abbiamo trasformate in sale da concerto, ristoranti o dormitori per poveri, rifugiati o migranti privi di documenti. La Basilica di San Pietro e quasi tutte le nostre cattedrali, espressioni viventi della fede dei nostri antenati, sono diventate grandi musei, spesso calpestate e profanate, davanti ai nostri occhi, da una sfilata di turisti, sovente non credenti e irrispettosi dei luoghi santi […].Oggi, attraverso una pandemia che non ha voluto, Dio ci offre la grazia di sentire quanto ci mancano le nostre chiese! […] Abbiamo bisogno di un posto, di un edificio sacro, vale a dire riservato esclusivamente a Dio. Abbiamo bisogno di un luogo che non sia solo uno spazio funzionale per incontri e intrattenimento culturale. Una chiesa, in quanto edificio sacro, deve esistere quale luogo in cui tutto è orientato verso la gloria di Dio […]. Come non bandire le grida, gli applausi, le conversazioni mondane, la frenesia delle fotografie nel luogo in cui Dio viene a vivere? «La chiesa non è un luogo in cui ogni mattino si svolge qualcosa, mentre rimarrebbe vuota e “senza funzione" per il resto della giornata. In quel luogo che è la chiesa c'è sempre la Chiesa, poiché il Signore si dona sempre, poiché rimane il mistero eucaristico e poiché avanzando verso questo mistero, siamo sempre inclusi nel culto divino di tutta la Chiesa credente, orante e amante. Conosciamo tutti la differenza tra una chiesa piena di preghiere e una chiesa che è diventata un museo. Oggi corriamo il grande pericolo che le nostre chiese diventino musei». […] La Messa non è un lungo discorso rivolto alla gente, ma un elogio e una supplica rivolti a Dio. La mentalità occidentale contemporanea, modellata dalla tecnica e affascinata dai media, a volte ha voluto rendere la liturgia un'opera educativa efficace e redditizia. In questo spirito, abbiamo cercato di rendere le celebrazioni amichevoli e attraenti. Gli attori liturgici, animati da motivazioni pastorali, a volte volevano fare un lavoro educativo, introducendo, così, elementi profani o spettacolari nelle celebrazioni. Non abbiamo, perciò, visto fiorire testimonianze, messe in scena e applausi? Crediamo con ciò di favorire la partecipazione dei fedeli e riduciamo la liturgia a un gioco umano, ma c'è forte il rischio reale di non lasciare spazio a Dio nelle nostre celebrazioni. […] Dobbiamo stare attenti: la moltiplicazione delle messe filmate potrebbe accentuare la logica di spettacolo, la ricerca di emozioni umane. […] Vorrei, infine, insistere sulla realtà sacra per eccellenza: la santa Eucaristia. La perdita della comunione è stata una profonda sofferenza per molti fedeli. L'ho constatato di persona e voglio, pertanto, esprimere loro il mio profondo dolore e la mia partecipazione a questa sofferenza. La loro sofferenza è proporzionale al loro desiderio. Noi ci crediamo: Dio non lascerà questo desiderio insoddisfatto. Va, però, ribadito e ricordato che nessun sacerdote dovrebbe sentirsi impedito di confessare e dare comunione ai fedeli nella chiesa o nelle case private, con le necessarie precauzioni sanitarie. […] Una società che perde il senso del sacro corre il rischio di regredire alla barbarie. Il senso di grandezza di Dio è il cuore di tutta la civiltà. In effetti, se ogni uomo merita rispetto, è perché fondamentalmente egli è creato a immagine e somiglianza di Dio. La dignità dell'uomo è un'eco della trascendenza di Dio. Se non tremiamo più di gioia ilare e riverente davanti alla maestà divina, come riconosceremo in ogni persona un mistero degno di rispetto? Se non vogliamo più inginocchiarci umilmente, quale segno di amore filiale, davanti a Dio, come potremmo inginocchiarci davanti all'eminente dignità di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio? Se non accettiamo più di inginocchiarci rispettosamente e in adorazione davanti alla presenza più umile, più debole e più insignificante, ma più reale e più viva che è la santa Eucaristia, come esiteremmo a uccidere il bambino non ancora nato, il più debole, il più fragile e legalizzare, così, l'aborto, che è un crimine orribile e barbaro? Noi siamo coscienti che questo è un assassinio, giacché ora conosciamo la verità, grazie al progresso della genetica fondamentale, che l'ha stabilita anche scientificamente in modo definitivo e irrefutabile: il feto umano è, dal momento della sua concezione, un essere pienamente umano. […] Infine, vorrei sottolineare la preghiera per il defunto. In molti Paesi, il defunto doveva essere seppellito senza che fossero celebrati i funerali. Dobbiamo riparare questa ingiustizia! Tale prassi ha lasciato sconforto e smarrimento nel cuore di tante persone, credenti e non. Devo, altresì, deplorare alcune pratiche recenti, che favoriscono lo sviluppo di nuovi modi di smaltire i resti mortali, tra cui l'idrolisi alcalina, mediante la quale il corpo del defunto viene posto in un cilindro di metallo e sciolto in un bagno chimico, al termine del quale non rimangono che solo pochi frammenti ossei, simili a quelli derivanti dall'incenerimento. Gli scarti vengono, poi, scaricati nelle fognature. Tale processo non mostra rispetto per la dignità del corpo umano che corrisponde a quella proclamata dalla legge della Chiesa. Anche se ci trovassimo privi della fede cristiana è assolutamente disumano, crudele e irrispettoso trattare le persone che amiamo e che ci hanno amato in questa maniera e congedarci da loro senza un minimo di rapporto affettivo. […] Incoraggio i pastori a celebrare Messe solenni per i defunti. Sarà anche motivo di serenità e conforto la prassi di quei casi in cui, secondo le usanze di ciascun luogo, la messa sia seguita da un'assoluzione celebrata in presenza di una rappresentazione simbolica del defunto (tumulo, catafalco) e da una processione verso il cimitero con la benedizione della tomba. Così la Chiesa, come una vera madre, si prenderà cura di tutti i suoi figli viventi e deceduti e presenterà a Dio, a nome di tutti, un servizio di adorazione, ringraziamento, propiziazione e intercessione. […]