2018-11-10
I libri che rifiutano la propaganda e spiegano la storia senza bugie
Ci sono manuali in cui il passato viene descritto in base a ricerche e fatti oggettivi, non secondo stereotipi Le crociate furono necessarie per difendersi dai turchi. E Lutero era un antisemita che ha diviso l'Europa. La politica in classe? Ok se è anti Salvini. Lo speciale contiene due articoli. Una delle battaglie del vero anticonformismo è quella che ha per oggetto la trasmissione del sapere, il che avviene anzitutto nelle scuole e all'università. È arcinoto che «la storia la scrivono i vincitori» e che «chi controlla il passato controlla il presente». Tutta la retorica sull'importanza di mantenere viva la memoria si scontra con un fatto indubitabile: la ricostruzione di questa memoria è quanto di più arbitrario ci sia. Sappiamo tutti che per decenni, a seguito degli esiti della seconda guerra mondiale, parlare male del comunismo nei libri in adozione nelle scuole di Stato era problematico, se non impossibile. Dare un giudizio non dico critico sulla dottrina economica di Karl Marx e di Friedrich Engels, ma perfino enumerare i circa 100 milioni di morti prodotti dall'Unione sovietica e dagli altri regimi rossi era malvisto. Tutti ricorderanno le critiche spietate che ricevettero gli autori del Libro nero del comunismo (prima edizione del 1997), benché fossero di sinistra e benché l'Urss fosse crollata. E neppure si trattava di un libro scolastico. Però era ancora fortissima l'egemonia culturale di sinistra, per cui mettere nero su bianco i morti prodotti dall'ideologia marxista era quasi blasfemo. Ma tutta la storia insegnata nelle scuole pubbliche ha risentito e risente dell'impostazione marxista e laicista, in cui da una parte ci sono i buoni (la plebe nella Roma antica, gli eretici nel medioevo, Martin Lutero e i filosofi neopagani nel Rinascimento, gli illuministi nel Settecento, i razionalisti e i socialisti nell'Ottocento, gli antifascisti e i repubblicani nel Novecento, i progressisti e gli antirazzisti oggi) e dall'altra ci sono i cattivi (gli imperatori nell'antichità, la Chiesa, l'impero e il papato nel medioevo, i gesuiti nel Seicento, gli anti razionalisti nel Settecento, i nazionalisti e i papalini nell'Ottocento, i regimi autoritari di destra nel XX secolo). Nella lista infinita dei cattivi, ben presto finiranno anche Donald Trump e Vladimir Putin. E forse domani Matteo Salvini e Jair Bolsonaro… Tra i tanti esempi possibili, ci sono alcuni personaggi e alcune vicende che sono diventati emblematici, come le crociate e la figura di Martin Lutero. Vediamoli in breve, tenendo conto che oggi, per fortuna, non mancano affatto testi e saggi che hanno ristabilito faticosamente la verità. Perché non raccontare le crociate come quello che furono, ovvero un'eroica impresa difensiva voluta dai Papi e approvata da molti santi? Durarono quasi due secoli (1095-1291), il che le rende assolutamente irriducibili a poche pagine di testo. Esse nacquero per liberare il Santo sepolcro e arrestare le violenze secolari a cui i cristiani d'Oriente dovevano far fronte. Ebbero delle pagine poco gloriose, ma la loro logica è totalmente estranea al bellicismo moderno o al razzismo. Si partiva dalla Francia o dall'Italia verso l'ignoto per aiutare i cristiani arabi a difendersi dai saraceni, il motivo dunque era legittimo. Secondo Storia del mondo medievale di Alberto De Bernardi e Scipione Guarracino (Bruno Mondadori), invece, «ovunque sorsero predicatori che si rivolgevano al popolo dei contadini e degli artigiani, ponendo al centro della loro parola il miraggio della liberazione del Santo sepolcro e accendendo un violento fanatismo religioso, antislamico e antiebraico». Oggi possediamo un toccasana nel manuale Alle radici del domani di de Mattei, Nistri, Viglione (Agedi editore). Circa le crociate si dice, rigorosamente: «Il feroce popolo dei turchi, convertito all'islam, assunse il controllo dei luoghi santi al posto degli arabi, più tolleranti, e minacciò l'impero bizantino. Questa situazione indusse papa Urbano II a bandire una guerra contro i mussulmani per la liberazione della Palestina, che prese il nome di crociata». E ancora: «La prima crociata può essere definita l'affermazione esemplare della cristianità medievale: infatti non esiste nulla di più medievale della prima crociata, nella quale un intero mondo, unito dalla fede e dagli ideali della cavalleria, marciava in nome di Dio al seguito dei propri signori per obbedire a un ordine del Papa». Un altro toccasana è il libro Narrare la storia di Alessandro Grittini e Luca Franceschini (Itaca edizioni). Lutero è divenuto nei libri di scuola il santo, il giusto, il puro a fronte di una Chiesa totalmente corrotta e iniqua che nel XVI secolo non aveva che uno scopo: arricchirsi vendendo le indulgenze. È corretta questa descrizione, che spopola in quasi tutti i manuali dei licei? La Chiesa aveva già, da secoli, fondato università, innumerevoli conventi e monasteri, ospedali, centri di ricerca, basiliche e cattedrali. E ciò le dava un prestigio unico nel mondo allora conosciuto. Lutero, che si oppose alle indulgenze e alla corruzione del clero, riformulò interamente la dottrina cristiana: cancellò cinque sacramenti su sette, staccò mezza Europa dal comune cattolicesimo (favorendo guerre e repressioni), violò i voti religiosi fatti da monaco agostiniano, predicò contro la scienza e la ragione, da lui definita la «prostituta del diavolo». Vogliamo ricordare il pamphlet antisemita di Lutero (Degli ebrei e le loro menzogne, ristampato da Einaudi nel 2008) scritto nella sua piena maturità, in cui propone di cacciare gli ebrei dalla Germania e di bruciare le sinagoghe? Mai in un libro di liceo tra i tanti che ho percorso, gli autori dedicano due righe a questi aspetti del riformatore. Fa eccezione il testo di de Mattei, Nistri e Viglione, in cui si spiega che Lutero, dopo aver criticato giustamente la pratica della vendita delle indulgenze, «andò ben presto oltre, fino a catalizzare un'avversione al papato che peraltro era già molto diffusa in Germania». In effetti, «con il protestantesimo, si spezzò l'unità religiosa della cristianità occidentale (…). La sua protesta si trasformò presto in un'eresia, in quanto Lutero sostenne che l'uomo può salvarsi con la sola fede», senza bisogno di compiere opere buone. Tutte queste omissioni non sono un caso. Se alle foibe per decenni non fu dedicata neppure una riga - ancora nel 1968 l'enciclopedia Utet non le menzionava - il genocidio vandeano, il primo della storia moderna (1793-1796), e quello armeno dei primo del Novecento (con oltre 1 milione di vittime) sono stati taciuti, minimizzati, trascurati. La sintesi migliore per conoscere le storture dei libri di testo in uso nelle scuole italiane resta il saggio di Rino Cammilleri, Fregati dalla scuola (Effedieffe). Non è La Verità che vuole censurare i libri di testo: gli editori italiani possono dormire sonni tranquilli. Sono gli storici, o almeno molti di loro, che debbono riacquistare al più presto la libertà senza condizionamenti politici, economici o mimetici. Fabrizio Cannone<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/libri-scuola-propaganda-bugie-2618907729.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-politica-in-classe-ok-se-e-anti-salvini" data-post-id="2618907729" data-published-at="1760926276" data-use-pagination="False"> La politica in classe? Ok se è anti Salvini Scena numero uno, su Twitter. Matteo Salvini «osa» pubblicare sul suo profilo il tema scolastico di un bimbo di nove anni di Padova, di nome Tancredi, con tanto di foto delle righe scritte dal piccolo in bella grafia. E qual è la «colpa» di Tancredi? Salvini gli è simpatico, e lui ha scritto un tema per dire che è stato felice di incontrarlo («Un giorno ho incontrato la persona che ho sempre voluto incontrare. Il mio idolo»). Apriti cielo! Rivolta dei twittatori politicamente corretti: chi spiega che «piccoli balilla crescono», chi - elegantemente - chiosa «infanzia di merda», chi - citando la recente gaffe di Rocco Casalino - dice di «trovare un'attenuante alla frase “odio i bambini"», chi invoca «percorsi psicologici di recupero» e «assistenti sociali», chi conclude «povera creatura». Insomma, sdegno e dileggio: il piccolo schiaffeggiato e bacchettato, e Salvini presentato come un duce che fa propaganda tra gli scolari. Scena numero due, tra Facebook e tribunale. È arrivata la sentenza di primo grado per la professoressa di inglese di Venezia che aveva offeso pesantemente gli immigrati, aggiungendo insulti nei confronti di Laura Boldrini. Prevedibilmente, una condanna pesante: a un anno, più 3.000 euro di risarcimento e altrettanti di spese. Ed è perfino superfluo dire che espressioni gratuitamente offensive (verso chiunque) non sono certamente scusabili. Ma anche qui ad alcuni la condanna non è bastata: non si contano quelli che «volevano di più», e che insistono per escludere la malcapitata dall'insegnamento e dal consesso civile. Intendiamoci bene a scanso di equivoci, ripetiamolo ancora: nessuno si sogna di desiderare una scuola dove le professoresse si mettano a insultare gli extracomunitari, né che si assegnino tracce (cosa che non risulta sia avvenuta…) che invitino a descrivere Salvini come Batman o Superman. Ci soccorre sufficiente senso dell'umorismo - se non altro - per evitare l'una e l'altra cosa. Però la domanda sorge spontanea. Come mai tutti gli indignati per queste due piccole storie, i commentatori dei giornaloni, gli immancabili «esperti», i parlamentari interroganti, non dedicano una sola parola, una sillaba, un sospiro, alla campagna di vero e proprio indottrinamento che ogni giorno prosegue (verso centinaia di migliaia, anzi verso milioni di studenti) attraverso libri di testo e manuali scolastici? Da settimane La Verità, con le analisi di Francesco Borgonovo e le segnalazioni dei lettori, mostra - carte alla mano - uno scenario inquietante: manuali di storia, di letteratura, perfino di geografia, ridotti a volantini di propaganda. Si badi bene: non opinioni e legittime visioni del mondo, ma palesi manipolazioni e falsificazioni. Un indottrinamento costante, capillare, pervasivo, che trasforma sia le ore scolastiche del mattino sia quelle dello studio pomeridiano in una palestra di disinformazione e faziosità. Eppure, con l'eccezione di questo giornale, non se ne parla, gran silenzio, molti imbarazzi, qualche alzata di spalle. Ciascuno si interroghi se fa più male un infelicissimo post su Facebook di una singola insegnante, o - ad esempio - un libro di testo adottato in centinaia di scuole e imposto a decine di migliaia di studenti. Qualcuno risponderà? Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Daniele Capezzone
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)