2020-03-28
Liberiamo la gente entro il 3 aprile. O la reclusione farà più danni del morbo
Isolarci per più di un mese produrrà una catastrofe non solo sociale. A morire saranno i giovani. La libertà vale più della vita.Meglio morti, subito, da uomini liberi che morti schiavi un po' più in là. Il 24 marzo Sabino Paciolla ha riportato sul suo blog la traduzione di un articolo di Jason Horowitz, Emma Bubola ed Elisabetta Povoledo per il New York Times, giornale liberal americano, sullo scoppio della crisi da coronavirus in Italia, che afferma che siamo un esempio assoluto, certo, per tutte le nazioni e per tutte le genti, ma non un esempio nel senso che intende Giuseppe Conte. Siamo un esempio di tutto quello che non bisogna fare, la lista perfetta della perfetta serie di perfetti errori. Passeremo alla storia. Ogni testo di epidemiologia ricorderà i nomi di Conte, Beppe Sala, Roberto Speranza, Nicola Zingaretti e Rocco Casalino scolpiti per l'eternità nel granito dell'infamia, nel marmo dell'inettitudine con sospetto di mala fede e sadismo.I giornalisti statunitensi spiegano come l'esempio italiano dimostri che le misure per isolare le aree colpite e limitare gli spostamenti della popolazione devono essere adottate subito, devono seguire linee logiche, non devono essere contraddette da assurde dichiarazioni contrarie di assurdi uomini politici che invece di combattere per il bene comune fanno campagna elettorale contro i sovranisti sporchi brutti e cattivi. Vanno spiegate con assoluta chiarezza e fatte rispettare rigorosamente. È un avvertimento per tutti gli altri Paesi, se non vogliono ritrovarsi con la stessa crisi che sta fronteggiando l'Italia.I giornalisti del New York Times non sanno il peggio: noi abbiamo ancora le frontiere aperte, e le avremo sempre, perché altrimenti il cuoricino dei buoni si addolora. Abbiamo aperto la frontiera di Mentone attraverso la quale la Francia continua a mandarci migranti senza documenti (i sovranisti li chiamano clandestini, ma noi no, altrimenti il cuoricino dei buoni si dispiace), e sono aperti i porti dalla Libia. Migliaia di euro, indispensabili negli ospedali, sono stornati per soccorrere estranei. Questo stillicidio di ingressi permetterà di immettere nuovamente il virus nella popolazione italiana, ogni volta che ne si è eradicato, così da renderlo eterno, endemico.E ora arriviamo la conclusione. La quarantena andava fatta subito. Le restrizioni dovevano essere granitiche, totali e soprattutto immediate, non a pezzi e bocconi, con incredibili imbecillità come preannunciare la chiusura della Lombardia e scatenare la fuga al Sud con relativo contagio, senza inutili sadismi come il divieto, con i bambini rinchiusi in casa, di acquistare colori e prodotti di cancelleria. In nessun caso doveva essere prolungata per più di due settimane. Possiamo arrivare un massimo di quattro, poi, con buona pace dei deliri di onnipotenza del, purtroppo, presidente del Consiglio Conte, non può essere prolungata, o la catastrofe sociale sarà peggiore di quella causata dal virus.Sono decenni che continuiamo a dire che siamo disposti a morire per la libertà. «Siam pronti alla morte», ricorda l'inno di Mameli, inno francamente bruttino, diciamocela questa verità, ma comunque quello francese è peggio. Bruttino o no, è il nostro inno e adesso stiamo tutti un attimo concentrati su «siam pronti alla morte». Il coronavirus ucciderebbe il 2% la popolazione, nella peggiore delle ipotesi 1.200.000 persone, in maggioranza anziane e defedate. Faccio parte della categoria vecchietti ammaccati, faccio parte del gruppo di quelli che sicuramente morirebbero, quindi non è che questa cosa mi faccia piacere. Sarei però disposta ad andare a morire in una trincea o in montagna con un mitra in mano per salvare la libertà del mio Paese. Per salvare la sopravvivenza del mio Paese. Ma restiamo sui numeri. Chiusi in casa, nel giro massimo di 8-12 settimane avremo un'impennata di infarti e ictus dovuti alla sedentarietà che aumenterà ipercolesterolemia, diabete e obesità. Senza possibilità di cura, perché col coronavirus non c'è, saranno nel migliore dei casi un milione di morti. Le malattie degenerative non più seguite degenereranno in maniera progressiva, la perdita della fisioterapia leverà mobilità. Ci sarà un'impennata delle depressioni, dovute alla chiusura in casa e dovute anche al crollo economico. Il numero dei suicidi sarà sicuramente di parecchie migliaia, e quelle saranno tutte persone in media più giovani e sane delle vittime del coronavirus, la cui età media è 81 anni. La chiusura in casa e depressione, la mancanza di attività fisica, causerà un crollo delle difese immunitarie dei bambini. Si può uscire per portare fuori il cane, ma non il bambino, che deve stare chiuso in casa. Al crollo delle difese immunitarie da mancanza di sole e di attività fisica si aggiungerà quello da cibo scadente, perché la nostra economia sta per crollare verticalmente.I bambini immunodepressi muoiono di banali infezioni. Moriranno di setticemia conseguente a una banale tonsillite, moriranno di shock settico da gram negativi per una banale cistite. Verranno uccisi dal vecchio streptococco e sarà un crimine dato che, loro sì, sarebbero in grado di sopravvivere senza il minimo problema all'infezione da coronavirus. Essere rinchiusi sta già causando un aumento delle idee suicidarie in bambini già di nove, dieci anni. Non mi diverte l'idea di morire, ma sono stata al mondo 67 anni e tutto sommato non mi sembra nemmeno così tragica. Riapriamo le porte. Il 3 aprile data massima, leviamo la quarantena. Chiediamo agli anziani di chiudersi in casa, i figli porteranno loro quello di cui necessitano lasciandolo davanti alla porta. In mancanza di figli manderemo i vigili. Evitiamo stadi e cinema che resteranno chiusi, ma ricominciamo a vivere. Meglio morti che rinchiusi. Lo abbiamo sempre detto che per la libertà vale la pena di rischiare la vita. Avevamo ragione. La libertà vale più della vita.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi
La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)
Il food è ormai da tempo uno dei settori più di tendenza. Ma ha anche dei lati oscuri, che impattano sui consumatori. Qualche consiglio per evitarli.