2025-08-07
Il Libano avvia il disarmo delle milizie: svolta voluta da Aoun e sostenuta dagli Usa
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Il presidente del Libano Joseph Aoun (Getty Images)
Il governo libanese affida all’esercito il compito di disarmare tutte le milizie presenti nel Paese. Decisivo il ruolo del presidente Aoun e il sostegno degli Stati Uniti. Contraria Hezbollah, che pone condizioni legate al ritiro israeliano.
Il governo libanese affida all’esercito il compito di disarmare tutte le milizie presenti nel Paese. Decisivo il ruolo del presidente Aoun e il sostegno degli Stati Uniti. Contraria Hezbollah, che pone condizioni legate al ritiro israeliano.Il governo libanese, sotto la forte e decisa influenza del nuovo presidente Joseph Aoun, ha incaricato l’esercito nazionale di elaborare un progetto per disarmare tutte le milizie presenti nel Paese dei Cedri. Questa mossa politica e geopolitica è arrivata dopo una dura riunione di governo, durata più di tre ore, durante la quale alcuni ministri hanno fatto resistenza per paura della fragilità dello stato libanese.La decisione del governo di Beirut arriva dopo una serie di pressioni da parte degli Stati Uniti che da mesi chiedono al presidente Aoun di adottare una politica di disarmo di tutte le milizie presenti nel paese mediorientale. Tom Barrack, inviato speciale per Siria e Libano, a luglio ha incontrato alcuni alti funzionari libanesi per spingere verso questa decisione . Hezbollah ha risposta alla mossa governativa con rabbia ed il Segretario Generale del Partito di Dio Naim Kassem ha parlato in diretta ad Al Manar, la televisione di Hezbollah, dichiarando che «qualsiasi calendario per l’attuazione del disarmo sotto aggressione israeliana non può essere accettato. Ci chiedono di consegnare le armi senza offrirci sicurezza. Non lo accetteremo».Il leader di Hezbollah ha aggiunto che qualsiasi dialogo sul disarmo potrà avvenire soltanto dopo il ritiro dell’esercito israeliano dalle cosiddette «cinque colline». Questo lembo di terra sul confine viene ritenuto strategico da Tel Aviv per il controllo del territorio e la sicurezza delle comunità del nord che hanno già visto lo sfollamento di circa 60mila persone per gli scontri con la milizia filo-iraniana. Questo processo di disarmo si dovrebbe snodare per diversi mesi con l’obiettivo di sequestrare tutte le armi entro la fine del 2025 e non riguarda soltanto la milizia filo-iraniana, ma anche le forze druse, sunnite e cristiano-maronite. Fino a oggi l’esercito nazionale è stato volutamente e storicamente mantenuto molto debole, perché non potesse essere un reale deterrente contro le milizie dei vari partiti della politica libanese. Per oltre 15 anni questi gruppi armati si sono scontrati militarmente nella lunga guerra civile che ha sconvolto lo stato mediorientale. Adesso tutto è cambiato, come ha raccontato il Primo ministro Nawaf Salam, ex Presidente della Corte Penale Internazionale e diplomatico di lungo corso. Salam guida il governo da febbraio ed è un politico molto rispettato ed è stato scelto voluto dal presidente Aoun che vuole cambiare il Libano.«Siamo giunti ad un momento storico dove il nostro stato ha il dovere di monopolizzare il possesso delle armi- ha ribadito il Premier di Beirut- da alcuni mesi stiamo lavorando alacremente con tutti i gruppi politici ed etnici per pacificate il nostro Paese. Il monopolio della forza deve essere totalmente demandato al governo e all’esercito nazionale che lo rappresenta. Per molti anni gli interessi politici hanno mantenuto debole la forza dello stato per creare delle entità parastatali più organizzate ed armate dello stato stesso. Con l’elezione del nuovo presidente Joseph Aoun abbiamo rotto il giogo che l’Iran aveva imposto al Libano. Per quasi due anni il nostro popolo è stato ostaggio di ricatti politici senza riuscire ad avere un presidente. Alla fine quasi tutte le forze politiche hanno trovato un accordo per ridare una guida al paese e dalla sua elezione il generale Joseph Aoun, uomo rispettato da tutti, ha imposto una serie di cambiamenti sostanziali. Stiamo cercando un nuovo posizionamento internazionale e sappiamo bene quanto sia ancora fragile l’equilibrio di tutto il Medioriente: la Siria non riesce a ricomporre il suo complesso mosaico dopo la caduta di Assad, Israele occupa militarmente una parte del nostro paese e la Turchia cerca di imporsi come leader regionale. Adesso per noi è arrivato il momento di raggiungere la pace interna per rafforzare la nostra stabilità. Non vogliamo e non accettiamo più influenze dall’estero, il Libano è diventato maggiorenne e adesso possiamo creare nuove relazioni internazionali».
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