2019-12-30
«L’ex assessore sembrava perbene ma non pagava le rette degli ospiti»
Mauretta Cattanei, presidente dell'Anffas di Pavia (prima da destra) con lo staff del progetto Abitare solidale della città lombarda
Mauretta Cattanei, presidente di un ente assistenziale di Pavia, racconta le traversie di chi incrocia tutori senza scrupoli: «A noi mancano 30.000 euro. Gli erano state affidate 70 persone. In città siamo tutti ancora esterrefatti».Il prossimo febbraio Sergio Contrini, ex assessore ai servizi sociali del Comune di Pavia e già presidente dell'Asp, l'ente che nella città lombarda gestisce una casa di riposo, un istituto geriatrico e un centro per disabili adulti, dovrà rispondere dell'accusa di peculato. Avrebbe sottratto 23.700 euro dal conto corrente di una donna disabile grave, di cui era amministratore di sostegno. Il suo difensore ha chiesto il rito abbreviato. Secondo la Procura, i soldi sarebbero stati sottratti nel 2014 con due bonifici bancari intestati a un'altra persona. Altri beneficiari che gli sono stati affidati lamenterebbero scarsa attenzione o ammanchi. Secondo i parenti di un anziano, Contrini non avrebbe pagato 4 rette alla casa di riposo dove è ospitato il loro congiunto. Sul sito di Ileana Argentin, prima firmataria della legge sul «Dopo di noi», ex deputata Pd affetta da amiotrofia spinale attiva nell'associazionismo e nel volontariato, si legge che a Contrini «è stato revocato l'incarico di tutore» anche di due fratelli disabili, una donna di 37 anni e un uomo di 32. «La madre delle vittime, prima di morire nel 2015, aveva lasciato un'eredità di 60.000 euro, conseguente alla vendita di una casa», riporta Argentin. Il denaro doveva servire al mantenimento dei fratelli e alle loro cure. «Non potevano, ovviamente, restare soli, avevano bisogno di qualcuno che si prendesse cura di loro», spiegava lo zio Giampietro Suman alla Provincia.Giornalista pubblicista e già corrispondente per le cronache locali dell'Avvenire, 64 anni, assessore del Comune di Pavia dal 1990 al 1993 e dal luglio 1996 al giugno 2004, presidente di associazioni assistenziali e di una cooperativa sociale, nel 1993 Contrini fu nominato cavaliere della Repubblica. Alle accuse ha risposto: «Quando il tribunale formalizzerà, risponderemo». In realtà è solo lui a dover spiegare dove sono finiti quei mezzi di sostentamento per una persona estremamente fragile dalla nascita. La Verità ha potuto parlare con Mauretta Cattanei, 64 anni, da nove presidente dell'Associazione famiglie disabili di Pavia (Anffas), che in una delle strutture accoglie la signora vittima, secondo l'accusa, di Contrini.Da quanti anni la ospitate?«Da vent'anni. Oggi ne ha una sessantina. L'ex assessore pagava le rette a singhiozzo ma era una persona stimata in città, ricopriva cariche pubbliche, era impegnato nel volontariato. Non immaginavamo che i soldi potessero essere usati in altro modo, in città siamo ancora tutti esterrefatti. Come ente gestore non potevamo fare nulla se non segnalare il problema al giudice tutelare».A quanto ammonta la vostra retta?«Circa 2.000 euro al mese. Se prima potevamo avvalerci di volontari, oggi con le regole che dobbiamo seguire per avere contributi pubblici e con gli accresciuti bisogni delle persone totalmente disabili, cerchiamo professionisti più che persone che ci diano una mano. Ma i professionisti costano».Di quanto siete rimasti scoperti, senza nessuno che provvedesse alle necessità della signora disabile?«Oggi mancano nelle nostre casse circa 30.000 euro, utilizzati per coprire le sue rette. La nostra assistita, come tanti altri, era stata affidata a Contrini quando era assessore comunale, parecchio tempo fa. Non ha mai chiesto di rinunciare al suo incarico, di cedere ad altri la tutela una volta terminato il suo mandato istituzionale. Almeno una settantina di persone gli furono affidate d'ufficio in quegli anni. Nelle nostre strutture abbiamo altri due disabili gravi che avevano l'ex assessore come ads. Persone senza altro sostegno al di fuori della pensione di invalidità, è il Comune a pagarci la differenza con la somma concordata per la loro assistenza».Il giudice tutelare che cosa ha fatto dopo le vostre segnalazioni?«Lo scorso anno ha cambiato l'amministratore di sostegno, al nuovo abbiamo chiesto di provvedere a pagare le rette non versate e di riprendere a occuparsi della quota mensile. Ci ha risposto che non era rimasto nulla, i soldi lasciati dalla famiglia sono spariti. Era una bella somma, non posso dire di più».Quali disposizioni avevano lasciato i genitori della signora?«Di provvedere al suo mantenimento nella struttura fino a quando fosse rimasta in vita. Sono 27 i disabili che ospitiamo in tre centri. Tutti figli di nostri soci, circa 270 tra genitori, familiari, amici che sostengono la Onlus. Dagli anni Settanta le nostre comunità rispondono alla necessità di dare loro una casa, non un istituto, per offrire una migliore qualità di vita e per rispondere ai maggiori bisogni di assistenza richiesta dall'invecchiamento degli ospiti. Se quei soldi sono stati spesi, se mancano fondi, la nostra sessantenne rischia di non avere un futuro assicurato».Anche lei ha un disabile in casa?«Una figlia, la più giovane. Ha 44 anni. Noi avevamo promesso ai genitori di quella signora che è stata “truffata" di occuparci di lei negli anni. Ci stiamo chiedendo che cosa sarà dei nostri ragazzi se finiranno nelle mani di amministratori di sostegno senza scrupoli».