2019-11-26
Levare ai sindaci per dare ad Alitalia. Il M5s offre l’alibi per alzare le tasse
Al Senato i pentastellati chiedono di rifinanziare il Fondo di solidarietà per il trasporto aereo con il 70% dell'addizionale comunale. L'ennesimo regalo al vettore che costringerà gli enti locali a far salire le imposte.Più passano i giorni, e più aumentano il caos e l'incertezza legati al cammino parlamentare del pacchetto economico varato dal governo. Le categorie produttive, nelle loro interlocuzioni pubbliche e riservate con il governo e la maggioranza, si sentono ripetere che tutte le principali misure saranno riscritte e riconcepite («State tranquilli, questa tassa la togliamo o la diminuiamo…»): ma nessuno sa quando, come e in che termini. L'unica certezza (negativa per i contribuenti) è l'insistenza del ministro Roberto Gualtieri sull'invarianza di gettito: insomma, o per una via o per l'altra, il Mef vuole incassare le stesse somme che ha associato ai nuovi balzelli. Da ieri sera, comunque, sono entrati nel vivo alla Camera, in commissione Finanze, i lavori sul decreto fiscale: e si capirà presto quali emendamenti di maggioranza passeranno (a partire da quelli dei relatori, la grillina Carla Ruocco, che presiede la commissione, e il dem Gian Mario Fragomeli) e quali emendamenti saranno presentati direttamente dal governo (che, com'è noto, può proporre modifiche in ogni fase di discussione del provvedimento: ma alle 19.30 di ieri sera ancora non c'era il pacchetto di emendamenti governativi). Contestualmente, al Senato, riparte oggi l'esame della manovra, con la valutazione sull'ammissibilità tecnica degli emendamenti presentati, con speciale riferimento a quelli segnalati dai gruppi (circa 700), cioè quelli che i gruppi vogliono effettivamente mettere al voto. Nel mare magnum, segnaliamo alcuni aspetti. Il Mef giura di voler rivedere la tassazione sulle auto aziendali, ma ancora una riformulazione non c'è. Invece, rispetto alla lotteria degli scontrini (che doveva partire il primo gennaio), sembra acclarata una proroga a luglio, anche in considerazione dei complicati oneri burocratici imposti ai commercianti (in Portogallo, invece, il rapporto è diretto tra il consumatore e l'amministrazione finanziaria, senza gravare sulle imprese del commercio). La sacrosanta rivolta del mondo del commercio sta facendo vacillare anche le sanzioni (fino a 500 euro) che sarebbero imposte ai commercianti: si parla di un ritocco al ribasso o anche di un'eventuale abrogazione, ma anche qui non c'è certezza. Al Senato, i grillini chiedono di rifinanziare il Fondo di solidarietà per il trasporto aereo con il 70% degli incassi dell'addizionale comunale di 3 euro sulle tasse d'imbarco. Tradotto per le nostre tasche, 2,10 euro a imbarco saranno destinati a puntellare le casse del vettore di bandiera. Con due conseguenze: sarà l'ennesimo regalo alla compagnia agonizzante e, soprattutto, i Comuni saranno spinti ad aumentare le imposte locali per compensare la perdita di gettito. Sempre i pentastellati vogliono estendere ai dipendenti in Cigs nelle aree di crisi complessa il supporto di centri per l'impiego e navigator. La cosa è abbastanza surreale, perché finora si tratta di una struttura fantasma, alla quale verrebbero ricollegati anche questi lavoratori, con relativa firma del fantomatico «patto per il lavoro». In sostanza, sarebbero equiparati al regime di chi fa domanda per il reddito di cittadinanza. Sempre rispetto alla cassa integrazione, il ministero del Lavoro punta a stanziare 100 milioni in più, oltre ai 900 già previsti nella manovra, per Cig e fondo occupazione: ma la sensazione è quella di toppe e spiccioli, senza un disegno, senza alcuna strategia effettivamente volta alla ripresa produttiva e occupazionale. Tema - quest'ultimo -sparito dai radar nel momento in cui il governo ha scelto una finanziaria di tasse: altro che crescita e sviluppo. Quanto a Giuseppe Conte, il premier ha fatto sfoggio di enfasi per il credito di imposta cosiddetto «green» per le imprese che realizzino investimenti in grado di ridurre le emissioni generate dai processi produttivi. Conte ha anche parlato di un ulteriore fondo che dovrebbe sostenere nel prossimo quadriennio «gli investimenti per ridurre le emissioni di gas clima-alteranti».In questo formicaio impazzito, l'unica macchina che rischia di operare a pieno regime (travolgendo il ceto medio ben più che i mitici «grandi evasori») è quella dell'amministrazione finanziaria, con un'iniezione di altri 500-600 dipendenti, destinati in primo luogo all'Agenzia delle entrate. Su questo, si attende un emendamento governativo. Tornando invece alla Ruocco, la grillina sembra orientata a insistere sulla detrazione al 19% per le ripetizioni e sull'8 per mille da destinare alla messa in sicurezza delle scuole. In più, si parla anche di una task force (in ogni sessione di bilancio non manca mai chi ne proponga una nuova…) contro il cosiddetto «mordi e fuggi», cioè le imprese che, nella visione grillina, verrebbero aperte e poi chiuse essenzialmente per cogliere un vantaggio fiscale o per evadere. Farà discutere anche l'emendamento (basato su una logica sostanzialmente discriminatoria) caro all'altro relatore, il dem Fragomeli. Obiettivo: eliminare diversi oneri burocratici (certificazione e invio dei corrispettivi) solo per i pagamenti elettronici, mantenendoli per quelli in contanti. Altro caos, altro trattamento diverso di situazioni uguali.
Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
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