2019-11-20
L’Europa impone targa e patentino anche agli aerei radiocomandati
Le nuove norme Ue fissano dei paletti molto rigidi per i proprietari di modellini superiori ai 250 grammi. Equiparati ai droni. Addio ai prati di campagna, si potrà volare solo nelle strutture dell'Aero Club d'Italia.Addio anche all'aeromodellismo dinamico, quello radiocomandato, settore nel quale gli italiani eccellono, stanti tanti premi e medaglie che ogni anno gli azzurri conquistano nelle svariate categorie di questo sport, e stante quanto producono dagli anni Ottanta le nostre aziende specializzate. Circa 250 associazioni in Italia, 30.000 praticanti, 5.000 addetti del settore. Ma l'attività principale che consente di avvicinare i giovani alle discipline aerospaziali, già colpita da una crisi che ha visto svanire l'80% dei negozi in favore dello shopping online di origine cinese, rischia di svanire del tutto, soffocata dalla burocrazia. Grazie al nuovo regolamento europeo sui droni, e complice quello italiano, tra droni ricreativi e aeromodelli è stata dapprima abbattuta qualsiasi distinzione, creando la necessità di identificarli e conseguire un patentino online, e poi reintrodotta una differenza legale provvisoria che varrà soltanto in Italia dal 15 dicembre 2019 al 20 luglio 2020, data dell'entrata in vigore definitiva della norma comunitaria. Risultato, anche gli aeroplanini radiocomandati diventeranno ipernormati.La nuova edizione del Regolamento per i mezzi aerei a pilotaggio remoto pubblicato dall'Ente nazionale aviazione civile la scorsa settimana, stabilisce che gli aeromodelli di peso superiore ai 250 grammi, come i droni, debbano essere dotati di targa d'identificazione (un codice Qr associato al proprietario), ma a differenza dei primi, che i modelli non debbano avere a bordo sistemi elettronici che ne consentano l'uso specializzato (sensori e videocamere), e che l'attività debba essere condotta «nell'ambito di organizzazioni legalmente riconosciute costituite in uno Stato membro esclusivamente per scopi ludico e sportivi». Una frase, l'ultima, che sottintende che l'attività si possa fare soltanto presso i campi volo delle associazioni sportive dilettantistiche federate all'Aero club d'Italia e non più semplicemente in qualche prato di campagna. La targa per aeromodelli si ottiene sul portale della società d-Flight (costola dell'Ente nazionale assistenza al volo), costa pochi euro ed è la medesima che devono ottenere i professionisti delle operazioni con mezzi a pilotaggio remoto, come chi fa riprese cinematografiche o analisi. Ma se a questo aggiungiamo la raccomandazione dell'Aero Club d'Italia riguardo la stipula di un'assicurazione Rc (consigliabile se il modello è di grandi dimensioni), ecco che un modello di aeroplano radiocomandato da mezzo chilo diventa un bene registrato, tassato e normato al punto da scoraggiare qualsiasi idea di acquisto natalizio. Se poi pensiamo che alcuni appassionati ne posseggono svariati, magari costosi, si crea un altro indice pronto per fare i conti in tasca ai cittadini.Nel testo del regolamento non manca qualche contraddizione, laddove per esempio si parla di «area idonea scelta dall'aeromodellista» in alternativa alle piste dei club, senza specificare se sia applicabile o meno soltanto ai mezzi non radiocomandati, ma soprattutto appare chiaro che l'agenzia per la sicurezza aerea europea Easa, mentre si è affrettata a definire ed escludere i giocattoli dal regolamento (con bollino Ce, senza parti staccabili e dotati di dichiarazione di uso adatto a minori di 14 anni), non consideri le peculiarità del settore aeromodellistico. A cominciare dal fatto che piccole videocamere sono inserite dai produttori per rendere più facile il pilotaggio di questi «non giocattoli», a tutto vantaggio della sicurezza altrui.In un delirio di preoccupazione riguardo la sicurezza, gli eurocrati hanno ignorato un fatto ineluttabile: chiunque abbia praticato questa attività sa che essa ha un carattere fortemente sperimentale e che ogni aeromodello viene rotto, riparato e modificato molte volte durante la sua «vita operativa» perché la finalità dell'aeromodellismo dinamico è proprio quella di imparare dopo aver realizzato qualcosa con le proprie mani. Dunque nei server d-Flight saranno facilmente registrate targhe che in realtà smetteranno di esistere dopo breve tempo e verrà a crearsi un esercito di codici Qr fantasma che in teoria (il condizionale è sarcastico) le forze dell'ordine dovrebbero poter controllare. Certo, con i problemi che ha l'Italia l'immagine di un agente armato di telefonino che insegue un aeroplanino rasenta il ridicolo, non fosse che è proprio ciò che i normatori sono riusciti a immaginare. Ma pare che ora all'Europa interessi solo partorire norme inapplicabili cavalcando l'impellente necessità di sicurezza dei suoi politici.Ci sfugge, tuttavia, come queste regole possano impedire l'utilizzo criminale di un mezzo radio controllato. Fortunatamente gli irriducibili del campetto dietro casa continueranno a far volare i loro aeromodelli e l'attività non si fermerà di fronte alle eurostupidaggini. Ma se l'intento di Easa è la sicurezza, in Europa stanno ottenendo il loro scopo con il metodo più efficace: scoraggiare l'attività. Così moriremo sicurissimi. Di noia.