2022-06-03
Letta ha scelto Misiani per Taranto
Il senatore bergamasco nominato commissario dopo l’inchiesta che ha travolto i dem. È da sempre difensore di Ilva. E vuole blindare la produzione a 8 milioni di tonnellate.Enrico Letta ha nominato Antonio Misiani, senatore bergamasco vicino al ministro Andrea Orlando, commissario del Pd di Taranto. Annunciando la sua presenza in città il 7 giugno accanto a Michele Emiliano, in sostegno del candidato sindaco Rinaldo Melucci scelto dal governatore pugliese. In chiara linea anti draghiana. A Taranto, infatti, nell’abbraccio di Emiliano hanno siglato l’alleanza giallorossa Francesco Boccia e Mario Turco per un programma amministrativo che ha, come obiettivo, «la continuità col cantiere Taranto voluto dal governo Conte II». Il Pd a Taranto è commissariato dal 2020, quando si creò una vacatio dopo che il sindaco Melucci nominò il segretario provinciale del partito presidente della partecipata dei rifiuti. Quella che, anche quest’anno, continua ad aumentare le tariffe mentre diminuisce la percentuale di raccolta differenziata (al 24%), molto lontana da quel 65% previsto dalla legge. Nonostante proprio Taranto sia la Provincia d’Italia con più alta presenza di impianti: un termovalorizzatore, cinque discariche, quattro impianti di compostaggio e altri di plastiche e rifiuti speciali. A sposare questa linea per la chiusura dell’area a caldo, insieme al sindaco Melucci, era stato Nicola Oddati, nominato commissario del Pd a Taranto dall’allora segretario Nicola Zingaretti. Ex assessore di Antonio Bassolino, messo da Vincenzo De Luca a capo dell’ufficio di rappresentanza della Regione Campania a Roma e da Letta responsabile delle Agorà, Oddati, appena arrivò a Taranto, chiese ufficialmente scusa per «il Pd che c’era prima» che aveva tenuto in piedi Ilva. Riferendosi ai tempi di Matteo Renzi, anche se a Taranto i dirigenti e gli eletti di oggi sono gli stessi di allora, ma tinti di green. Non ha chiesto scusa per il suo Pd quando, lo scorso aprile, Oddati si è dimesso in silenzio senza neppure un messaggio di congedo. È infatti oggetto di un’indagine della Procura di Napoli per traffico d’influenze volte a favorire, anche a Taranto, un imprenditore campano. Oddati è stato fermato dalla Finanza nei pressi della stazione Termini con 14.000 euro in contanti, e secondo la Procura, in almeno cinque occasioni l’imprenditore avrebbe versato denaro al dirigente Pd, oltre a pagargli vestiti. Indagato anche Luciano Santoro (fino a due mesi fa tesoriere del Pd a Taranto e già ufficialmente candidato alla segreteria provinciale per il dopo Oddati) che secondo la Procura avrebbe preso 10.000 euro per far incontrare questi imprenditori con il sindaco Melucci per l’appalto da 5 milioni per la ristrutturazione di un palazzo a Taranto con i fondi del Cis, il Contratto istituzionale di sviluppo istituito nel 2015 dal governo Renzi, su cui sono stati stanziati circa 2 miliardi di euro che la prossima amministrazione comunale dovrà mettere a terra. Per questo, ora, il candidato sindaco del Pd, pur di imbarcare chiunque, dai verdi di Angelo Bonelli ai più integralisti anti ilva, e seguendo lo stile di Emiliano anche esponenti di destra ed ex oppositori, si tinge di green contro la fabbrica. E il Pd nazionale, pur di vincere le elezioni, lo sostiene. L’ultimo episodio si è verificato nel voto al decreto Ucraina, quando i senatori del Pd hanno votato, contro l’indicazione di partito, un emendamento del 5 stelle Turco «per non rompere la coalizione a Taranto», mettendo a rischio il governo. A dire di votare contro quell’emendamento era stato proprio Misiani, industrialista che da sempre si occupa di Ilva difendendo la produzione, vicino all’attuale management.L’obiettivo di Letta dunque è vincere le elezioni a Taranto sventolando sul palco le bandiere green accanto a Emiliano, intascare la guida del Cis, fare qualche nuova nomina in Ilva e poi, attraverso Misiani, attuare il piano industriale firmato da Pd e 5 stelle nel governo Conte due: 8 milioni di tonnellate di produzione a ciclo continuo. La politica dei due altoforni.