Qualche giorno fa abbiamo raccontato la sfida dei due rigassificatori pugliesi: uno, galleggiante, «per il quale siamo già a un terzo dei lavori in collaborazione con operatori internazionali e con il porto di Taranto», aveva annunciato l’ad di Acciaierie d’Italia che oggi controlla la Ex Ilva, Lucia Morselli. L’altro, spinto dalla srl «Terminale di rigassificazione gnl Taranto» costituita all’inizio di settembre di cui sono azionisti un ingegnere ex assessore di Gallipoli, Alberto Leopizzi, e un consulente assai attivo sull’oil&gas africano, Giuseppe Ciccarelli, con un passato anche in Snam e oggi a capo di una società svizzera chiamata Medea. L’srl ha per oggetto sociale «la progettazione e - previo il conseguimento dei relativi permessi e autorizzazioni necessari - la costruzione e l’esercizio di un terminale di rigassificazione di gnl con una capacità stimata di 12 miliardi di metri cubi l’anno da ubicarsi nell’ambito del porto di Taranto inclusa la condotta di collegamento alla rete nazionale del gas».
Si tratta, avevamo sottolineato, di un’operazione alternativa a quella annunciata da Morselli (e spinta anche dal ministero delle Imprese) perché sembra prevedere una struttura da fare a terra e non in mare ma comunque di rilevanza nazionale, considerati i 12 miliardi di metri cubi di gas citati nell’oggetto sociale, quando Ilva ne consuma a spanne solo tre. Che sia il braccio operativo di interessi stranieri, forse francesi? Ci eravamo chiesti.
Ebbene, un progetto assai simile era stato già presentato per Taranto nel lontano 2004. Riguardava la realizzazione di un «Terminale di ricezione gnl Taranto»: dai documenti di quegli anni (una relazione tecnica, che La Verità ha potuto consultare, è del gennaio 2007) vengono indicati come contraente proprio la Medea di Ciccarelli e, come cliente, la spagnola Gas Natural che nel 2017 ha venduto una parte delle sue attività italiane a Edison, controllata dalla francese Edf. Quel progetto, che venne bocciato dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via/Vas del ministero dell’Ambiente a gennaio del 2011, prevedeva una produzione di 8 miliardi di metri cubi di gas l’anno.
Sulla base di quello schema, aggiornato, l’srl del tandem Leopizzi-Ciccarelli ha alzato il volume a 12 miliardi.
Non solo. In questi giorni sta prendendo forma il decreto per velocizzare l’attuazione del Pnrr, piano che, va ricordato, fino ad ora è andato avanti a rilento. Nel nuovo dl voluto dal governo Meloni per rendere più spedito tutto il processo, dall’aggiudicazione delle gare alla rendicontazione, potrebbe finire anche la realizzazione di rigassificatori in Puglia. Qualche «manina» starebbe dunque spingendo affinché nel decreto venga inserita una dicitura riferita a opere «nearshore», e non solo offshore, in modo dal lasciare aperta la porta a strutture come quella di Medea.
Infine, una curiosità: nei giorni scorsi il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, si è lamentato sulla stampa locale di non essere stato informato della nave rigassificatrice annunciata da Morselli (che peraltro, essendo mobile, non penalizza l’attività del porto). Nessun commento, invece, sul progetto alternativo della srl creata a settembre. Il rigassificatore proposto dalla coppia Leopizzi-Ciccarelli è stato presentato all’autorità del porto di Taranto? E al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano? E quale delle due opere sarà più gradita ai vertici degli enti locali? Qualche risposta potrebbe arrivare nei prossimi giorni.





