2021-10-29
Lega e azzurri siglano la tregua armata
Pranzo nella residenza romana del Cav, che richiama all'ordine i dissidenti Carfagna, Brunetta e Gelmini: basta polemiche. Salvini teme la deriva centrista di Forza Italia e boccia il proporzionale: «Altrimenti ci troveremo il Pd al governo in eterno»«Bene, va molto bene. Buon lavoro»: sono da poco passate le 15 quando Silvio Berlusconi si affaccia all'esterno del cancello di Villa Grande, a Roma, per salutare i giornalisti assiepati come ai bei vecchi tempi di Palazzo Grazioli. Flash e telecamere sono tutti per lui: il vertice del centrodestra di governo è appena terminato, le delegazioni di Forza Italia e Lega, hanno lasciato la nuova residenza romana del Cav, non prima, naturalmente, di una bella foto di gruppo che Berlusconi pubblica sui social praticamente in tempo reale. Tutti insieme più o meno appassionatamente: per la Lega si mettono in posa Matteo Salvini, i capigruppo di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, i ministri Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia; per Forza Italia dicono «cheese» i capigruppo Anna Maria Bernini e Paolo Barelli, i ministri Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Mara Carfagna, il coordinatore nazionale Antonio Tajani. Il pranzo di lavoro si è appena concluso, cacio e pepe e risotto allo zafferano, carpaccio, verdure e per dessert mousse al cioccolato. Al tavolo ci sono anche Licia Ronzulli e Gianni Letta, che quando si parla di Quirinale è una presenza fissa al fianco di Berlusconi, tanto che qualcuno tra i big del centrodestra italiano sussurra che se la corsa verso il Colle del Cav si rivelasse impossibile, potrebbe spuntare proprio lui, zio Gianni, che certo qualche difficoltà al nipote Enrico, segretario del Pd, potrebbe crearla. Pranzo leggero quanto saporito, quello di ieri, facile da digerire, più del discorso che Gelmini, Carfagna e Brunetta servono al leader. Arrivano prima dei leghisti a Villa Grande, i tre ministri nonché esponenti massimi dell'opposizione interna a Fi (che esista ancora e non sia ancora stata ridotta al silenzio è già una notizia): «Caro presidente», dicono i tre a Berlusconi, stando a quanto apprende la Verità da fonti presenti all'incontro, «per quello che riguarda la tua leadership del partito e la corsa al Quirinale hai il nostro sostegno pieno, leale, incondizionato. Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare il partito», aggiungono, «ma poniamo temi politici: appiattirsi sui sovranisti è un errore strategico, bisogna parlare agli elettori moderati, liberali, europeisti. Dobbiamo rivendicare il nostro apporto fondamentale al governo Draghi», sottolineano Gelmini, Carfagna e Brunetta, «e valorizzare i risultati che otteniamo. Nodi politici che restano tutti sul tavolo». Berlusconi invita i suoi ministri a non polemizzare con la Lega. Tonico e determinato, Berlusconi accarezza il sogno (anzi, l'obiettivo) di diventare Presidente della Repubblica e in un momento così importante vuole evitare problemi interni per potersi dedicare in santa pace a convincere la cinquantina di grandi elettori che gli mancano, pallottoliere alla mano, per diventare il successore di Sergio Mattarella. Arrivano i leghisti, la comitiva si attovaglia, Berlusconi e Salvini insistono sulla necessità di essere compatti, Salvini va sul concreto: esorta tutti a essere compatti, a non lasciarsi tentare dalle sirene del proporzionale, «altrimenti ci ritroviamo il Pd al governo in eterno». Il sospetto del leader della Lega è che l'ala moderata di Forza Italia si lasci tentare dal miraggio evergreen del Grande Centro, considerato che, con i filosovranisti di Tajani al vertice del partito, le candidature saranno tutte riservate ai fedelissimi del coordinatore nazionale e della Ronzulli. Salvini sottolinea che in Europa «gli equilibri stanno cambiando», che «contro Orban si schiererà perfino l'ultradestra di Jobbik insieme all'estrema sinistra», auspica che il centrodestra si riunisca anche a Bruxelles. Il leader della Lega garantisce che la presenza al governo del Carroccio non è in discussione, i forzisti ne prendono atto con soddisfazione, invitano Salvini a ridurre gli attacchi all'esecutivo, poi un po' tutti fanno presente che il coordinamento tra i ministri di Lega e Forza Italia è già robusto e efficace, che in Consiglio dei ministri lavorano d'amore e d'accordo, e che il pranzetto di governo a Villa Grande è comunque una buona idea, anche se ogni settimana non si può, gli impegni sono quelli che sono, ogni quindici giorni, magari, si può fare. Così, il prossimo appuntamento conviviale è fissato tra due settimane: altro giro, altra foto, altra corsa, ovviamente quella per il Quirinale. La nota congiunta sigilla l'armonia (di facciata) ritrovata, e fissa gli obiettivi di Fi e Lega, a partire dalla «difesa del sistema elettorale maggioritario e una strategia comune sul Quirinale. Per la legge di stabilità i due partiti chiederanno un impegno ulteriore a supporto delle partite Iva e di chi ha sofferto maggiormente in questi anni di pandemia. Berlusconi e Salvini», prosegue il comunicato, «hanno chiesto di procedere il più velocemente possibile ad individuare i candidati per le prossime elezioni amministrative, ovviamente coinvolgendo gli altri partiti di centrodestra a partire da Fratelli d'Italia».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)