2020-08-12
Le scuole paritarie verso la scomparsa nell’indifferenza di politici e media
Frequentate da oltre il 10% degli studenti del Paese, per molte la riapertura a settembre è incerta. E 95 istituti hanno già chiuso. Mancano 10.000 docenti di religione ma le assunzioni si fermano a 472. Il concorso per le cattedre dovrebbe svolgersi ogni 3 anni: non si tiene più dal 2004. Lo speciale comprende due articoli. Che lo spirito laicista e anticlericale abbia sempre mal visto le scuole cattoliche, dall'unità d'Italia sino a ieri, è cosa nota e arcinota. Come pure è notorio che molti tra i marxisti italici, in teoria accaniti difensori della scuola pubblica e critici sprezzanti della privata, mandassero i propri figli a studiare e a formarsi da suore e frati. Tra tutti il caso celebre di Enrico Berlinguer, capo del partito comunista italiano dal 1972 al 1984. Sarebbe interessante, in tal senso, compulsare gli archivi storici di prestigiose istituzioni come l'Istituto De Merode a Roma per scoprirne delle belle. Ma quello che non poté il laicismo e l'ideologia ha potuto l'unione tra Covid e governo Conte, tra lockdown (incredibilmente lungo e severo in Italia) e storico disinteresse di gran parte della sinistra per queste importanti istituzioni educative. A cui di recente si aggiunto il grillismo dei novelli amici del Pd. È questo ciò che denunciano molte associazioni cattoliche in una lettera aperta inviata giorni fa al governo e pubblicata sull'agile blog di Pro Vita e Famiglia. La lettera si interroga, con viva preoccupazione, sulla sorte delle «scuole pubbliche paritarie, un terzo delle quali», se non si interviene immediatamente, è «destinato a non riaprire». Né a settembre, né mai. Le preoccupate associazioni, citando il presidente Sergio Mattarella e appellandosi ai politici di tutti gli schieramenti, chiedono con urgenza un «emendamento della deduzione integrale delle rette pagate dalle famiglie per la scuola pubblica paritaria (tetto massimo 5.500 euro secondo i criteri del costo standard di sostenibilità per allievo), avendo le famiglie già pagato le tasse che finanziano la scuola statale (che pure non frequentano) per sostenere un costo pubblico per ogni allievo iscritto a tale tipologia scolastica di ben € 8.500 annui». Si sottolinea che le scuole comunemente dette private, svolgono in verità un significativo ruolo pubblico, anche in chiave di educazione civica fornita, spesso in modo particolarmente proficuo. Con il risparmio, per le casse dello Stato, di circa 6 miliardi di euro ogni anno. Se gli studenti italiani sono 7 milioni e mezzo nel 2020, coloro che frequentano gli istituti paritari, di qualunque ordine e grado, ammontano ad oltre 800.000: più del 10% del totale e non pochi privilegiati. E se ogni studente costa in media allo Stato 6.000 euro l'anno, lo studente delle paritarie solo 500. E poi, sia che la si metta dal punto di vista del pluralismo, che la scuola unica (monopolio statale) non rispetta o rispetterebbe meno, sia che la si veda dal punto di vista della tutela della tradizionale cultura cristiana del Paese, si capisce il valore aggiunto di queste scuole di ispirazione religiosa. Le quali, sorte nella penisola molto spesso oltre 100 o 200 anni fa, raccolgono in nuce un pezzo della memoria storica della nazione, soprattutto a livello locale. La lettera conclude citando un neonato sito internet (noisiamoinvisibili.it) che fa stato della tristissima conta delle scuole paritarie che, dopo anni di difficoltà, il maledettissimo virus - oltre alla poca lungimiranza di chi di dovere - ha già portato a chiusura. Si tratta di 95 scuole italiane, che educavano e istruivano 3.812 studenti, diffuse abbastanza equamente su tutto il territorio nazionale: 26 in Lombardia, nove in Piemonte, dieci in Emilia-Romagna, cinque nel Lazio, sette in Abruzzo, 15 in Puglia, sette in Sicilia, più altre qua e là. Chiuse e defunte verosimilmente per sempre. Se si trattasse di meri numeri farebbe già pena la situazione, ma dietro i numeri ci sono studenti, famiglie, insegnanti, suore e frati. E pezzi più o meno lunghi di storia nazionale, di norma in questi ambienti conservati meglio che altrove. Ci si augura che il governo e il ministro Lucia Azzolina dimostrino nei fatti l'impegno per il progresso del sapere, della scienza e della formazione umana e sociale in Italia, formazione che già prima di questo governo, per non dire da decenni, era piuttosto in crisi, mancando oltre che di fondi e di strutture, di ideali e valori da proporre a giovani, al di là dell'asettico «stare nel mondo» e «godersi la vita». Un'ultimissima notazione. La lettera in difesa delle paritarie è firmata, se abbiamo contato bene, da 64 associazioni cattoliche, tra cui Alleanza Cattolica, il Centro studi Livatino, il Movimento per la vita, i Giuristi per la Vita, l'associazione Family Day, la comunità papa Giovanni XXIII, eccetera. Mancano all'appello una serie di gruppi che non voglio menzionare ma che, come dire, paiono connotati in modo diverso dalle associazioni firmatarie e sembrano avere altre priorità. Peccato davvero che nella difesa degli istituti cattolici, in quanto tali né progressisti né conservatori, non si impegnino gruppi e movimenti in primissima fila quando si parla di migranti e solidarietà con i poveri. La prima povertà infatti, diceva Giovani Paolo II, è la mancanza di Dio. E la chiusura di queste realtà educative contribuisce certamente alla scristianizzazione galoppante della nostra patria. Un tempo faro indiscusso di fede, arte sacra e spiritualità, oltre che di lettere e di scienza. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-scuole-paritarie-verso-la-scomparsa-nellindifferenza-di-politici-e-media-2646952312.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="mancano-10-000-docenti-di-religione-ma-le-assunzioni-si-fermano-a-472" data-post-id="2646952312" data-published-at="1597178799" data-use-pagination="False"> Mancano 10.000 docenti di religione ma le assunzioni si fermano a 472 L'informatissimo sito tecnicadellascuola.it, in un articolo di Alessandro Giuliani, riporta la stupefacente notizia dei soli 472 «posti disponibili per le immissioni in ruolo degli insegnanti di religione, a fronte di oltre 10.000 posti liberi». Ed è quanto si evince dal decreto ministeriale 93, pubblicato con la firma di Lucia Azzolina, l'8 agosto scorso. Secondo il decreto si avranno, per gli insegnanti di religione (IdR), «472 assunzioni a tempo indeterminato, corrispondente al numero delle cessazioni registrate per l'anno scolastico 2020/2021». Ovvero, i 472 nuovi assunti prenderanno il posto di altrettanti docenti che andranno in pensione. Ma questo decretino - se non sarà seguito prestissimo da un nuovo bando di concorso generale - sarà una ennesima presa in giro. E per farlo capire ai non addetti ai lavori giova fare un passo indietro. L'ultimo concorso per i docenti di religione risale al 2004. Si era ai tempi del ministero di Letizia Moratti, durante il secondo governo di Silvio Berlusconi. Quella legge, la prima dopo la revisione del Concordato (1984), prevedeva l'inserimento graduale dei docenti di religione che avessero superato il concorso, e la ripetizione del medesimo concorso ogni 3 anni. Ma da allora non si è fatto più nulla. Benché tutti i vari ministri dell'Istruzione, come Valeria Fedeli del Pd o Marco Bussetti della Lega, si siano detti favorevoli, per ragioni di giustizia e di equità, alla messa in ruolo degli IdR. Secondo lo Snadir, il piccolo ma battagliero sindacato degli IdR, si continua a tergiversare e a trattare tali docenti in modo ingiusto e inappropriato, dimenticando che sono essi a essere, da decenni, parte lesa e ciò proprio per le mancate assunzioni e stabilizzazioni dovute. Così, il segretario nazionale Orazio Ruscica, ha appena commentato il decreto Azzolina scrivendo che «la decisione ministeriale risulta assolutamente illogica e ingiustamente punitiva nei confronti dei docenti di religione». Perché se i neoassunti saranno 472, gli assumibili, sarebbero «3.520 nell'infanzia/primaria e 3.080 nella secondaria di I e II grado». I quali attendono da oltre 15 anni uno scorrimento che non scorre, per mancanza di impegno e di volontà politica. Sempre secondo Alessandro Giuliani, ai fini dell'assunzione «a tempo indeterminato dei precari storici di religione, tuttavia, è necessario che si sblocchi la trattativa in corso tra ministero dell'Istruzione e Cei, al fine di trovare la quadra sul prossimo concorso previsto dal decreto scuola approvato lo scorso dicembre». Infatti prima del lockdown, e grazie al grillino Lorenzo Fioramonti, si è definitivamente stabilito che entro il 31 dicembre 2020 ci dovrà essere un nuovo bando di concorso per i docenti di religione in possesso, oltre che dei titoli specifici, di almeno 36 mesi di docenza nelle scuole pubbliche o paritarie. Ma alcuni, e tra costoro lo Snadir, propongono una soluzione pratica ed efficace sia per l'abbattimento dei costi (che ogni concorso comporta), sia specialmente ora, nei tempi epidemici che ci tocca vivere. Ovvero, «la stabilizzazione attraverso l'immissione in ruolo di tutti i docenti precari di religione». Senza concorso e in base a due criteri di fondo: i titoli di studio e l'esperienza acquisita sul campo. Auguriamoci che Cei e ministero sappiano trovare l'intesa migliore possibile per questa categoria valorosa di docenti.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)