2024-12-21
Le Ong attaccano i progetti con cui l’Italia convince i migranti a tornare a casa
Attivisti al Tar contro le attività in Libia finanziate dalla Farnesina. Quelle europee, rese possibili dagli accordi con i Paesi nordafricani, nel 2024 sono valse 20.000 rimpatri.Poi dicono che la loro non è ideologia.Sette Ong hanno presentato al Tar del Lazio un ricorso contro un progetto, finanziato dal ministero degli Esteri e gestito dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), grazie al quale è stato possibile completare, nel solo 2023, ben 9.370 rimpatri volontari in 26 diversi Paesi africani. E senza bisogno che i migranti venissero prima salvati in mare e poi ospitati in un centro d’accoglienza italiano: sono stati tutti intercettati direttamente in Libia e convinti a tornare indietro, grazie a un’adeguata assistenza sia per il viaggio di rientro, sia per l’avvio di un lavoro o di un’impresa redditizia nelle nazioni d’origine. Per la serie: aiutiamoli a casa loro. L’intento di bloccare un programma tanto efficace è o non è un partito preso?Le associazioni che si sono rivolte al tribunale - l’udienza cautelare si terrà l’8 gennaio 2025 - vogliono fermare la prossima tranche della sovvenzione ministeriale per l’iniziativa denominata «Multi-sectoral support for vulnerable migrants in Libya»: si tratta di 970.000 euro per 24 mesi, dal luglio 2024 al giugno 2026, su un totale di 7 milioni. Secondo i ricorrenti, l’etichetta del rimpatrio volontario assistito celerebbe un sistema occulto di espulsioni, messo in piedi in violazione del principio di non-refoulement. Ossia, una norma di diritto internazionale che vieta, a chi riceve i richiedenti asilo, di rispedirli in uno Stato in cui potrebbero subire persecuzioni. In più, a loro avviso, la rinuncia alla traversata del Mediterraneo non sarebbe davvero volontaria, perché la maggior parte dei rimpatriati si troverebbe prigioniera dei centri di detenzione libici e, dunque, sarebbe bendisposta a farsi riaccompagnare nei luoghi da dove era venuta, pur di scampare a violenze, torture, stupri e abusi. In realtà, come si evince dall’ultimo resoconto delle attività svolte, nel 2023, una quota minoritaria di beneficiari - il 43% - era in stato di detenzione. E solo circa il 7% era completamente alla mercé dei trafficanti. Non sembra un po’ bizzarro accusare l’Oim, che dal 2016 è un’agenzia collegata alle Nazioni Unite, di collaborare a un piano di deportazione di individui vulnerabili?Un programma analogo a quello libico è in corso in Tunisia e, a consultare i dati più recenti, aggiornati a febbraio 2024, ha permesso il rimpatrio volontario assistito di 1.444 migranti. Disperati sottratti alle grinfie delle organizzazioni criminali; al pericolo di annegare, com’è accaduto purtroppo ad almeno 15 persone che, l’altro ieri, erano a bordo di un’imbarcazione in zona Sar tunisina; gente che si risparmierà la pena dell’emarginazione e della povertà qui in Italia. Dove non esiste vita facile per chi pensa di trovare l’eldorado. Il contestato progetto della Farnesina risale al 2017. Ma negli ultimi tempi, grazie agli accordi politici stipulati dal nostro esecutivo con i governi locali, sono stati portati avanti anche altri percorsi, sostenuti dai contributi europei. Ne aveva parlato qualche mese fa, in un’intervista al Messaggero, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: «In accordo con gli organismi internazionali come Oim e Unhcr, che lavorano gomito a gomito in Libia», spiegava, «abbiamo creato delle triangolazioni con i Paesi di partenza. Cioè proponiamo già in Libia o in Tunisia delle alternative a progetti migratori, a volte anche avventurosi e pericolosi, riportando i migranti nei Paesi di origine e aiutandoli a reinserirsi grazie a consulenze ad personam, assistenza logistica e finanziaria». Ricapitolando: bandi e fondi fanno capo all’Ue; il personale sul campo lo mettono le agenzie umanitarie; la cornice giuridica e politica viene costruita grazie al dialogo instaurato dall’Italia con Tripoli, Tunisi e pure con Algeri, anche se da lì le partenze si sono già pressoché azzerate. Nella sua conversazione con il giornale romano, Piantedosi comunicava i risultati del lavoro nei primi sei mesi di quest’anno: 5.111 rimpatri in Libia e 3.800 in Tunisia. La Verità è ora in grado di fornirvi le cifre aggiornate a ottobre, trasmesse da fonti del Viminale: siamo arrivati, ormai, a circa 13.500 rimpatriati dalla Libia e a più di 6.000 dalla Tunisia. Quasi 20.000 persone che non sono salite a bordo di un gommone, non hanno rischiato la vita nel Mediterraneo, non sono sbarcate sulle nostre coste, affollando gli hotspot. E se si legge la relazione allegata all’ultimo bando pubblicato sul sito della Dg Near, la branca della Commissione europea che si occupa del dossier, si può verificare che l’efficienza del meccanismo, nel giro di un anno, è migliorata: nel 2023, i rimpatriati dal Nord Africa erano stati 13.021. I costi, peraltro, sono contenuti: il nostro ministero degli Esteri ha stanziato 7 milioni complessivi; l’Ue 56. Nulla a che vedere con i miliardi che ogni volta ci è toccato sborsare per l’accoglienza. Persino un Cpr sul nostro territorio, tra mancate convalide dei trattenimenti da parte dei giudici e scadenze dei termini legali per le pratiche, faticherebbe a mantenere certi ritmi. Ecco perché, al Consiglio Ue che si è chiuso ieri, è emersa l’intenzione di potenziare gli interventi con Unhcr e Oim sul fronte dei rimpatri volontari assistiti. La Tunisia ha rivendicato il ruolo dei propri pattugliamenti al confine nel ridurre la quantità di «infiltrati», che poi riescono a salpare verso l’Italia. Ursula von der Leyen aveva certificato che il calo degli arrivi in Italia dal Paese di Kais Saied è stato pari all’80% quest’anno. Ma se sono scattati i controlli, è perché il leader magrebino ha preso un impegno con Bruxelles e con Giorgia Meloni. È la dimostrazione che la politica deve agire, che l’Europa non deve dormire: quella frontiera è anche una frontiera italiana. È anche una frontiera europea.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.