2021-11-30
Le mascherine all’aperto feticcio di tutti i sindaci. Ma sono totalmente inutili
Giuseppe Sala (Pier Marco Tacca/Getty Images)
Ordinanze da destra e sinistra per ripristinare l’obbligo dopo l’appello di Roberto Speranza. Gli esperti: non servono a nulla. Ma Nicola Zingaretti chiede alle forze di polizia più controlli.Più che Capodanno sarà Caporetto. Hotel semivuoti, vacanze in bilico. Raffica di disdette, a rischio la partenza di 12 milioni di italiani. Turismo in ginocchio.Lo speciale comprende due articoli. «La mascherina all’aperto ha la stessa probabilità di prevenire il Covid quanto quella di mettersi delle orecchie da coniglio al supermercato tra le 16 e le 17»: parola di Piero Stanig, professore dell’Università Bocconi che ha così commentato l’iniziativa di alcuni comuni italiani di ripristinare le mascherine all’aperto. Iniziativa sollecitata dal ministro della Salute Roberto Speranza, che la ha definita una «misura fondamentale di cautela contro il virus», incoraggiandone l’adozione nelle città italiane. E ripresa con straordinario zelo dai sindaci di tutto l’arco costituzionale, a cominciare da quello di Bari, e presidente dell’Anci, Antonio Decaro (Pd), che ha chiesto al governo, a nome dei suoi colleghi, di valutare l’opportunità di renderla obbligatoria in tutta Italia dal 6 dicembre al 15 gennaio. Alcuni suoi colleghi si sono portati avanti, emettendo già venerdì le ordinanze: compatto il Pd con Beppe Sala a Milano, Giorgio Gori a Bergamo, Mattia Lepore a Bologna, Emilio Del Bono a Brescia, Matteo Ricci a Pesaro, Gianluca Galimberti a Cremona e gli indipendenti Sergio Giordani (Padova), Fulvio Centoz (Aosta), Stefania Bonaldi (Crema), Valerio Zoggia (Jesolo), Giorgio Del Ghingaro (Viareggio) ed Esterino Montino, eminenza grigia del Pd, a Fiumicino. Al fascino della superstizione cede anche il centrodestra: sì, dal 4 dicembre, alle mascherine all’aperto a Verona, guidata da Federico Sboarina di Fratelli d’Italia. Approvate anche a Treviso dal leghista Mario Conte, a Vicenza da Francesco Rucco, a Monza dal sindaco di Forza Italia Dario Allevi, a Como dall’indipendente Mario Landriscina, e in tutto il Friuli Venezia-Giulia, governato da Massimiliano Fedriga della Lega. Domani si decide per Cagliari, guidata da Paolo Truzzu di Fratelli d’Italia. Anche Roma e il resto del Lazio sono pronti a tornare all’obbligo all’aperto, e nella stessa direzione si sta muovendo il sindaco di Firenze Dario Nardella. Il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha addirittura fatto appello alle forze di polizia (sic) «al fine di garantire ovunque il rispetto delle regole di sicurezza per la salute pubblica».Ma la mascherina all’aperto è davvero un principio di «salute pubblica» come sostengono le istituzioni, a cominciare da Roberto Speranza? «Se un ministro della Salute avesse fatto davvero queste dichiarazioni sarebbe una cosa molto triste», ha scritto sulla sua pagina Facebook il direttore del dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta Guido Silvestri, «perché dimostrerebbe che siamo ancora nella fase in cui si ricorre al “pensiero magico” e ai riti propoziatori per combattere la pandemia». Per il virologo Silvestri, che ha lavorato nel laboratorio di Anthony Fauci e da sempre spinge per green pass e vaccinazioni di massa, «sarebbe ancor più triste se i miei colleghi ad ampia visibilità mediatica dessero il loro endorsement a queste affermazioni ascientifiche solo perché si deve fare “qualcosa” contro il panico mediatico da quarta ondata (o, peggio ancora, perché un ministro bisogna tenerselo buono)».L’uso delle mascherine è stato studiato in lungo e in largo, ed esistono diversi studi internazionali che ne mettono in dubbio l’efficacia già al chiuso. Ma non se ne può parlare: l’anno scorso, Facebook ha bollato un articolo degli autorevoli scienziati Carl Heneghan e Tom Jefferson del Center for Ebm di Oxford, come «fake news», e il caso è finito davanti al Parlamento inglese. In Francia, per mesi si è discusso sull’uso della mascherina durante il parto, chiamando in causa la teoria dell’imprinting tra mamma e neonato, impossibile da stabilire con una mascherina sul volto. Sull’uso all’esterno, la totale ascientificità è ancora più netta: non esiste infatti alcuno studio che certifichi una benché minima utilità del provvedimento. Uno studio randomizzato danese ha confermato che le mascherine chirurgiche fuori casa non hanno ridotto il tasso di infezione da Sars Cov-2.La mascherina all’aperto, insomma, semplicemente non serve. Per questo motivo diversi scienziati ne hanno contestato l’imposizione particolarmente ai bambini e agli studenti a scuola, dove talvolta continua ad essere richiesta anche durante l’ora di ginnastica. «Ma non vi rendete conto che dopo che hanno avuto il coraggio di rendere obbligatoria la mascherina quando si è in due non conviventi in moto, con tanto di casco, ormai qualsiasi assurdità potrà essere resa obbligatoria?», dice Emilio Mordini, psicoanalista e coordinatore scientifico di numerosi progetti di ricerca su vaccinazioni ed epidemie presso la Commissione europea. In mezzo a tanta ascientificità, non c’è da stupirsi se si toccano estremi opposti, come quello del governatore del Texas che le ha vietate.Se un cittadino si sente più protetto nell’indossare la mascherina visitando un mercatino di Natale, deve essere libero di farlo. Secondo Silvestri, «va benissimo usarle se non è possibile distanziarsi». Ma multare una persona «perché va a fare una passeggiata per conto suo al mare o al parco senza mascherina sarebbe una vessazione stupida, oltre che un insulto alla scienza».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-mascherine-allaperto-feticcio-di-tutti-i-sindaci-ma-sono-totalmente-inutili-2655882498.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="piu-che-capodanno-sara-caporetto-hotel-semivuoti-vacanze-in-bilico" data-post-id="2655882498" data-published-at="1638216887" data-use-pagination="False"> Più che Capodanno sarà Caporetto. Hotel semivuoti, vacanze in bilico Più del cittì conta il Covid. Visto dalle Marche, di cui è testimonial Roberto Mancini allenatore del Nazionale, più che Capodanno s’annuncia Caporetto. Le prenotazioni – ha rilevato il Corriere Adriatico – sono crollate dell’80%; Agnese Finoia, gestisce Piceno 2.0, ha reso noto che in due giorni «interi gruppi di italiani hanno disdetto» per la paura dei contagi, per le troppe difficoltà create dal super green pass. L’operazione «salviamo il Natale» con cui si giustificano restrizioni e allarmi per ora è un mezzo fallimento. A Roma c’è un crollo delle prenotazioni del 20% «ma va sempre peggio», avverte Tommaso Tanzilli direttore di Federalberghi nella Capitale «e con i prezzi in caduta, molte imprese lavorano sottocosto, prevedo che a inizio anno ci saranno migliaia di licenziamenti». Su 1200 hotel a Roma 350 non hanno riaperto da due anni e ce ne sono almeno altrettanti in vendita. Una ricerca di Confturismo-Confcommercio-Swg che si è svolta tra il 15 e il 19 novembre ha rilevato che a fronte di una stima iniziale di 25 milioni di italiani pronti a fare vacanze nel periodo natalizio già 2,5 hanno disdetto, altri 8,5 milioni sono pronti a farlo o a ridurre itinerario e periodo, altri 12 restano intenzionati a partire, ma più della metà per andare dai parenti il che significa una spesa ridottissima. Tra enfatizzazione dei contagi, restrizioni, città vietate senza mascherine si rischia di mandare in fumo circa 5 miliardi di euro. Che la situazione sia critica lo si evince da due dati: a fine anno scade la cassa integrazione per gli alberghi e ci sono alle viste decine di migliaia di licenziamenti col settore che chiede nuovi interventi al governo mentre tutto il comparto è travolto dalle scadenze fiscali; manca almeno l’80% del turismo straniero. Alberto Corti, responsabile turismo di Confcommercio, sostiene che non arriveranno i nostri clienti abituali: tedeschi, austriaci e svizzeri. Il bilancio di fine anno si chiuderà con cento milioni di presenze in meno negli alberghi che peraltro ora devono fronteggiare costi crescenti e l’azzeramento del turismo intercontinentale. Di chi è la colpa? Gli operatori dell’Alto Adige dove ci sono almeno dieci località sciistiche in zona rossa, il che fa prevedere che le vacanze sulla neve partiranno col piede sbagliato, puntano il dito contro i no vax. Però Valeria Ghezzi – che preside l’associazione degli impianti a fune – teme un stagione in slalom tra i paletti anti Covid. «Certo è», nota la Ghezzi «che un altro inverno senza turisti sarebbe la fine». Il super green pass e il molto insistere sui contagi sta determinando un nuovo crack per i ristoratori. Paolo Bianchini del Mio sostiene che hanno oggi una pioggia di disdette per i pranzi aziendali di auguri e temono che il periodo Natale-Capodanno, il più redditizio, sia un mezzo flop a causa delle restrizioni. Domani a Roma diverse categorie di operatori hanno deciso sit-in di protesta. I più arrabbiati sono gli agenti di viaggio aderenti all’Astoi. Ce l’hanno col ministro della Salute Roberto Speranza per l’invito agli italiani a fare vacanze domestiche. In una nota l’Astoi rileva di aver perso 11 miliardi di fatturato: «Porteremo i libri contabili al ministro Giancarlo Giorgetti, sarà il governo a farsi carico del fallimento di 13.000 aziende e di 80.000 disoccupati». Per il ministro del Turismo Massimo Garavaglia però «il settore è in ripresa, ma mancano dai 200 ai 300.000 addetti specializzati». Per la verità pare che manchino milioni di turisti. Forse anche sul rimbalzo del Pil bisognerà rifare i conti. Gli operatori avvisano con Luca Patanè presidente di Confturismo: «Prevale l’incertezza, servono indicazioni chiare e immediate». Perché l’allarmismo ammazza il turismo; chissà se ne vale la pena per «vendere» qualche vaccino in più?