2020-04-11
Le idee pericolose sotto la guerra al virus
Libertà personali, scuola e lavoro a distanza, controllo sociale, dogmi economici e sindrome degli esperti: la situazione inaudita in cui viviamo favorisce l'avanzata di un'agenda politica discutibile. Che però, nella tragedia, rischia di essere accettata per forza.Livella brutale, il Covid 19 esaspera anche i pensieri. Nello stato di eccezione, viaggiano più veloci: vale per le soluzioni drastiche ma anche per le idee discutibili che sotto la cappa del contagio non vengono discusse. Un'agenda politica vera e propria, senza registi occulti per carità, ma che avanza nelle pieghe di una evidenza incontestabile: la pandemia va fermata. Ma come? E chi decide? Qui il discorso, ovviamente, è meno semplice. Luca Bolognini, avvocato e presidente dell'Istituto italiano per la privacy (organo finanziato dalla Commissione europea), ha pubblicato sul portale Agendadigitale.eu un contributo sul tema della privacy e del rispetto della libertà personale in merito alla possibilità di tracciare sospetti e contagiati. «Se ci aspettiamo che gli italiani scarichino e attivino di loro spontanea volontà il tracciamento digitale, che potrà essere usato contro di loro in mille modi, siamo ingenui». Ergo, procede il legale: «O questa app la inietti imperativamente negli smartphone, o obblighi de facto ad attivarla perché altrimenti non concedi di uscire o di fruire di servizi vari in fase 2: vuoi prendere l'autobus? Scannerizza il Qr code e registrati con questa app, se no non sali a bordo. Vuoi entrare in un locale? Idem. E via così». Bolognini, pur nel propendere per la seconda soluzione («Il sistema diverrà estremamente efficace, utile, ma invasivo e rischioso per i nostri diritti e le nostre libertà»), almeno non ne tace i problemi e soprattutto lascia intravvedere la possibilità di «sopravvivenza» di queste logiche oltre e fuori dal Covid-19. Una forzatura per cause di forza maggiore non può non produrre uno sbrego in cui infilarsi per qualunque altro motivo: fiscale, politico, securitario, in fondo comunque di potere.Anche Shoshana Zuboff, studiosa assurta a notorietà mondiale con il suo Il capitalismo di sorveglianza, ha invocato la sospensione di eccessive preoccupazioni sulla privacy per sconfiggere il virus. Sarà molto interessante, anche alla luce dell'esperienza maturata da Singapore, il cui premier ha dichiarato di recente il flop del modello di tracking, vedere le scelte del governo in questo senso.Gli stenti negoziali in Europa, l'aberrante «idea» di colpire i redditi medi avanzata ieri dal Pd, ripropongono poi la forza di un dogma, quello della scarsità del denaro, che pure vacilla sotto i colpi inauditi delle Banche centrali ma mostra incredibili doti di resistenza, con l'immancabile capacità di scatenare guerre tra poveri. E, ancora e sempre, di conservare o aumentare potere su chi si scanna per gli spiccioli.Altro banco di prova è la scuola: milioni di famiglie sono alle prese con le fatiche delle lezioni a distanza dei figli. Per quanto ovviamente potenziare le reti e le dotazioni informatiche sia cosa non negativa, si fa strada l'idea che possa essere sempre così. Il ministro non ha escluso, in assoluto, che a settembre quella della telescuola possa diventare modalità abituale. Addirittura lo si è immaginato anche per l'università, in una foga smaterializzante che cozza contro cultura e civiltà, ma più prosaicamente con il gigantesco test di massa, forse non troppo «smart», cui gli studenti stanno facendo i conti murati in casa. Stesso discorso vale per il lavoro di milioni di persone: l'annullamento delle categorie di luogo domestico e professionale sta sfumando molti entusiasmi in merito alla funzione a un tempo salvifica e neutra della tecnologia.Siccome poi di sanità si parla, il Covid-19 si trascinerà dietro un rapporto completamente ridefinito con gli «esperti»: «Stiamo imparando che non possiamo più permetterci cialtroni in politica», ha spiegato Corrado Formigli incarnando un confuso inconscio epistocratico. Il desiderio cioè che il competente, lo studioso, il saggio, risolva i problemi, sganci la politica dal greve problema del consenso, faccia - imponga? - la cosa giusta. È una teoria che ha già avuto diverse falsificazioni in ambito economico, ma che qui ritrova forze, con gli ospedali intasati e quasi 20.000 morti. Per quanto sia sacrosanto mettersi in mano a chi ne sa (ci mancherebbe), proprio la tragedia della pandemia ha evidenziato errori, contraddizioni, cambi di linea anche clamorosi da parte delle massime autorità scientifiche mondiale, figuriamoci dei virologi sbarcati in prima serata. Eppure l'«espertizzazione» e la «sanitizzazione» della vita sociale saranno una tappa difficile da percorrere: ridefineremo a colpi di comitati e task force gli ambiti della politica, la sfera delle libertà, le dinamiche della fiducia e della legittimazione delle scelte e degli obblighi insomma del perimetro di ciò che chiamiamo democrazia? Per ora, impressionano i comunicati delle forze dell'ordine che elencano i provvedimenti comminati ad anziani «rei» di aver fatto spese non «indispensabili». Ecco, la vita sociale. Si ripete che «nulla sarà come prima». Si teorizzano «pandemie ricorrenti» (Bill Gates) sulla base di non si sa bene quali evidenze, tempi biblici per tornare a stadi gremiti, ma anche solo a messe frequentate. La verità è che non sappiamo cosa verrà, ma non possiamo non pensare alle conseguenze dello sclerotizzarsi di queste condizioni forzose sul nostro modo di abitare il mondo, di pensare noi stessi, l'altro, la libertà, la vita, il suo senso.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)