2020-09-29
Le amicizie pericolose del prefetto spodestato nel Continente nero
In Angola l'ecclesiastico vantava rapporti con l'ex presidente Josè Eduardo Dos Santos, attraverso il discusso imprenditore Antonio Mosquito.Per capire le dimissioni del cardinale Angelo Becciu, e lo scandalo che sta scuotendo il Vaticano, bisogna anche fare un passo indietro di qualche mese e tornare al 4 dicembre 2019. Quel giorno a varcare le mura di San Pietro è l'attuale presidente dell'Angola, João Lourenco. Deve incontrare papa Francesco, per un appuntamento che a Luanda definiscono molto delicato. I rapporti tra il Paese africano e lo Stato Pontificio non sono dei migliori già da diversi anni. Nel 2009, infatti, Becciu viene spostato a Cuba proprio perché in Angola la sua presenza come nunzio apostolico non era più gradita. La questione era arrivata anche all'orecchio di Benedetto XVI, che andò in visita nella zona proprio quell'anno. A quanto risulta alla Verità, infatti, tra le mura vaticane giravano già diverse voci sui rapporti imprenditoriali che il cardinale intratteneva nello Stato africano. Il 2009, poi, non è stato un anno qualunque. L'Angolagate - inchiesta che coinvolse alti politici francesi per aiuti militari all'ex presidente Josè Eduardo Dos Santos alla fine degli anni Novanta - è arrivata a sentenza. Pierre Falcone, uomo d'affari algerino, viene condannato in primo grado a 6 anni per aver inviato armi in Angola: viene poi assolto nel 2013. Lourenco, arrivato nel 2017, sta cercando di disfarsi dell'ingombrante passato di Dos Santos. Per di più, nell'ultima tornata di nomine di cardinali nel 2018, Francesco decide di promuovere Eugenio Dal Corso, ex nunzio pontificio a Cabinda, regione separatista dove il governo angolano non vuole «occhi» stranieri. Lourenco avrebbe preferito due vescovi angolani, come Filomeno Do Nascimiento o Gabriel Mbilingi, attuale vescovo di Lubango. Dal Corso è stato per anni a stretto contatto con Becciu, dal 2001 al 2009 Nunzio apostolico a Luanda. Entrambi conoscono l'ex presidente Dos Santos e in quasi dieci anni hanno avuto modo di confrontarsi soprattutto con l'entourage presidenziale. Per Lourenco è un boccone difficile da digerire. Il nuovo presidente dell'Angola, infatti, sta conducendo dal 2017 una guerra senza sosta contro i Dos Santos. Rivuole indietro i soldi che la famiglia angolana avrebbe sottratto ai cittadini angolani dagli anni Ottanta. Diverse inchieste giornalistiche, tra cui quella di Occrp, hanno raccontato come i Dos Santos siano riusciti a spostare all'estero miliardi di dollari, proventi del petrolio e delle miniere di diamanti. Grazie a una rete di conoscenze in Europa, la famiglia dell'ex presidente avrebbe riciclato centinaia di milioni di dollari all'estero, mentre metà della popolazione angolana viveva sotto la soglia di povertà. Il punto di incontro di Becciu con i Dos Santos è proprio Antonio Mosquito, l'imprenditore che aveva consigliato nel 2012 l'ex sostituto alla Segreteria di Stato di investire in un giacimento petrolifero in Angola, gestito dall'azienda petrolifera statale Sonangol. I soldi sarebbero andati nella Falcon Oil, fondata da Mosquito nel 2007 e titolare del 5% delle estrazioni. Nei Luanda Leaks, inchiesta giornalistica diffusa questa estate sui soldi esteri dell'ex famiglia presidenziale, compare anche l'amico del cardinale. Mosquito sarebbe stato per anni il rappresentante degli affari di Isabela Dos Santos, la figlia del presidente, considerata una delle donne più ricche di tutta l'Africa. Secondo i giornali angolani, infatti, il manager che amministra il gigante delle costruzioni Soares Da Costa, avrebbe investito i soldi dell'ex presidente per evitare troppa pubblicità alla bella Isabela. Lei ha sempre smentito. Ma in Angola sono convinti che non sia stata l'unica delle operazioni portate avanti da Mosquito che viene ritenuto come un benefattore, ma che in realtà non avrebbe a disposizione ingenti quantità di denaro. Che nel 2009 qualcuno in Vaticano si fosse accorto che quel sodalizio non fosse così opportuno lo dimostrano anche altri dettagli. La Falcon Oil fu lanciata nel 2007 grazie ai soldi di Falcone, il manager algerino che aveva inviato le armi durante la guerra civile negli anni Novanta. Non solo. La Sonangol è, secondo i Luanda Leaks, una delle società attraverso cui è stato riciclato il denaro, anche perché azionista di maggioranza della Bai, Banco Angolano de Investimentos. C'è infine da ricordare che proprio il presidente Dos Santos annoverava tra i suoi consiglieri finanziari anche l'ex latitante condannato per mafia Vito Roberto Palazzolo .Non a caso, a quanto risulta alla Verità, in Vaticano esisterebbe una nota molto approfondita sui rapporti tra Becciu e Mosquito, già nelle mani dei Promotori di Giustizia. Mosquito è stato anche il finanziatore, con 1,5 milioni di euro, della birra Angel's, impresa lanciata da Mario Becciu, il fratello del cardinale. Ma questa è un'altra storia.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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