2021-09-04
L’Australia sfida contagi e libertà: app di controllo e proteste vietate
(Darrian Traynor/Getty Images)
Ieri 13 morti, il Paese si barrica. Per verificare la quarantena, nel South Galles i cittadini avranno 15 minuti per fare un selfie nel luogo in cui dovrebbero essere. Il premier Scott Morrison: «Se ne esce solo con i vaccini».Quanto tempo un Paese può mantenere restrizioni di emergenza sulla vita dei suoi cittadini pur continuando a definirsi una democrazia liberale? Se lo chiede, interrogandosi sulle «restrizione draconiane» imposte al grido «zero Covid» dall'Australia per far fronte alla pandemia, la rivista The Atlantic. Che non è un pericoloso magazine no vax, bensì una testata americana che vanta oltre 150 anni di storia e che dal 2017 ha come socio di maggioranza la Emerson collective, che fa capo a Laurene Powell Jobs, vedova di Steve Jobs, fondatore della Apple, e grande finanziatrice del Partito democratico negli Stati Uniti.«Finora una delle società più libere della Terra, l'Australia è diventata un continente eremita», scrive una penna libertaria, quella di Conor Friedersdorf. Che nota: «Prima del 2020», l'anno dell'esplosione della pandemia, «l'idea che l'Australia proibisse ai suoi cittadini di lasciare il Paese, una restrizione associata ai regimi comunisti, era impensabile. Oggi, è una politica ampiamente accettata».Friedersdorf ha fatto un giro per i siti del governo australiano. Su una pagina del dipartimento degli Affari interni ha trovato questa frase: «Le frontiere dell'Australia sono attualmente chiuse e i viaggi internazionali dall'Australia rimangono strettamente controllati per aiutare a prevenire la diffusione del Covid-19». Il tutto in, quantomeno apparente, contraddizione con quello che si trova sul sito del dipartimento del Procuratore generale in merito agli accordi internazionali firmati dall'Australia sui diritti umani, secondo cui la libertà di lasciare un Paese «non può essere fatta dipendere dallo stabilire uno scopo o una ragione».Ci sono Stati, come il Nuovo Galles del Sud, dove è stato dispiegato l'esercito per far rispettare il coprifuoco. Nello Stato dell'Australia meridionale, invece, il governo ha sviluppato e sta ora testando un'app, «orwelliana» scrive Friedersdorf, che combina riconoscimento facciale e geolocalizzazione per garantire la quarantena a casa: al cittadino arriva un messaggio ed entro 15 minuti deve scattare un selfie con il luogo in cui si trova. In grandi città come Sydney e Melbourne, la seconda più grande del Paese, le proteste contro i lockdown sono state vietate, e quando i dissidenti si sono riuniti comunque in piazza, in centinaia sono stati arrestati e multati. L'Alta corte australiana si è spinta a dire che «si può anche accettare» che le restrizioni sui viaggi «invadano i diritti individuali».«L'Australia è senza dubbio una democrazia, con più partiti politici, elezioni regolari e il trasferimento pacifico del potere», scrive Friedersdorf. Puoi però racconta i suoi dubbi: «Regole durature di questo tipo renderebbero certamente un Paese uno Stato di polizia». Sarebbe stato meglio, scrive, investire su cure e vaccini, mobilitare società civile e forze armate per vaccinare la popolazione e seguire Europa e Stati Uniti. Altrimenti, il rischio è quello di finire più lontani dall'Occidente e diventare più simili ai vicini, come la Cina.Con tassi di mortalità che però non sembrano giustificare tanta durezza.Da inizio pandemia l'Australia conta quasi 58.200 casi e 1.032 morti. Numeri molto più bassi di molti Paesi simili. Tuttavia, la variante delta, più contagiosa di quelle circolate in precedenza, ha imposto un giro di vite.Tanto che tra chi non crede più alla strategia «zero Covid», abbracciata all'Australia, dalla Nuova Zelanda e da altri Paesi nell'area del Pacifico e fatta di rapidi e rigidi lockdown a ogni minimo focolaio, c'è anche il primo ministro Scott Morrison. È diventato «non sostenibile il modo di vivere in questo Paese», ha dichiarato annunciando nei giorni scorsi la decisione di passare a un approccio meno drastico come quelli adottati in buona parte dell'Europa e degli Stati Uniti.Ieri nel Paese è stato registrato il record contagi giornalieri: 1.657 nuovi casi e 13 morti. «In un giorno difficile come questo, è importante avere speranza. E, vi posso assicurare, c'è speranza», ha detto il primo ministro Morrison ai giornalisti a Canberra annunciando l'arrivo di altre 4 milioni di dosi di vaccino Covid-19 di Pfizer, che si sommano ad altrettante già attese, grazie a un accordo con il Regno Unito. Obiettivo: accelerare il programma di vaccinazione e riaprire tutto in fretta.Anche perché il primo ministro Morrison ha davanti a sé due fatti. Il primo: quella che appare un'impennata dei contagi potrebbe convincere alcune amministrazioni a continuare con la strategica «zero Covid» che pur si sta rivelando inefficiente, in Australia e non soltanto, contro la variante delta. Alcuni Stati, come il Nuovo Galles del Sud e Victoria, hanno spiegato che la popolazione dovrà imparare a convivere con il Covid-19; altri, invece, stanno hanno prendendo le distanze dal nuovo piano nazionale. Il secondo: entro maggio 2022 dovrà finire nuove elezioni e il Paese rischia di vedere la recessione per il secondo anno di fila.E forse Morrison ha in mente anche un'altra cosa: l'emergenza non è più tale se diventa quotidianità.
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