2024-09-08
L’assassino di Paderno era schiacciato dalla propria epoca, narcisista e vuota
La furia omicida di Riccardo nasce da una sensibilità acuta che pare non aver trovato un terreno fertile in cui crescere. Riccardo, il ragazzo di Paderno Dugnano che ha ucciso padre, madre e fratellino, è il portatore di una ricerca di senso della vita che condivide con migliaia di coetanei, per fortuna meno consapevoli di lui e quindi apparentemente meno disturbati. Il disagio di Riccardo è quello che i maggiori scienziati sociali del nostro tempo, filosofi come Edmund Husserl o antropologi come Arnold Gehlen, Konrad Lorenz e rispettive scuole, scienziati come Stephen Jay Gould, e tanti altri avevano già identificato negli ultimi cent’anni nei limiti della scienza e delle varie ideologie e nell’importanza per l’essere umano dell’affettività e delle varie esperienze trascendenti, a cominciare da quella religiosa. Dai racconti sui colloqui con magistrati ed esperti, il volto corrucciato, perplesso o emozionato di Riccardo compare come l’immagine del «volto dell’altro», la cui centralità, anticipata alla fine del Novecento dal filosofo Emmanuel Levinas, è diventata poi la vera ma negata protagonista nel nuovo millennio. Il fatto è che mentre la vita quotidiana del mondo ormai globalizzato si svuotava di empatie, condivisioni, partecipazioni emotive, per riempirsi di concorrenze, competizioni, classificazioni astratte (perfino sessuali, come le ossessive suddivisioni Lgbt), la sostituzione di Dio con la scienza razionale e i soldi ha lasciato l’uomo da solo. È per questo che le generazioni più recenti sono così narcisisticamente disperate, riescono a interessarsi solo a sé stessi e sono in grande difficoltà a vedere davvero l’altro, innamorarsi.Riccardo invece non è narcisista: di qui la sua indifferenza di fondo per i «beni materiali», che hanno però un ruolo centrale nella famiglia dell’industriosa Brianza e nell’educazione dei figli, nella quale le prospettive economiche hanno un ruolo centrale. Ma il «volto dell’altro» di cui parla Levinas è anche il tuo, è la tua identità che cerchi negli occhi, affettuosi o aggressivi, empatici o distaccati. E la cerchi innanzitutto in famiglia, dalla quale anche ti aspetti corrispondenze con il tuo volto, con te come persona, con le tue emozioni e sentimenti, non solo con i numeri o successi. Vuoi sentire e non contare i soldi o goderti gli applausi: da qui parte la rivolta, o almeno l’assoluta indifferenza verso la matematica (dove invece prendi il debito). Oggi, nella fredda civiltà delle tecnoscienze, questa posizione, per quanto non integrata nella coscienza, non è un capriccio o una stravaganza, ma a volte una scelta esistenziale e spesso una necessità psicofisica.Non si tratta di un fatto superficiale, di mode o apparenze esteriori: è un modo di essere, sei tu. L’educazione, quando c’è, dovrebbe farti vedere che in ciò non c’è niente di male, anche se è a volte complicato. È per questo che (come Riccardo ha raccontato agli esperti che l’hanno incontrato in questi giorni), quando pensa alle guerre lui si commuove, mentre agli amici non capita. Sono questi, oggi, i problemi che i pazienti giovani, più grandi di Riccardo, portano in analisi: la disumanità media e il narcisismo ossessivo della maggior parte delle persone, la mascherata attorno alla quale gira il grosso delle comunicazioni sociali e degli obiettivi collettivi completamente diversi dai vissuti, emozioni, interessi, personali. È in quella situazione che l’Anima personale, (come la chiamavano Carl Gustav Jung e James Hillman) si rifiuta di venire inghiottita dal rumoroso e cinico narcisismo del palcoscenico sociale (peraltro rozzissimo, come da cronache). La Brianza e le zone del Milanese che sono riuscite a conservare maggiormente gli aspetti profondi della loro cultura tradizionale, come appunto la famiglia e il lavoro, mantengono ancora (a volte a livello inconscio) l’esigenza di Anima della personalità individuale. Si tratta di una struttura culturale, spirituale e psicologica forte che risale addietro nei secoli anche ai Cardinali Borromeo, San Carlo e Federico (decisivo nei Promessi Sposi), e fu poi alla base della risposta data con il Concilio di Trento alla Riforma protestante dal cristianesimo cattolico. Fu una delle grandi svolte della cultura europea, forse non ancora completamente metabolizzata, anche se tuttora attiva. Luigi Giussani (per dire), era di Desio e Comunione e Liberazione è nata da queste parti. Eredità come queste, culturali e spirituali, sono tuttora all’origine di grandi intuizioni, e dolorosi e profondi conflitti, personali e collettivi. Per affrontarli e risolverli, integrandoli nelle coscienze, è però necessario riconoscerli. La rivoluzione oggi maggiormente indispensabile rimane allora quella culturale: sempre più urgente.