2024-01-13
Landini sposa la Meloni contro la quale scioperava due mesi fa
Maurizio Landini (Imagoeconomica)
Il segretario della Cgil si intesta la scelta del governo di prendere la maggioranza delle acciaierie di Taranto tagliando i rapporti con i Mittal. È una decisione dell’esecutivo e non certo del sindacato rosso che fino a due mesi fa scioperava contro Salvini & C.. Finalmente la Cgil ha trovato come tornare ad avere un ruolo nella società italiana e tra i lavoratori. La decisione del governo di far diventare praticamente pubblica l’azienda Ilva di Taranto ha provocato nel leader del sindacato, Maurizio Landini, una reazione quasi entusiasta, tanto da intestarsi la scelta governativa e farla diventare un vessillo del sindacato e di tutti i metalmeccanici. Ha detto: «Un paese senza siderurgia non ha futuro, per noi è necessario garantire la continuità produttiva ed è necessario garantire i livelli occupazionali. Ed è evidente che da tempo noi stiamo dicendo che c’è bisogno che lo Stato entri, assuma quella attività come un’attività strategica per il nostro paese». Amen. Ora, che in questi lunghi anni sull’Ilva di Taranto si siano commessi un numero di errori difficilmente contenibili nel centinaio lo sanno tutti. Che le pastoie burocratiche di tipo ecologico siano finite per essere quasi esclusivamente un vincolo a risistemare questa azienda lo sanno tutti. Che il comportamento delle aziende estere sia stato a tratti truffaldino è egualmente sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto sono sotto gli occhi di tutti i continui cambiamenti di idea dei diversi governi. Invece di tentare di prendere il buono del governo che passava e portarlo avanti nel nuovo, hanno pensato più che al bene dell’azienda a scegliere una linea che contrastasse quella precedente: un gioco al massacro. L’esecutivo in carica ha finalmente scelto una strada, quella di entrare nella proprietà in modo massiccio e prendere in mano le redini di questa importantissima azienda europea per riportarla entro i binari giusti in modo che gli operai non perdano il posto e l’azienda ridiventi competitiva in ambito europeo e oltre. Ne ha tutte le potenzialità. Ha fatto bene o ha fatto male il governo a prendere questa decisione? A questa domanda si risponde con un’altra domanda: che alternative c’erano oltre a quelle provate e miseramente fallite? Forse cercare un compratore e vendere magari a un sottoprezzo in modo da togliersi di mezzo il bubbone? Certamente no. Sarebbe stata una scelta economicamente irragionevole ed eticamente ingiusta, quindi politicamente sbagliata. La scelta che ha fatto il governo è stata guidata dal principio di sussidiarietà che vale anche in campo economico e soprattutto nelle scelte di politica economica e industriale. Esso prevede che lo Stato intervenga la dove il privato da solo non riesce a risolvere i problemi e prevede, egualmente, che lo Stato non intervenga nel caso in cui il privato trovi una via autonoma per risanare l’azienda e farla funzionare. È un principio che non fu applicato, purtroppo, soprattutto nel passato e soprattutto per «colpa» del sindacato e di una politica economica consociativa (in cui tutti i partiti, governo e opposizione, si trovavano seduti allo stesso tavolo da pranzo) che ci ha lasciato sulle spalle miliardi di lire di debito, di una politica industriale assistenzialista che, per motivi esclusivi di raccolta del consenso, dava soldi ad aziende decotte indipendentemente dalla loro condizione e indipendentemente dal fatto che quelle aziende potessero rinascere e vivere di vita autonoma. Questa volta il governo non ha scelto in modo assistenzialista ma seguendo il sano e costituzionale (italiano ed europeo) principio di sussidiarietà. Il sindacato, pur intestandosi la scelta governativa, come se fosse frutto delle sue lotte e così non è, ha comunque avuto l’onestà intellettuale di dire che il governo è sulla buona strada (lo stesso governo contro cui scioperava a oltranza arrivando pure a sfidare le precettazioni, ma questa è un’altra storia). Se fosse per Landini e compagni lo Stato comprerebbe praticamente tutte le imprese che non funzionano, ne creerebbe di nuove di proprietà dello Stato per assumere e infornerebbe ogni anno nella pubblica amministrazione decine di migliaia di operatori. Ma questo, si sa, è Landini, è la Cgil, è la Fiom e compagnia cantante. Mi ha fatto specie che nei comunicati della Fiom ricorrano termini ed espressioni che sono esattamente gli stessi che abbiamo sentito in tutti questi anni tipo «continuità produttiva» o «garantire i livelli occupazionali» cioè, in parole povere, che l’azienda rimanga aperta e che non si licenzi nessuno. Per carità sono scelte lessicali. La Cgil non darà mai un gran lavoro da fare alle enciclopedie soprattutto quelle sui neologismi, la Treccani può stare tranquilla. Questo ad oggi. Poi nel prosieguo delle trattative e nella concretizzazione delle scelte di governo vedremo cosa si inventerà la Cgil per intestarsi qualche altro risultato e comunque l’importante è che si faccia, chi piglia il vessillo in mano è questione secondaria anche se il codice d’onore ci dice che il vessillo deve essere portato da chi ne ha diritto, e in questo caso è il governo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.