2019-10-14
Il governo svela il suo bluff: sugli immigrati l'Italia è sola
Non so se avete presente le dichiarazioni di Giuseppe Conte del 23 settembre, a conclusione del vertice di Malta sui migranti. Il presidente del Consiglio parlò di accordo storico, sottolineando la disponibilità dei Paesi che avevano partecipato all'incontro a condividere i profughi sbarcati in Italia. Da New York dov'era in viaggio, il premier si concesse anche un pistolotto contro Matteo Salvini, per rimarcare come senza il Capitano leghista le cose andassero meglio di prima. «Questo dal punto di vista politico ci insegna una cosa: un atteggiamento inutilmente litigioso, (...)(...) provocatorio, sterilmente fine a sé stesso, non porta da nessuna parte», dichiarò l'avvocato del popolo ai giornalisti che si era portato in tournée, «uno costruttivo, invece, porta risultati». La lezioncina di Conte al suo ex ministro dell'Interno che poche ore prima aveva liquidato l'intesa come fuffa, ha dimostrato però dopo pochi giorni di essere basata su pura teoria e nessuna pratica del capo del governo. Già, perché l'accordo di portata storica, si è rivelato subito per quel che era, ovvero una gigantesca presa in giro. Prova ne sia che dopo aver manifestato a Malta buoni propositi, i partner che dovevano accogliere i profughi si sono girati dall'altra parte, preferendo prendere tempo. Risultato, da quando Salvini non è più al Viminale non solo i porti sono stati riaperti, ma i centri di accoglienza traboccano di extracomunitari che nessuno sa dove mandare. Nel giro di poche settimane, grazie agli annunci dell'intesa ritrovata fra Paesi europei e disponibili a valutare le richieste di asilo, gli arrivi dei migranti si sono moltiplicati, ma per compenso non è aumentato il numero di stranieri rispediti a casa o avviati verso altri Paesi.Che la situazione rischi di diventare esplosiva, soprattutto ora che la Turchia, per bocca di quel simpatico democratico che risponde al nome di Recep Tayyp Ergogan, minaccia di aprire le frontiere e di spedire in Europa 3 milioni e mezzo di siriani fuggiti dalla guerra, se n'è accorta anche la prefetta che ha sostituito Salvini al ministero dell'Interno. Accolta a suon di fanfara da una stampa prona pur di far dimenticare il suo predecessore, Luciana Lamorgese è stata presentata come una super tecnica capace di risolvere con la bacchetta magica il problema dei clandestini. «Lei è stata l'artefice del modello Milano», hanno scritto in coro i giornaloni, dimenticando però di verificare se davvero il capoluogo lombardo potesse essere considerato un modello quanto ad accoglienza.Ma al di là del fiume di saliva steso sulla scala del Viminale per accogliere la neo ministra, ieri è stata lei stessa a far capire agli italiani che i risultati non sono proprio cosi trionfalistici come vengono descritti. In un'intervista al Corriere della sera, la prefetta ha messo le mani avanti, parlando della necessità di un intervento europeo per affrontare il problema dei profughi. «Finora l'impegno del nostro Paese su questo fronte è stato eccezionale. Adesso solo una risposta coordinata e condivisa può consentire una strategia efficace che coniughi il necessario rigore contro lo sfruttamento dei migranti e i trafficanti di esseri umani con il rispetto dei diritti fondamentali e dei principi di solidarietà che sono alla base della costruzione e dell'integrazione europea». Ma come? Non c'era l'accordo di portata storica? Abbassando la voce fino a non farsi sentire, non si era ottenuto di più di quel che aveva portato a casa Salvini? Così aveva detto Conte nel viaggio newyorkese, ma ora si scopre, per bocca del ministro Lamorgese, che «l'idea condivisa è che un nuovo patto di solidarietà europea deve nascere dalla consapevolezza che l'Italia e Malta rappresentano i porti di primo approdo per poi raggiungere altri Paesi europei». Seguono frasi del ministro che parlano di «una bozza di accordo che può rappresentare il cambio di passo», di «inizio in direzione di un sistema di gestione più equo e bilanciato», di «un percorso complesso» eccetera eccetera. Alla fine dell'intervista si ricava una sola certezza, e cioè che l'accordo di Malta presentato come svolta storica da Giuseppe Conte è solo un'inversione a U, che riporta l'Italia al punto di partenza, ovvero ad altri accordi del genere, presentati di volta in volta da Matteo Renzi o da Paolo Gentiloni come intese decisive, mentre al contrario di decisivo c'era solo la presa per i fondelli. Luciana Lamorgese infine si consola calcolando che con i barconi sono sbarcati solo 400 migranti in più rispetto all'anno precedente. Peccato che l'incremento si sia registrato tutto a settembre, guarda caso con la nascita del nuovo governo. Così, in un mese si è superato il numero si profughi dell'anno precedente e questo quando ancora mancano novanta giorni alla fine del 2019. Una cifra dunque che non dovrebbe tranquillizzare la signora prefetta, ma semmai allarmarla. Perché se questo è il modello Lamorgese, finirà come al solito, ovvero con più immigrati per tutti.