2018-11-27
L’ambasciata in Libia ancora senza guida fa contenta la Francia (e pure Moavero)
Con Giuseppe Perrone a Roma la diplomazia resta dimezzata. Il ministro, però, sogna un ruolo da commissario Ue. Con la sponda di Emmanuel Macron.Intanto a Parigi oppressi i pedaggi per entrare in città e l'aumento dei carburanti. Via la tassa sui tir.Lo speciale contiene due articoliLa Francia di Emmanuel Macron avanza a Misurata e l'Italia rimane a guardare, anche dopo lo sgarbo del ministro degli Esteri transalpino, Jean-Yves Le Drian, che aveva incontrato a Parigi i leader della città sul golfo della Sirte l'8 novembre, a quattro giorni dalla conferenza per la Libia di Palermo organizzata dal governo Conte. E pochi giorni prima era stata la Comunità di Sant'Egidio, fondata da Andrea Riccardi, a cui l'ex presidente francese François Hollande ha conferito la Legione d'onore, a complicare i lavori italiani verso Palermo con una conferenza, il 22 e 23 ottobre, che ha riunito rappresentanti delle istituzioni locali e dei consigli di varie tribù del Sud della Libia, area nel mirino di Parigi.Ad avvertire il nostro esecutivo dell'avanzata francese è stato Abderrahmane Sewehli, ex presidente dell'Alto consiglio di Stato di Tripoli (il Senato libico), oggi uno degli uomini di riferimento a Misurata, in una recente intervista al quotidiano La Stampa. Seweli, sottolineando l'importanza di Misurata come «cerniera militare» della Tripolitania, invita la diplomazia italiana a non fare altri passi falsi. Il riferimento è a quanto accaduto all'ambasciatore a Tripoli Giuseppe Perrone, da metà agosto rientrato in congedo in Italia per «preoccupazioni sulla sua sicurezza e incolumità».Riavvolgiamo il nastro dell'affaire Perrone aiutandoci con le parole del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in Parlamento: «A seguito di un'intervista a una televisione che l'ambasciatore aveva deciso autonomamente di dare in lingua araba sono sorti quelli che, se fossimo in un contesto italiano, definiremmo malintesi». Inizio agosto, intervista in arabo alla tv Libya's channel: Perrone spiega l'importanza di «preparare bene le elezioni», con una base «costituzionale chiara» e «condizioni di sicurezza adeguate». In pratica va contro la linea francese, sulla quale allora, prima della conferenza di Palermo del 12 e 13 novembre, convergeva anche il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica: Parigi voleva elezioni entro quest'anno. Invece, Perrone suggeriva primavera 2019. Le sue parole hanno scatenato tutti i libici: la commissione Affari esteri della Camera di Tobruk l'ha definito «persona non grata» e il ministero degli Esteri del governo provvisorio (e non riconosciuto dall'Onu) l'ha accusato di interferire negli affari libici. Continuiamo con le parole di Moavero Milanesi: «Essendo purtroppo il contesto libico molto più difficile, questi malintesi provocano molto velocemente emozioni molto più forti di quelli che si manifesterebbero nel nostro contesto, ci sono stati manifestazioni di piazza, prese di posizione forti». Per questo, «l'ambasciatore ha deciso autonomamente di rientrare» in Italia, pur lasciando la rappresentanza aperta e operativa.Perrone, racconta alla Verità una fonte della diplomazia italiana, difficilmente rientrerà in Libia, dopo che, come ha spiegato Moavero Milanesi, «il rientro in patria è stata una decisione dell'ambasciatore comunicata al ministero, rimanere in patria è stata una decisione del ministero in risposta alle preoccupazioni sollevata per la sicurezza». La sua assenza ha complicato i piani italiani verso Palermo: averlo operativo avrebbe potuto evitare che Parigi avanzasse e che Haftar usasse quei due giorni per fare il bello e il cattivo tempo. Pier Ferdinando Casini ha presentato in Senato un'interrogazione al premier Giuseppe Conte e al ministro Moavero Milanesi per sapere se Perrone ha partecipato alla conferenza di Palermo e quali sono i motivi della sua permanenza a Roma, che risulterebbe in contraddizione con i buoni risultati di cui il governo si è vantato dopo la due giorni in Sicilia.È quasi impossibile, spiega la fonte, che Perrone torni in Libia, soprattutto dopo che il dossier è passato nelle mani di Moavero Milanesi, che ha evitato le intromissioni del ministro dell'Interno Matteo Salvini, il quale aveva nell'ambasciatore il tramite con Tripoli. Il sospetto nel governo, racconta una fonte della Lega, è che il ministro degli Esteri, con un passato nell'Ue e negli esecutivi guidati da Mario Monti ed Enrico Letta, stia giocando un'altra partita con la sponda francese: quella per la Commissione europea che nascerà nel novembre 2019, quando il governo Conte potrebbe essere soltanto un ricordo.Gabriele Carrer<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lambasciata-in-libia-ancora-senza-guida-fa-contenta-la-francia-e-pure-moavero-2621569568.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="macron-costretto-a-piegarsi-ai-gilet-frenata-sulla-riforma-dei-trasporti" data-post-id="2621569568" data-published-at="1757685658" data-use-pagination="False"> Macron costretto a piegarsi ai gilet. Frenata sulla riforma dei trasporti En marche? No: en retromarche! Di fronte alla clamorosa protesta dei gilet gialli, che hanno messo a ferro e fuoco Parigi per protestare contro l'aumento dei carburanti e altri provvedimenti del governo in materia di mobilità, il presidente francese Emmanuel Macron fa il duro, ma il governo si pone il problema di andare incontro alle richieste dei manifestanti. Il ministro dei Trasporti francese, Élisabeth Borne, è pronta a ritirare la disposizione che reinserisce l'obbligo di una tassa per i mezzi pesanti che attraversano la Francia, e ha già soppresso la norma che facilitava e regolamentava l'introduzione di pedaggi per entrare nelle aree metropolitane. La Borne ha anche promesso maggiori investimenti sui «trasporti quotidiani» e ha fatto riferimento a un piano da 2,6 miliardi di euro per l'ulteriore sviluppo della rete ferroviaria, a cui si aggiungerebbero 3,6 miliardi l'anno per la manutenzione. Intanto il Senato francese ha approvato il congelamento dell'aumento della tassa sui carburanti, nell'ambito dell'esame della legge di bilancio 2019. In particolare, i senatori hanno approvato un emendamento della commissione Finanze, che stabilizza le tariffe a partire dal 1° gennaio 2019. Le misure dovrebbero essere annunciate già oggi, mentre non si placa la polemica politica sulla reazione della polizia transalpina alle proteste di piazza dei gilet gialli. «Le forze dell'ordine hanno ricevuto la direttiva di essere violente», ha affermato Marine Le Pen, leader di Rassemblement national (ex Front national) che ha chiesto le dimissioni del ministro dell'Interno, Christophe Castaner. Per la Le Pen, dietro la repressione del movimento dei gilet gialli «c'è stata la volontà del governo di ottenere immagini spettacolari». Mentre il consenso di Macron scivola a percentuali tragiche, intorno al 25%, il movimento dei gilet gialli promette di tornare in piazza sabato prossimo. Ieri, sono stati nominati otto portavoce (Eric Drouet, Maxime Nicolle, Mathieu Blavier, Jason Herbert, Thomas Miralles, Marine Charrette-Labadie, Julien Terrier, Priscilla Ludosky) ai quali è stato affidato il compito di tentare di instaurare una forma di dialogo con le istituzioni. In una nota, il movimento spontaneo di cittadini nato attraverso i social network ha precisato che questa delegazione ha il compito di incontrare il presidente Macron e il premier Édouard Philippe. La loro funzione, tiene a sottolineare il movimento, «non è dare ordini all'insieme dei gilet gialli: gli otto portavoce non sono leader, né persone che assumono decisioni, ma messaggeri». Ieri, il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux, ha affermato che il presidente Macron è disposto a «cambiare metodo», ma non modificherà la sua linea politica per venire incontro alle richieste dei gilet gialli. «Il governo rispetta la rabbia espressa dai manifestanti», ha aggiunto Griveaux, che ha sottolineato come «alcune parti della Francia non hanno trovato il loro posto nell'Unione europea e nell'ambito dei processi di globalizzazione. Questa parte della Francia si aspetta risposte alla sua rabbia», ha proseguito Griveaux, «il che significa un nuovo metodo, e questo è parte di ciò che verrà discusso domani (oggi, ndr), ma non un cambio di direzione». Strada stretta e tortuosa, quella che deve essere percorsa da Macron, costretto a prendere atto delle dimensioni delle manifestazioni di protesta, ma anche obbligato a dare l'immagine di un presidente forte e determinato. Carlo Tarallo
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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