2018-12-12
La sinistra nasconde l’eurofallimento e si inventa l’agente esterno Bannon
Pd e compagni europei vedono il complotto: i gilet gialli sarebbero pupazzi della Casa Bianca e non cittadini arrabbiati con Emmanuel Macron. Pur di mantenere lo status quo, l'intellighenzia è disposta a sacrificare pure Parigi.È stato Steve Bannon. Sarebbe l'ex consigliere di Donald Trump a manovrare e finanziare i gilet gialli che hanno costretto Emmanuel Macron a cambiare la legge Finanziaria e trasformarla da una scialba manovra senza troppa spesa né particolari incentivi a un testo carico di deficit e di promesse per abbattere il cuneo fiscale e ridurre i prelievi sulle pensioni. Fino a pochi anni fa la sinistra cercava il papa straniero per rilanciarsi. Ora si limita a trovare l'agente provocatore esterno per giustificare il fallimento delle politiche economiche del socialismo 4.0, quello che guida Bruxelles e ha illuminato negli ultimi tre governi tutto il Pd. Lo zampino di Bannon è ovviamente la fetta di salame che molti esponenti politici della sinistra amano in questi giorni sfregarsi vicendevolmente sugli occhi con la speranza che il desiderio (le proteste sono finte) diventi realtà. Basta leggere gli articoli di Repubblica per capire che l'evento esterno serve a giustificare tutta l'impalcatura dem. Le prima palafitte sono state piantate dopo la sconfitta travolgente di Hillary Clinton, poi sono state stratificate pezzo a pezzo fino alle elezioni in Italia. Colpa di Vladimir Putin. Colpa di Trump. E ora colpa dei sovranisti se i gilet gialli piegano Macron. L'auto convincimento si alimenta con i continui appelli contro le fake news. Ieri il Time ha dedicato una copertina al giornalista saudita Jamal Khashoggi, un morto simbolo di tutti i giornalisti custodi della verità. Che cosa sia successo al reporter, ancora oggi nessuno lo sa: né che interessi il medesimo rappresentasse. Eppure è assurto a simbolo del mainstream, che a sua volta alimenta le teorie su Bannon e su Putin. Seguendo le stesse teorie, molti osservatori fanno notare che sempre per colpa dei manifestanti la Francia farà più deficit: e chi pagherà per questi miliardi a debito? Ammettere che il mondo è cambiato e gli equilibri politici di una nazione si modificano, per i «competenti» e la sinistra è un passo insostenibile. Sostenere che sia tutta colpa di Bannon però fa sparire il problema che riporta tutto al nodo originario: la politica economica della Ue è inadeguata alla situazione attuale e al rilancio del Pil del Vecchio continente. La politica commerciale della Ue non è più all'altezza dei cambiamenti imposti dagli Usa e dalla Cina. Di fronte a tali ondate geopolitiche, leader liberal come il belga Guy Verhofstadt lanciano l'appello contro i sovranisti e contro i gilet gialli che - a loro dire - avrebbero un solo obiettivo: spaccare l'Europa. Da questa miopia possono nascere soltanto due scenari. Primo: la Francia sorpassa a destra l'Italia e chiede la revisione dei parametri di deficit e l'abolizione del fiscal compact una volta per tutte. A quel punto, il vocabolario politico cambierebbe e si aprirebbe un nuovo dialogo con gli Stati Uniti: dire «sovranista» per i macroniani non sarà più un insulto. Da un giorno con l'altro si scopriranno a sostenere le medesime leggi che oggi dirigono la Casa Bianca. Se così non avvenisse - secondo scenario - la Francia si troverà impantanata in uno stagno che renderà Macron l'inutile idiota delle teorie comunitarie, dell'industria comune in termini di Difesa e dell'unificazione delle politiche fiscali. In pratica, l'asse franco tedesco diventerà una locomotiva diretta su un binario morto. Pil in calo e bilancia commerciale completamente distorta rischiano di far scendere Parigi di diversi gradini. Per noi sarebbe un'opportunità. Non sappiamo se il ragionamento di Matteo Salvini sull'«asse Roma Berlino» parta da tali premesse. Ma varrebbe la pena farlo diventare un progetto concreto. La fine dell'era di Angela Merkel apre a una terra incognita. Una tabula rasa che meriterebbe di essere incisa, con il sostegno della Casa Bianca. «L'asse Roma-Berlino è fondamentale per rilanciare l'Europa e farò di tutto per rilanciarlo visti anche i problemi che ci sono in Francia», ha dichiarato il vicepremier rispondendo nella sede della Stampa Estera alle domande dei giornalisti internazionali. «Ho incontrato l'ambasciatore tedesco in Italia la settimana scorsa al Viminale», ha aggiunto, «secondo me il Rinascimento dell'Europa può ripartire innanzitutto dal dialogo tra Berlino e Roma, visti i problemi che ci sono a Parigi: io non penso a riedizioni di un passato triste e fallimentare per entrambi, ma farò di tutto per rinnovare l'asse Roma-Berlino che potrà dare slancio a un'Europa che, secondo me, è ferma. L'Europa è a rischio perché è governata male dalle stesse persone da decenni. Io sono convinto che quello tra Italia e Germania sia un asse fondamentale da ricostruire per ridare vita al sogno europeo». Gli osservatori italiani si sono concentrati sul concetto di asse Roma-Berlino, sventolando lo spauracchio del fascismo e delle scelte mussoliniane. Ci sembra un po' riduttivo. Ieri Salvini era in Israele e la sua visita rispecchia gli sviluppi della politica internazionale in tutta l'area. Dall'Egitto alla Libia passando per il Qatar. Nulla di quanto accaduto dopo marzo è fuori dall'ombrello di Trump. Ipotizzare una delega per ricreare un rapporto con Berlino per il dopo Merkel non è fantasia. Potrebbe essere realtà. Vale la pena provare? Sì. Tanto più che all'Eliseo si aggira un fantasma che morde i polpacci di Macron. Il 20 ottobre del 2011 moriva Mohammar Gheddafi. Sette anni dopo, Parigi si è svegliata con proteste di fuoco. Ma stavolta non sono le banlieue a rivoltarsi, ma i cittadini che pagano le tasse e non vivono di sussidi. L'assurdità è che l'altro giorno all'Eliseo si è presentato Nicolas Sarkozy. Sarebbe il nuovo consigliere di Macron. Peccato che l'ex presidente abbia portato con sé il fantasma di Gheddafi che consuma la vendetta contro i francesi. Quando il figlio Saif tornerà a comandare con l'aiuto di Khalifa Haftar, il cerchio si sarà chiuso.
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